In questi giorni si sta tenendo a Parigi il vertice Onu sul clima Cop 21: 150 capi di stato si sono riuniti per discutere sull’emergenza climatica e ambientale. L’impatto dell’essere umano sulla natura è aumentato in maniera esponenziale nel corso degli ultimi secoli; soprattutto negli ultimi anni i problemi ambientali si sono estesi su scala globale ponendo interrogativi sempre più preoccupanti per gli studiosi della materia. Perché dovremmo salvaguardare la natura? Il senso comune ha trovato risposta in un nuovo approccio antropocentrico. “La Terra è la nostra casa, averne cura significa vivere in un ambiente salubre, con maggiori comodità e maggiori possibilità, significa guardare positivamente al futuro dove anche i nostri figli potranno prosperare in serenità, godendo delle bellezze del creato così come ne godiamo noi”. Se da un lato quest’ultimo approccio può essere visto come un miglioramento, dall’altro molti studiosi ne evidenziano i limiti, dato che il bisogno di proteggere l’ambiente non può essere dettato da una mera necessità utilitaristica. Si sono sviluppati molteplici approcci sugli studi del rapporto dell’uomo con la natura. Una suddivisione di primo livello distingue le tesi antropocentriche da quelle ecocentriche.
Antropocentrismo: quando l’uomo è l’unità di misura

Antropocentrismo deriva da una parola greca, ánthropos, che significa uomo e, quindi, antropocentrista è colui il quale crede che l’universo sia stato creato per l’uomo e per i suoi bisogni, e per questa ragione considera l’uomo misura di tutte le cose. Possiamo distinguere un antropocentrismo forte e uno moderato. L’antropocentrismo forte accomuna tutte quelle idee che partono dalla convinzione assoluta che l’uomo possa disporre della natura quando e come vuole. Gli antropocentristi forti hanno una fiducia smisurata nel potere umano, nelle tecnologie e, spesso, anche nel potere dell’economia di mercato nello smorzare quei disequilibri che nascono dalla competizione, perno delle moderne società industriali. Di recente è nato un antropocentrismo più moderato che si basa sui concetti della conservazione e della sostenibilità e che è divenuto il concetto più diffuso nel mondo moderno. Un esempio è dato dal principio di conservazione che nacque all’inizio del XX secolo negli Stati Uniti quando Gifford Pinchot (1865-1946), consulente ambientale del presidente T. Roosevelt, volle fermare la distruzione della natura selvaggia nella zona atlantica del continente. La “sostenibilità” è di fatto una evoluzione del principio di conservazione che comprende la “protezione”. Il concetto di sostenibilità si diffuse nel 1987 quando la Commissione Mondiale sull’Ambiente e sullo Sviluppo pubblicò il rapporto “Our Common Future”. L’antropocentrismo debole trova oggi grande consenso ed è bene riconoscere che raccoglie una ampia varietà di concezioni.
L’ecocentrismo e il ritorno alla natura

Nell’ambito della filosofia ambientale l’ecologia profonda propone qualcosa di diverso tanto da potersi definire ecocentrica per metterne in risalto l’integrazione armonica nella natura. L’ecocentrismo si propone come un’etica ambientale ed è quindi un modo di essere, di sentirsi, che vede la sua realizzazione sotto forma di un “movimento” alla cui base sta la convinzione che l’uomo debba ritrovare quella sua collocazione nella natura che il riduzionismo e il meccanicismo gli ha fatto perdere. Per cercare di riportare la società umana ad un contatto più intimo con la natura, gli ecologisti profondi credono sia giusto convogliare gli sforzi soprattutto su un allargamento del dibattito e sull’educazione. Il loro ispiratore è Gandhi e i principi a cui si attengono sono elencati nelle norme della non violenza di Naess. La convinzione di base dell’ecologia profonda non si allinea con nessuna ideologia classica: critica alcuni aspetti del capitalismo e del socialismo, così come ne assolve altri. Il suo principio fondamentale è, quindi, l’autorealizzazione.
Per saperne di più: Piergiacomo Pagano, Antropocentrismo, biocentrismo, ecocentrismo: una panoramica di filosofia ambientale)
Rino Carfora