Ad Accra, in Ghana è situata una delle più grandi discariche di rifiuti elettronici del mondo. La peculiarità di questa discarica è che è composta per la maggior parte da rifiuti che derivano dal nord del mondo, quello occidentale, iper-tecnologizzato ed iper-consumista. Questa discarica prende il nome di Agbogbloshie, e accumula circa 215000 tonnellate annue di vecchi dispositivi tra computer, cellulari, automobili e frigoriferi, esportati dai paesi industrializzati come America ed Europa. Sono 11 gli ettari di terreno che ricopre, estendendosi vicino allo slum chiamato Old Fadama.
Questa baraccopoli è nata e si è espansa drasticamente dopo le migrazioni del secolo scorso causate da conflitti politici endemici nel Ghana, e ha resistito a diversi tentativi di demolizione da parte delle autorità cittadine. Con il tempo lo slum è diventato il rifugio di spacciatori, prostitute, venditori di armi illegali, e di buona parte dell’economia sommersa e della criminalità del paese, per questo è noto anche come “Sodoma e Gomorra”. Ma non solo, questo insediamento con il tempo è arrivato ad ospitare più di 40.000 persone, spesso rifugiati in cerca di condizioni di vita migliori.
La nostra discarica a cielo aperto
Questa discarica esiste perché esiste uno scorretto smaltimento dei rifiuti elettronici da parte del mondo occidentale iper-consumista, come ad esempio lo smaltimento di tablet, giocattoli, fotocamere, o dispositivi elettronici vari, che scartiamo per obsolescenza programmata o perché influenzati dalle logiche di marketing che fanno in modo che i consumatori percepiscano obsoleto un dispositivo non appena uscito il modello più recente, destinandoli a diventare parte di quella massa di rifiuti pericolosi che attraverso vie illegali raggiunge i paesi più poveri, come l’Africa.
E’ stimato che la durata di conservazione di uno smartphone oggi è inferiore a due anni, ma i governi dell’Unione Europea, Stati Uniti e Giappone hanno individuato che molte centinaia di milioni ne vengono gettati via ogni anno. Negli Stati Uniti nel 2011 sono stati raccolti 12 milioni di telefoni cellulari destinati al riciclo, anche se ne sono stati acquistati 120 milioni.
Agbogbloshie: la tossicità dei rifiuti elettronici
I dispositivi elettronici contengono sostanze preziose come rame, oro, dentario, berillio, zinco, o batterie al litio, e nonostante ciò, meno del 10% dei telefoni cellulari viene riutilizzato o smontato. Una delle motivazioni è che questi mezzi tecnologici sono costituiti da componenti che stanno diventando sempre più piccole e difficili da riciclare.
Ma non solo, i dispositivi elettronici contengono anche sostanze tossiche come piombo, mercurio, cadmio, o arsenico. Lo schermo di un computer vecchio, ad esempio, può contenere fino a 3 kg di piombo.
Queste sostanze tossiche, una volta raggiunta la discarica ghanese Agbogbloshie si disperdono nel terreno diventando parte integrante dell’ecosistema del luogo, avvelenando terra, animali, acque, e di conseguenza persone. Ovviamente gli abitanti di Old Fadama non hanno gli strumenti per gestire correttamente lo smaltimento di una tale mole di rifiuti tossici, e le più alte probabilità di ammalarsi le hanno proprio coloro che in condizioni totalmente primitive lavorano in questo sito di accumulo di rifiuti.
La sinergia tra Old Fadama e la discarica Agbogbloshie
Le baraccopoli, diventate parte integrante del paesaggio urbano, in Africa continuano ad aumentare in modo disordinato a causa della migrazione delle persone da contesti rurali ad ambienti urbani, della povertà, della mancanza di proprietà garantite e del deficit nell’offerta di alloggi, e per sopravvivere le persone sono costrette ad adattare le loro doti e capacità intrinseche ai loro bisogni, ma anche all’ambiente sociale e materiale nel quale si trovano a vivere.
Per questo è nata una sinergia tra la discarica Agbogbloshie e lo slum di Old Fadama: per sopravvivere gli abitanti della zona hanno sviluppato attività di trattamento autonomo dei rifiuti elettronici della discarica, attraverso il recupero di cavi di rame e altri metalli, creando delle vere e proprie imprese domestiche. A proposito di questo, in uno studio sul riciclaggio dei rifiuti elettronici, Grant e Oteng-Ababio (2012) hanno osservato come spesso è inevitabile che l’economia informale si interfacci con diverse industrie, imprese e agenti dell’economia formale, presenti su scala locale e internazionale.
Si formano cioè forti legami tra i grossi partecipanti al mercato dei rifiuti elettronici, e le microimprese informali africane nate dallo sforzo degli abitanti delle baraccopoli di sopravvivere, legami che con il tempo diventano strutturati e indispensabili per i lavoratori della zona. Uomini, ma non solo, anche donne e bambini e legalmente o illegalmente recuperano i metalli della discarica come ad esempio piccole quantità di oro, rame, alluminio oppure anche plastica (i cosiddetti burner boys) in cambio di salari molto bassi, come ad esempio 0,35$ al giorno.
Agbogbloshie e… le uova
Lo smaltimento illegale di rifiuti, però, non è l’unico legame sinergico che si è sviluppato tra la discarica e gli abitanti dello slum. Alcuni studi hanno dimostrato che proprio alcune delle sostanze chimiche più pericolose sulla terra stanno entrando nella catena alimentare del Ghana a causa della persenza della discarica. Ad esempio, le uova di gallina della zona di Old Fadama contengono pericolosi livelli di diossine e policlorobifenili i (PCB), tra le altre sostanze nocive.
