La posizione delle religioni rispetto all’interruzione volontaria di gravidanza è solitamente di condanna. Una delle più significative suddivisioni fatte in relazione agli orientamenti religiosi e alla loro posizione sull’aborto è stata compiuta da Eugenio Lecaldano; egli ripartisce le religioni nella seguente modalità.

Ebrei: sono contrari all’aborto, ad eccezione nel caso di pericolo per la salute della madre. Gli aborti terapeutici devono essere valutati caso per caso.

Ortodossi: contrari all’aborto, ma praticabile solo eccezionalmente nel caso di pericolo della vita della madre. Analoga è la posizione dei cristiani delle chiese orientali antiche.

Cattolici:  considerano la vita un dono di Dio all’uomo. Ne consegue che l’aborto volontario  è volto a impedire lo sviluppo della vita, e quindi equivale ad un omicidio, con conseguente peccato mortale, in quanto con questa scelta l’uomo si contrappone arbitrariamente alla volontà di Dio. Allo stesso modo, i cosiddetti metodi di contraccezione di emergenza, che impediscono l’annidamento dello zigote nell’utero, vengono considerati aborti.

Anglicani: non hanno definito una posizione ufficiale. Una minoranza condivide la posizione cattolica, fra gli anglicani prevale l’idea che in certi casi l’aborto è moralmente giustificabile.

Protestanti: sostengono che l’anima e il corpo esistono immediatamente al concepimento; tuttavia, molte delle chiese più diffuse accentuano l’importanza delle circostanze e la responsabilità di chi deve scegliere, riconoscendo che il conflitto morale sull’aborto sia tragico. Di conseguenza alcune chiese condannano l’aborto mentre altre lo accettano.

Testimoni di Geova: rimangono profondamente contrari all’aborto.

Musulmani: consentono l’uso della pillola del giorno dopo e ogni pratica abortiva antecedente all’impianto dell’ovulo fecondato nell’utero. È altresì concesso l’aborto nei casi di rischio sanitario per la madre. L’aborto è proibito anche in caso di stupro.

Induisti: la regola è “no aborto”, tuttavia si registra una certa tolleranza verso i trasgressori.

Buddhisti:  l’aborto è vietato perché considerato una violenza nei confronti di un essere vivente.  Il Dalai Lama, però, si è espresso a favore di una valutazione “caso per caso” e della scelta del “male minore”.

L’aborto nel corso dei secoli

Nei primi secoli della storia del cattolicesimo non vi fu una posizione unanime sul tema dell’aborto. Ancora al tempo di Agostino molti vescovi lo consideravano lecito fino al terzo mese, mentre Tommaso D’Aquino riteneva che un feto diviene un essere umano dopo 40 giorni se è maschio oppure 60 giorni se è femmina e che solo gli esseri umani hanno l’anima, mentre il feto non la possiede. A partire dal XVII secolo il feto fu considerato una persona da battezzare anche a costo della vita della madre (che tanto era già stata battezzata e quindi salva). Nel XIX secolo il feto venne considerato essere umano e considerato come una persona, dotato di un’anima fin dal primo istante del concepimento. Così è anche oggi.

 Umberto Catanzariti

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