Lutto nel mondo della sociologia italiana. È morto a 75 anni il sociologo Alessandro Dal Lago.

Nato a Roma nel settembre 1947, si laureò con lode nel 1970 all’università degli studi di Pavia. Dopo un primo periodo come borsista nella sua alma mater, si trasferì all’università Statale di Milano dove, dal 1982 al 1992, è stato impegnato come ricercatore. Dal 1994 è stato docente a Genova di Sociologia dei processi culturali presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Genova, poi preside dal 1996 al 2002.

Era uno studioso di teoria e filosofia delle scienze sociali. Ha prodotto una profonda riflessione della figura del migrante quale prototipo dell’esclusione sociale. Collaboratore storico del Manifesto, Dal Lago era una delle voci più autorevoli per quanto riguarda conflitti armati, ultras, migrazioni, meccanismi d’integrazione intraculturali e multiculturali e criminalità. Ha curato e/o introdotto opere di Georg Simmel, Hannah Arendt, Hans Jonas, Zygmunt Bauman, Paul Veyne, Michel Foucault.

Fra le sue opere più note “Pacifismo pratico. Sun Tzu e il terrorismo”, “Clic Grillo, Casaleggio e la democrazia elettronica”, “I nostri riti quotidiani. Prospettive nell’analisi della cultura”, “Polizia globale. Guerra e conflitti dopo l’11 dicembre”, “Eroi di carta. Il caso Gomorra ed altre epopee”.

Dal Lago è noto negli ambienti accademici anche all’estero. Ha insegnato per alcuni semestri in alcune università americane, nel 1991 all’Università della Pennsylvania e nel 2007 all’Università della California, oltre a partecipare a seminari e conferenze negli istituti di cultura italiana all’estero. Nella sua lunga carriera di studioso ha collaborato con riviste come “Alfabeta” e “aut aut”, dirigendo anche la “Rassegna italiana di sociologia” (1997-2000) e facendo da condirettore di “Etnografia e ricerca qualitativa”.

Il libro Non-persone

Mentre le cronache registrano di continuo la morte in mare di “clandestini”, gran parte dei mezzi di comunicazione di massa alimenta senza sosta il panico sull”‘invasione” del nostro paese da parte di immigrati. Non si tratta in realtà di una lettura specifica dei soli media, ma di un più complessivo atteggiamento di chiusura della società italiana verso gli stranieri, in un Paese dove anche la sfera della politica non si dimostra consapevole del problema del riconoscimento dei diritti di cittadinanza ai nuovi migranti. Nel descrivere gli umori più profondi della società italiana Dal Lago si schiera in modo deciso, in un libro polemico e documentato, perché in gioco sono i contenuti più profondi su cui si regge la democrazia.

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