I gruppi di ricerca di questo studio, Basel Action Network e Ipen, hanno analizzato uova deposte dai polli che ruspano tra le vie di Old Fadama, rivelando che se un adulto mangiasse anche solo una delle uova dei polli che vivono nei pressi della discarica, supererebbe i limiti dell’autorità europea per la sicurezza alimentare sulle diossine clorurate di ben 220 volte.
Ma come fanno i nostri rifiuti a raggiungere l’Africa illegalmente, nonostante i controlli?
Già nel 2013 ben quaranta aziende sono state indagate a causa dello smaltimento illegale di rifiuti elettronici: quasi un container su tre in uscita dall’UE controllato dagli agenti dell’Interpol conteneva rifiuti elettronici illegali.
Il motivo per cui spesso l’economia sommersa che ruota intorno allo smaltimento di rifiuti è proficua è legato al fatto che in Europa è legale esportare beni di scarto verso paesi più poveri, ma solo se possono essere riutilizzabili. In questo modo molti rifiuti vengono inviati in Asia e in Africa catalogati come “beni usati”, anche se ormai non funzionano più, e sono quindi da smaltire. Il motivo principale per cui vengono affidati al mercato nero mascherati da beni usati è per evitare i costi eccessivi che sarebbero associati al riciclaggio legittimo.
Agbogbloshie: riflettere sull’iper-consumismo moderno
L’agenzia Europea per l’ambiente afferma inoltre che i paesi del nord del mondo non comprendono (o non vogliono comprendere) a pieno la portata del problema, perché non si riesce a tenere traccia di tutti i rifiuti elettronici consumati dall’occidente. Si stima che vengano spediti fuori dall’Unione Europea ogni anno tra le 250.000 e 1,3 milioni di tonnellate di prodotti elettronici usati, destinati a raggiungere l’Africa e l’Asia, per essere essere smaltiti in condizioni pericolose e illegali.
Uno studio pubblicato dalle Nazioni Unite, inoltre, stima che ogni anno vengono buttati 50 milioni di rifiuti elettronici, di cui solo il 20% viene riciclato adeguatamente, cifra che è destinata a raddoppiare nel 2050.
Agbogbloshie : l’assoggettamento degli abitanti dello slum
Davanti ad una situazione così drammatica, sono ovviamente moltissimi gli attivisti di tutto il mondo che chiedono una più rigida applicazione delle leggi (che già esistono) sullo smaltimento dei rifiuti elettronici tossici. In Ghana, la contaminazione delle persone da parte delle sostanze chimiche mal gestite è all’ordine del giorno, e questo ha ripercussioni non solo sul piano ambientale e sulla salute fisica degli individui, ma anche sul piano sociale. Questi processi, infatti, non fanno altro che produrre dinamiche di assoggettamento di individui poveri che raggiungono lo slum di Old Fadama con la speranza di trovare aspettative di vita migliori, ma che si trovano invece di fronte al pericolo di contrarre gravi malattie o peggio ancora di morire.
Come affermato da medici senza frontiere “Le alte temperature del luogo non permettono l’utilizzo di una mascherina per proteggersi dai fumi tossici e cancerogeni derivati dalla combustione dei rifiuti; anche una piccola ferita può infettarsi e favorire l’ingresso di batteri e virus. Mal di testa, nausea cronica, ulcere, tumori… Sono solo alcuni problemi dovuti al contatto diretto con le sostanze chimiche e tossiche nel suolo e nell’aria, quali, ad esempio, diossine bromurate e clorurate. Donne e bambini sono particolarmente vulnerabili: le future mamme sono soggette ad aborti spontanei, i piccoli a malformazioni e morte prematura.”
Cambiare i nostri paradigmi di consumo
L’iper-consumismo del mondo tecnologizzato contemporaneo è doppiamente tossico: dal punto di vista fisico, ambientale, e sanitario per i paesi più poveri del mondo, in quanto causa inquinamento, degrado, morti da avvelenamento e malattie da intossicazione da decenni ormai, ma dall’altra, dal punto di vista sociale, lo è anche per noi occidentali, perché induce una dipendenza al consumo, che ci rende sempre più propensi ad un acquisto compulsivo e ossessivo di beni materiali superflui.
Per questo motivo, la modificazione dei nostri paradigmi, non solo di smaltimento di rifiuti ma anche di abitudini consumo, è qualcosa su cui dovremmo riflettere, perché la prossima volta che decidiamo di cambiare il nostro smartphone per via del fatto che il modello più recente scatta foto migliori o ha funzionalità più avanzate, rischiamo di diventare parte di un sistema che produce denaro in occidente, ma che alimenta l’assoggettamento di persone vittime di violenza strutturale in una parte di mondo lontana dal nostro sguardo, ma che non possiamo più permetterci di ignorare.
Mayla Bottaro
Approfondimenti
- https://www.theguardian.com/global-development/2019/apr/24/rotten-chicken-eggs-e-waste-from-europe-poisons-ghana-food-chain-agbogbloshie-accra
- https://scuole.medicisenzafrontiere.it/2021/06/03/quando-il-nostro-benessere-non-equivale-alla-loro-salute-agbogbloshie-ghana-linferno-a-cielo-aperto-di-m-piccinini-v-cappelletti/
- https://www.theguardian.com/global-development/2013/dec/14/toxic-ewaste-illegal-dumping-developing-countries