Sempre più comuni sono le notizie che riguardano atti violenti e vandalici commessi dalle baby gang un fenomeno sociale che sembrerebbe essere in forte crescita negli ultimi anni e che ha riscosso un forte interesse pubblico, mediatico e politico.

Cosa spinge gli adolescenti a entrare a fare pare di una baby gang?

Essenziale cercare di comprendere le motivazioni che spingono molti giovani ad aderire all’interno di una gang, le quali il più delle volte rispondono a un insieme di bisogni relazionali, sociali e psicologici che si manifestano normalmente nella vita degli adolescenti. Tra le motivazioni che possono indurre un ragazzo a entrare in una banda possiamo sicuramente includere il bisogno di crearsi un’identità, ovvero l’esigenza di fare parte di qualcosa di più grande che spinge l’adolescente a identificarsi all’interno dei gruppo, l’aderirvi infatti, può colmare il senso di solitudine e suscitare nel giovane il desiderio di appartenenza e attaccamento con lo stesso, rendendo possibile la condivisione di interessi comuni ed esperienze di vita.

baby gang bullismo strada

Inoltre, all’interno di una gang il ragazzo può riscoprire la protezione e la sicurezza che non trova nelle istituzioni, nella scuola o nella famiglia. Non bisogna poi escludere un altro elemento importante, ovvero l’aspetto “ludico” della banda che induce l’adolescente a provare esperienze adrenaliniche sanzionate dalla legge, sono infatti sempre più frequenti gli stupri di gruppo, le rapine con l’uso di armi taglienti o esplosive, i pestaggi di strada, gli atti vandalici in luoghi pubblici etc.

Baby gang: la strada come palcoscenico

Tutte azioni perpetrate con fierezza e con quel senso di ribellione alle regole che la società impone, nonché come forma di affermazione sociale tra coetanei per diventare esponenti sempre più rilevanti nella gang. La strada diventa il palcoscenico dei gruppi, in cui si è osservati dagli altri, in tal senso quindi sia il territorio che la reputazione devono essere difesi da tutto ciò che può rappresentare un pericolo. Le minacce principali sarebbero le istituzioni come la scuola, la polizia, i servizi sociali, con cui la maggior parte dei ragazzi hanno un rapporto molto complicato e dai quali non si sentono neanche compresi e aiutati.

Così l’odio e il disprezzo che questi provano ha notevoli ripercussioni anche sui luoghi pubblici frequentati dalla classe medio alta e aggredire questo tipo di persone è in qualche modo liberatorio, perché equivale a sfogare quella rabbia, frustrazione e senso di inferiorità che si prova nei confronti delle stesse.

Esiste una correlazione tra social network e l’espansione delle baby gang?

Lo sviluppo dei social network ha indotto numerosi adolescenti a pubblicare foto e video di azioni illegali che hanno causato un processo di condizionamento e imitazione tra molti altri giovani; ma anche i numerosi reportage giornalistici, film e serie tv, che descrivono nel dettaglio la vita di famosi gangsta americani, contribuendo a quel processo di imitazione dei personaggi diventati per i giovani beniamini da emulare. Ciò detto non deve indurre a generalizzazioni, in quanto se è vero che la visione di film o delle serie e la permanenza sui social network possono giocare un’influenza importante da non sottovalutare, è altrettanto vero che non tutti i giovani ne sono necessariamente condizionati. Semplicemente per alcuni ragazzi queste realtà possono essere fonte di attrazione e, come direbbe Bandura, causare forme di disimpegno morale, perché vedere altri mettere in atto azioni devianti potrebbe deresponsabilizzare l’agire del ragazzo.

Franco Prina e i processi di emulazione

In tal senso il sociologo Franco Prina nel suo libro Gang giovanili: perché nascono, chi ne fa parte, come intervenire, ci aiuta a distinguere due tipi diversi di emulazione: l’imitazione esteriore e la riproduzione effettiva di atteggiamenti. Nel primo caso i ragazzi cercano di affermare la propria identità imitando il look e le abitudini culturali delle bande più note d’America, come avviene con i Latin Kings. Nel secondo caso, invece, vengono completamente assimilati e interiorizzati atteggiamenti aggressivi e linguistici al punto che l’individuo si trova a emularli autonomamente nella sua vita. Vista la pericolosità sociale delle gang queste hanno da sempre suscitato grande apprensione da parte delle forze dell’ordine e dallo Stato al punto da utilizzare soprattutto misure repressive per cercare di contrastare il fenomeno.

Motivo per cui molte testate giornalistiche parlano addirittura di guerra alle bande per testimoniare il lavoro messo in atto dalle forze dell’ordine che cercano di sopprimere un problema senza comprenderne l’origine. Così anche la politica si mostra spesso incapace di comprendere ciò che spinge i ragazzi a radunarsi in gang di strada e a mettere in atto le brutalità descritte.

Come possiamo risolvere il problema baby gang se non ne conosciamo le cause?

Se non indaghiamo le complesse dinamiche sociali e di gruppo che appartengono alle bande di strada ogni intervento di repressione non sarà mai l’ultimo. Per questo motivo risultano essenziali tutti i servizi che si dedicano a redigere dei programmi di prevenzione per cercare di arginare le complesse dinamiche violente e conflittuali proprie delle bande di strada. Le principali strategie si sviluppano su due diversi modelli di azione: il primo cerca di coinvolgere del personale esperto attivo in servizi specializzati sul disagio minorile; il secondo cerca il sostegno delle comunità locali. Mobilitare del personale specializzato vuol dire attivare il lavoro di strada al fine di stimolare attività relazionali che possono attrarre i giovani a maturare interessi culturali che li facciano desistere dal commettere solo azioni violente e illecite.

Altresì, attraverso una maggiore informazione, è possibile illustrare ai giovani quali sono le loro opportunità e le alternative di vita al di fuori della realtà di strada, incentivandoli alla disaffiliazione. Coinvolgere la comunità locale può essere un altro mezzo di prevenzione molto utile perché in grado di sollecitare i cittadini a finanziare e intraprendere dei progetti volti al miglioramento delle condizioni di vita delle aree territoriali in cui crescono i giovani gangster. Queste attività vengono messe in atto solo se il fenomeno è conosciuto e se vi è un supporto delle forze dell’ordine e dei servizi sociali, per tale motivo risulta essenziale mettere in atto un lavoro di squadra volto a sensibilizzare il tema delle bande giovanili per poter entrare in relazione con esse e agire prontamente al fine di non abbandonare i giovani a loro stessi.

Ridurre il sovraffollamento delle carceri minorili

Attraverso un accurato piano preventivo sarebbe possibile evitare anche il sovraffollamento delle carceri minorili che per la maggior parte degli adolescenti finiscono per essere solo il primo di una lunga serie di percorsi di detenzione che non aiutano il ragazzo a reinserirsi nella società civile. Il tasso di recidiva delle persone che sono state sottoposte alla detenzione è nettamente più alto di quelle che ha beneficiato di misure alternative alla carcerazione, ciò perché il carcere fa vivere a un soggetto un periodo di esclusione e stigmatizzazione sociale che molto spesso tende a rafforzare l’identità criminale invece che ridimensionarla.

Sara La Fragola

Bibliografia

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