Il termine stratificazione sociale è usato per indicare: “il sistema delle disuguaglianze strutturali di una società, nei suoi due principali aspetti: quello distributivo, riguardante l’ammontare delle ricompense materiali e simboliche ottenute dagli individui e dai gruppi di una società e quello relazionale, che invece ha a che fare con i rapporti di potere esistenti tra essi” (Bagnasco, 2013). Secondo questa definizione quindi, in qualsiasi tipo di società, anche in quelle più semplici, esistono disuguaglianze strutturali anche se con gradazioni differenti determinate da condizioni che le favoriscono, questo concetto è correlato a quello di distanza sociale.

Gerhard Lenski
Il sociologo americano Gerhard Lenski

Il sociologo americano Gerhard Lenski (1966) ha cercato di determinare questi fattori confrontando società di tipo diverso lungo un lasso di tempo che parte dall’inizio della storia dell’umanità stessa. La sua ricerca ha evidenziato che la distribuzione della ricchezza era bassa nella società di caccia e raccolta, poi è andata aumentando nelle società orticole raggiungendo il massimo nelle società agricole per poi diminuire nella società industriale, dato che in questa fase si verifica una rivoluzione politica che “spalma” su una più ampia fascia di popolazione la concentrazione del potere politico. Quindi, secondo Lenski le società industriali hanno un grado di disuguaglianza maggiore di quelle basate sulla caccia e sulla raccolta, ma minore rispetto a quelle orticole e agricole che l’hanno preceduta.

I due maggiori paradigmi di ricerca sulla stratificazione sociale

Le teorie sociologiche hanno da sempre dato importanza al concetto di stratificazione sociale. Esse si dividono essenzialmente in due filoni: la teoria funzionalista della stratificazione sociale e le teorie del conflitto.


La teoria funzionalista

I sostenitori della teoria funzionalista hanno cercato di spiegare le caratteristiche universali della stratificazione sociale. Per  K.Davis e W.E.Moore (1945) l’esistenza delle disuguaglianze sociali è necessaria  al buon funzionamento della società, evidenziandone la sua funzione basilare per la perpetuazione del sistema sociale. Secondo i funzionalisti non tutte le mansioni svolte dagli individui hanno la stessa importanza, alcune di esse necessitano di capacità particolari di cui non tutti gli individui sono dotati; per trasformare queste capacità in competenze questi individui hanno bisogno di un periodo di addestramento che comporta grandi sacrifici e per indurre le persone che ricoprono queste posizioni funzionalmente importanti a sopportare questi, è necessario che siano differenziati e ricompensati con un livello di reddito e di prestigio maggiore degli altri individui.

La teoria del conflitto

I teorici del conflitto credono che le disuguaglianze esistono in una situazione di conflitto continuo perché i gruppi sociali che sono predominanti le usano per giustificare lo status quo, quindi la stratificazione sociale non svolge una funzione indispensabile ma è uno strumento di perpetuazione del potere di un gruppo di individui rispetto ad un gruppo subalterno. I due principali teorici del conflitto sono Karl Marx e Max Weber che conservano visioni diverse mantenendo comunque tratti in comune sulla teoria della stratificazione sociale.

Il concetto di classe sociale per Marx

Karl Marx: quando la critica diventa un lavoro
Karl Marx fonda il concetto di classe sociale

Il concetto caratterizzante la teoria di Marx è il termine “classe sociale” che ufficialmente emerge per la prima volta nel 1848 nel testo  Manifesto del Partito Comunista di Karl Marx e Friederich Engels. Anche se non in maniera esplicita è chiaro che il concetto di classe sociale è strettamente collegato alla sfera economica, più precisamente ai rapporti di produzione e nelle relazioni di proprietà. Chi detiene i mezzi di produzione è un numero ristretto di individui rispetto alla maggioranza della popolazione che non possiede nulla. Questa contrapposizione tra classi è avvenuta storicamente in tutte le epoche caratterizzandosi però per gradi e livelli di contrapposizione.

Secondo la teoria di Marx,  le classi sono costituite da un insieme di persone caratterizzate dal medesimo livello di istruzione, abitudini sociali, valori, credenze, consumi, lo stesso modo di percepire la realtà. Date tutte queste caratteristiche in comune gli individui potrebbero  sviluppare molto probabilmente la coscienza di avere degli interessi comuni e di appartenere alla stessa classe, in questo modo la classe sociale diventa un attore storico capace di cambiare la  posizione  subordinata o mantenere il controllo del potere come nel caso della borghesia.

La stratificazione multidimensionale di Weber

Max Weber
Max Weber

La teoria di Weber riguardo la stratificazione sociale è multidimensionale, dato che individua l’esistenza di tre diverse sfere: la sfera economica, inerente gli individui uniti sulla base di interessi materiali, che determina le classi sociali; la sfera della cultura, che riguarda gli individui aggregati in base agli ideali, che originano i ceti; la sfera politica che rappresenta i gruppi di individui formati per esercitare potere e controllo. Il concetto di classe anche se simile a quello espresso da Marx si differenzia per quanto riguarda i criteri di appartenenza, appunto non basata sulla proprietà o meno dei mezzi di produzione ma sulla collocazione in uno dei tre tipi di mercato: del lavoro, del credito e delle merci. I ceti sono invece composti da persone con uno stesso stile di vita e stesse preferenze di consumo: “Definiamo situazione di ceto ogni componente tipica del destino di un gruppo di uomini, la quale sia condizionata da una specifica valutazione sociale, positiva o negativa, dell’“onore”  che è legato a qualche qualità comune di una pluralità di uomini” (Weber, 1922).

Il rapporto tra classe e ceto

La distribuzione dell’onore e della ricchezza sono certamente in relazione ma non per forza vi è una completa sovrapposizione tra i due strati, il rapporto tra le classi e i ceti non è semplice. I ceti si possono staccare dalle classi sociali di origine per migliorare le proprie condizioni, possono continuare ad esistere ed a esercitare la condizione di prestigio perpetuando le azioni e le abitudini caratterizzanti una determinata cerchia, acquisendo in questo senso una sorta di trasversalità rispetto alla classe. 

Rino Carfora

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