Che cosa s’intende per cefalea? Non stiamo parlando del comune mal di testa che può colpire chiunque, del classico “cerchio alla testa”, bensì di una patologia invalidante che compromette vita lavorativa, sociale e familiare.

“Il mal di testa mi ricorda che ho una testa”. Roberto Gervaso

Risvolti negativi quotidiani

Le cefalee si classificano in primarie come emicrania, cefalea di tipo tensivo e a grappolo; e secondarie, derivanti da altre malattie. Nell’emicrania, il dolore è pulsante, unilaterale e compare nausea; nell’emicrania con aura sono presenti sintomi neurologici focali di varia durata come visione di punti luminosi che si allargano, linee parallele luminose a zig-zag; nella cefalea di tipo tensivo, il dolore è compressivo-costrittivo e bilaterale; nella cefalea a grappolo si alternano periodi di malessere e benessere, il dolore è trafittivo-lancinante, unilaterale e colpisce anche la parte oculare; infine la cefalea cronica è presente almeno 15 giorni al mese da almeno tre mesi e spesso viene associata ad ansia e depressione (www.malditesta-aic.it). In generale, tra i sintomi non mancano: forte dolore, sensibilità alla luce (fotofobia), sensibilità ai rumori (fonofobia), vertigini, perdita momentanea del campo visuale, intorpidimenti; perciò risulta inevitabile avere risvolti negativi nella quotidianità. Così come lo stress aggrava i sintomi elencati.

Una patologia sociale

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le cefalee si classificano al decimo posto come malattie invalidanti e secondo i dati del Global Burden of Diseases Survey 2013 riportati sulla rivista The Lancet, esse risultano la terza causa di disabilità nel mondo. Colpiscono 26 milioni di italiani di cui 6 milioni affetti dalle forme più invalidanti; in Europa, il 53% degli adulti soffre di cefalea ed il 15% di emicrania (fonte: OMS).  Recentemente, in Italia, è stato presentato un disegno di legge per riconoscere le cefalee come malattia sociale, prevedendone l’inserimento nei Livelli Essenziali di Assistenza (vale a dire, trattamenti gratuiti) per coloro che ne soffrono in modo invalidante da almeno 12 mesi da certificare tramite diagnosi medica. Una malattia per essere definita sociale deve presentare alcuni requisiti: larga diffusione nella popolazione (alta incidenza, ovvero avere una certa rilevanza statistica), continuità di alta frequenza (stabilità nel tempo), gravi ripercussioni socio-economiche (sia sulla capacità produttiva lavorativa del soggetto, sia sulla collettività che deve predisporre mezzi di cura ed assistenza) (Marsella, 1998). Per leggere l’elenco delle malattie sociali, si può consultare la Gazzetta Ufficiale del 18-3-2017, n. 65, Supplemento ordinario n. 15.

La testa che scoppia

Spesso ci si limita all’automedicazione ed alla rassegnazione del peggioramento delle proprie condizioni di salute; infatti diversi studi internazionali hanno evidenziato l’abuso di farmaci da banco che influiscono sulla cronicizzazione del problema; ma è necessario sapere che quasi ogni regione ha centri specializzati nella cura delle cefalee e che lo specialista ad occuparsene è il neurologo. Nel 1985, a Firenze, è nata l’Associazione Italiana per la Lotta contro le Cefalee (AIC Onlus) che rappresenta i pazienti affetti da tale patologia e si batte per migliorare diagnosi e trattamenti, promuovere conoscenza sul tema e sensibilizzazione istituzionale. Altre realtà importanti in quest’ambito sono Alleanza Cefalalgici e Fondazione CIRNA Onlus (www.cefalea.it con la presenza di un forum dove gli utenti possono confrontarsi, informarsi e porre quesiti agli specialisti), Lega Italiana Cefalalgici, Società Italiana per lo Studio delle Cefalee, Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee, Società Italiana di Neurologia. Esiste anche la Giornata Nazionale del Mal di testa a testimoniarne la rilevanza sociale che via via si sta affermando. Si spera in maniera sempre più concreta in modo da poter sostenere a tutti i livelli coloro che hanno dovuto imparare a convivere con la testa che “scoppia”.

Arianna Caccia

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