Secondo appuntamento con il filone fantascientifico che mette in relazione cinema e sociologia. Dopo aver parlato de “Il mondo dei replicanti“, mettendolo in relazione con i concetti di campo e habitus di Pierre Bourdieu, adesso è il momento di un altro classico della fantascienza: Blade Runner.

Fuggitivi sintetici

Ci troviamo in un’attuale Los Angeles del 2019 ma con un clima totalmente diverso dal solito caldo californiano: cupo, buio e piovoso. In questa metropoli tutt’altro che idilliaca, vengono creati androidi simili all’uomo, con la sola differenza che sono provvisti di capacità intellettuali e fisiche di gran lunga superiori. I sintetici vengono utilizzati come schiavi per operazioni pericolose in colonie spaziali e non hanno vita longeva, in quanto una volta raggiunto il quarto anno di vita vengono smantellati. Quattro androidi appartenenti alla serie Nexus 6 vengono progettati per essere quanto più somiglianti all’essere umano, si ribellano a tutto ciò operando una rivolta in stazioni extraterrestri. Per passare inosservati si recano sulla Terra per confondersi con gli esseri umani e stabilire un contatto con il loro creatore per prolungare la propria vita, poiché sono stanchi di vivere miseramente. Sul suolo terrestre i quattro fuggitivi sono dichiarati illegali per cui viene ingaggiato un ex ufficiale della polizia fuori servizio: Rick Deckard, appartenente all’unità speciale Blade Runner, il quale unico obiettivo è quello di eliminare gli androidi devianti o inefficienti.

Coscienza e identità

L’intero film si svolgerà con adrenalinici inseguimenti ricchi di colpi di scena. Qui notiamo come il rapporto uomo-macchina è negativo e prettamente improntato sulla dialettica servo/padrone (concetto che troveremo anche in “Matrix”). Gli androidi, oltre ad essere concepiti come macchine senza libero arbitrio e coscienza, sono visti anche come una possibile minaccia. La casa produttrice, infatti, ipotizzò che i Nexus 6 potessero sviluppare emozioni grazie alle esperienza. Proprie il loro essere praticamente perfetti, molto più degli essere umani, è uno dei motivi per il quale ognuno di essi ha una data di scadenza. Ma come arrivano i sintetici a sviluppare la coscienza e il desiderio di vivere più a lungo? Avviene nel momento in cui rafforzano la propria forza di volontà per ergersi contro i propri creatori, poiché divenuti consci del fatto di voler dare un senso alla loro esistenza, acquisendo non solo una propria identità, ma anche la voglia disperata di vivere.

In-group e out-group

Lo psicologo sociale George Herbert Mead spiegò come il senso che abbiamo di noi stessi passi attraverso il senso della nostra appartenenza ad un gruppo: l’identità nasce non solo dal rapporto dell’individuo con gli altri (rispondendo alle domande “chi sono io e chi sono io in rapporto agli altri”) ma anche ponendosi in relazione o contrapposizione con gli altri. Nel film è nitida le frattura tra i gruppi, divenendo un “noi” (sintetici) contro “voi” (esseri umani). Come avviene questa identificazione? Kurt Lewin definisce un gruppo come “coloro che condividono un destino comune e che sono in rapporti di interdipendenza”. È proprio questo che accomuna i quattro fuggiaschi. Henri Tajfel sostiene che per far parte di un gruppo non occorre avere un destino comune bensì il gruppo è tale se sono gli individui che si sentono parte di quel determinato gruppo e iniziano a percepire gli altri come gruppi esterni. Gli androidi si sentono appartenenti ad un gruppo e vedono negli umani degli estranei che vogliono fare loro del male.

Identità personale e sociale

L’essere umano, per natura, tende a raggruppare le persone in categorie sociali tramite il processo della categorizzazione, sulla base di specifici elementi e su fattori di vario tipo (età, genere sessuale, etnia, professione, religione, etc), tendendo a massimizzare le somiglianze tra i soggetti all’interno del proprio gruppo in positivo e al contempo estremizzare le differenze con le categorie opposte. In questo caso basta un androide per categorizzare in maniera negativa ed estremizzando le differenze. L’appartenere ad un gruppo fornisce la costruzione dell’identità sociale. Possiamo distinguere due identità: personale e sociale. L’identità personale si riferisce all’appartenenza a gruppi privati nel quale i membri sono vincolati emotivamente; ad esempio i sintetici, che oltre a sentirsi parte di un gruppo, hanno sviluppato una relazione di tipo amicale che li lega. L’identità sociale, invece, deriva dai gruppi secondari che purtroppo gli androidi non hanno potuto scoprire. L’individuo tende a confrontare spesso il proprio in-group con l’out-group di riferimento, considerando il proprio gruppo come migliore rispetto agli altri, cercando in continuazione di svalutare l’out-group e confrontandosi con esso. Avviene cosi la continua ricerca di confronto e scontro sociale per definire una soglia di superiorità rispetto all’altro. Nel film ciò avviene in una scena in cui l’androide decide di risparmiare il poliziotto che per tutto il film gli ha dato la caccia, dimostrandosi migliore di lui ed esordendo poi con il monologo che culmina nella celebre frase: “Ho visto cose che voi umani potete solo immaginare“.

Claudia Leonardi

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