Auguste Comte era figlio dell’Illuminismo e il suo pensiero affondava negli ideali dell’età della ragione, fondati sulla razionalità e obiettività. In questo contesto, la diffusione del metodo scientifico influenzò l’approccio di Comte alla filosofia, che operò un’analisi dettagliata delle scienze naturali e della loro metodologia, suggerendo che tutti gli ambiti del sapere dovessero adottare principi scientifici e basare la teoria sull’osservazione. Il concetto centrale del “positivismo” di Comte è che, in ogni campo, la vera conoscenza può essere conseguita solo grazie a un’indagine positiva e scientifica. La scienza aveva infatti un grande potere di trasformazione: le scoperte scientifiche avevano reso possibili i progressi tecnologici che portarono alla Rivoluzione Industriale, dando vita al mondo moderno. I tempi erano pertanto maturi, sosteneva Comte, per una scienza sociale che ci avrebbe consentito di comprendere i meccanismi dell’ordine e del cambiamento sociale e ci avrebbe fornito gli strumenti per trasformare la società, proprio come le scienze avevano contribuito a modificare il nostro ambiente fisico.

La legge dei tre stadi

Francobollo raffigurante Auguste Comte
Francobollo raffigurante Auguste Comte

Comte considerava lo studio della società umana il più impegnativo e il più complesso, e la sociologia era la regina delle scienze. L’idea di Comte era che lo studio scientifico della società costituisse l’apice del progresso nella nostra ricerca della conoscenza, e prendendo le mosse dalla proposta di Henri de Saint-Simon, il sociologo francese formalizzò la legge dei tre stadi. Secondo Comte, la nostra comprensione dei fenomeni procede attraverso tre stadi: uno teologico, nel quale si identifica in uno o più divinità l’origine di ogni cosa; uno metafisico, nel quale i fenomeni vengono spiegati in termini di entità astratte; e uno stadio positivo, che promuove una conoscenza verificabile tramite metodi scientifici. L’ambiziosa teoria dell’evoluzione sociale di Comte includeva anche un’analisi del progresso sociale, una proposta che si affiancava ai resoconti puramente descrittivi degli stadi della società che, dalla caccia e la raccolta, dal nomadismo, passando per lo sviluppo agricolo, avevano portato alla società industriale e commerciale. Fino all’avvento dell’Illuminismo, suggerì Comte, la società francese era radicata nello stadio teologico e fondava l’ordine sociale su norme innanzitutto religiose. In seguito alla Rivoluzione francese del 1789 si inaugurò una nuova fase metafisica che vide il fiorire di principi e ideali secolari a garanzia dell’ordine sociale, in particolare il diritto alla libertà e all’uguaglianza. Secondo Comte, individuando le lacune della società post-rivoluzionaria, era ora possibile entrare in uno stadio positivo, nel quale l’ordine sociale poteva essere determinato scientificamente.

Una scienza della società

La classificazione delle scienze per Auguste Comte
La classificazione delle scienze per Auguste Comte

Comte propose di inserire la nuova scienza della sociologia nel quadro delle esistenti scienze dure, creando una gerarchia organizzata secondo una successione logica nella quale ogni disciplina contribuiva alle successive ma non alle precedenti. Cominciando dalla matematica, la gerarchia prevedeva quindi l’astronomia, la fisica e la chimica, fino ad arrivare alla biologia, mentre l’apice di questa sequenza di crescente “positività” era costituito dalla sociologia. Di conseguenza, era necessario possedere una profonda conoscenza delle altre scienze e dei loro metodi prima di applicarli allo studio della società. Un principio fondamentale era quello della verificabilità basata sull’osservazione: le teorie dovevano essere avvalorate dall’evidenza dei fatti. Tuttavia, Comte riconosceva la necessità di formulare ipotesi che orientassero l’indagine scientifica e determinassero l’ambito dell’osservazione. La sociologia era suddivisa in due ampi campi di studio: la statistica sociale, ovvero i fattori che determinano l’ordine sociale e che tengono insieme la società; e la dinamica sociale, ovvero il motore del cambiamento sociale. La comprensione scientifica di queste forze avrebbe fornito gli strumenti per guidare la società verso lo stadio definitivo dell’evoluzione: quello positivo. Sebbene Comte non fosse il primo a tentare un’analisi della società umana, inaugurò un approccio scientifico. Inoltre, la sua filosofia positivista forniva sia una spiegazione della società industriale laica sia dei mezzi per conseguire la riforma sociale. Secondo lui, proprio come le scienze avevano risolto le problematiche del mondo reale, la sociologia – la scienza ultima che abbracciava tutte le altre discipline – poteva essere applicata alle questioni sociali per costruire una società migliore.

Dalla teoria alla pratica

Dipinto raffigurante il sociologo francese
Dipinto raffigurante il sociologo francese

Comte sviluppò le sue teorie durante il periodo caotico che seguì la Rivoluzione francese e le formalizzò nella sua opera “Corso di filosofia positiva” in sei volumi, il primo dei quali vide le stampe nel 1830 mentre, nel mese di luglio dello stesso anno, in Francia era in corso una seconda rivoluzione. Dopo il rovesciamento e la restaurazione della monarchia, l’opinione era divisa tra i sostenitori dell’ordine e i fautori del progresso. Secondo Comte, il positivismo offriva una terza via, un percorso che sostituiva la razionalità all’ideologia e si basava sullo studio oggettivo della società. Le sue teorie riscossero tra i contemporanei francesi tante critiche quanti elogi. Molti dei suoi più grandi sostenitori erano britannici e includevano John Stuart Mill, che fornì a Comte i mezzi finanziari per portare avanti il suo progetto, e Harriet Martineau, che rivisitò e tradusse in inglese la sua opera. Purtroppo, la reputazione che Comte si era conquistato fu offuscata dai suoi scritti posteriori, che descrivevano l’applicazione del positivismo al sistema politico. La sua sfortunata vita privata (il fallimento del matrimonio, la depressione e una relazione finita tragicamente) è spesso citata come la causa della svolta nel suo pensiero: da un approccio scientifico e obiettivo all’esame della società a un’esposizione soggettiva e con accenti pressoché religiosi di una società ideale. Il passaggio dell’opera di Comte dalla teoria alle possibili applicazioni pratiche portò all’allontanamento di molti dei suoi sostenitori. Mill e altri sostenitori britannici interpretarono l’applicazione prescrittiva del positivismo come una deriva quasi dittatoriale e il sistema di governo proposto da Comte come una violazione della libertà. Oggi l’aspirazione di Comte a innalzare la sociologia a regina delle scienze potrebbe sembrare naif, ma l’obiettività che egli auspicava rimane tuttora un principio guida della disciplina.

Gianni Broggi

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