“C’è ancora domani”. Cosa si può aggiungere di nuovo sul film che ha dominato la classifica del box office nel fine settimana del 26-29 ottobre. Realizzando un guadagno di 1,6 milioni di euro e stabilendo il record per il debutto più redditizio di un film italiano nel 2023? Con 4.881.574 biglietti venduti e un incasso totale di 33.285.214 euro al 1° gennaio 2024, “C’è ancora domani” si è affermato come il film più popolare e di maggior successo economico dell’anno 2023 e della stagione cinematografica 2023-2024. È anche il nono film con l’incasso più alto in Italia, e il quinto tra i film di produzione locale.

Una pellicola in bianco e nero, ambientata nei sobborghi di Roma nel periodo post-bellico che racconta la storia di una donna che combatte per la sua autodeterminazione.

Sono andata a vederlo al cinema con mia nonna che ha 78 anni. Ogni tanto con la coda dell’occhio le lanciavo uno sguardo per controllare che se si fosse addormentata. Al contrario il suo sguardo è rimasto vigile per tutto il tempo, concentrato. Perché quella storia di sensibilità, coraggio, intelligenza era in qualche modo anche sua che certo ha accanto un uomo che la ama da 55 anni. Una storia d’amore di quelle che non se ne sentono più. Appunto.

Indice

La trama e un primo commento cinefilo

Una delle prime scene in cui compare la protagonista, Delia, comincia di mattina in questa camera da letto matrimoniale dismessa, povera, arida. Come il terreno non pavimentato di questa casa nel seminterrato di un quartiere povero ma brulicante di vita e di personaggi in cerca d’autore.

Delia dà il buongiorno a Ivano – suo marito – e lui in tutta risposta le dà uno schiaffo: sonoro, violento, ingiusto. Ho riso. Ho riso per l’interpretazione di Paola Cortellesi; perché nella sua espressione incredula e al tempo stesso disillusa si nasconde la chiave di lettura del suo personaggio. Perché ho riso, però al tempo stesso ho avvertito una stretta al cuore, di dispiacere, di dolore, un senso di ingiustizia.

sociologicamente c'è ancora domani film foto di CLAUDIO IANNONE

Ed è in proprio in questa apparente contrapposizione che può leggere il ruolo chiave interpretato dalla Cortellesi. Perché Delia è una madre, una madre che ci vuole proteggere (non a caso questa sarà l’unica scena di violenza che vedremo) ma è ancor prima e innanzitutto una donna. Una donna interessata, gentile, determinata, intelligente, coraggiosa. Che dentro e fuori porta il peso di una condizione che le sta stretta ma che si fa martire.

E se a chi avrà visto il film questa parola sembrerà azzardata, riporto qui la definizione: “chi si sacrifica volontariamente, con piena coscienza delle pene o dei pericoli cui va incontro, per un motivo religioso, un alto ideale, una generosa causa”.

La generosa causa siamo noi che oggi scriviamo, sono le donne che ancora subiscono abusi, soprusi che muoiono uccise nell’indifferenza, nel silenzio.

L’eredità di “C’è ancora domani”

Anche Delia agisce nel silenzio ma non si limita a combattere per un ideale perché fa di tutto con tutte le sue forse per renderlo attuale, possibile. E in più ci fa ridere. Ci fanno ridere i suoi occhi ingenui, ci fanno ridere i suoi tempi comici, ci fa ridere la sua genuinità. I suoi vestiti dismessi di cui non si vergogna perché ogni giorno si veste per acquistare un valore che non ha prezzo: la sua dignità.

L’aspetto, dunque, sul quale dobbiamo soffermarci è questa storia semplice, che sembra apparentemente lontana. Se non fosse che “C’è ancora domani”, quasi 80 anni dopo l’introduzione del suffragio universale, è diventato il tratto distintivo di questa vacua modernità in cui si corre, si va sempre di fretta. Ma quanto si tratta di fare cose importanti, di agire, schierarsi e prendere posizione, c’è sempre tempo. Bisogna agire, ma lo facciamo dopo, più tardi, chissà.

Allora sì, c’è ancora domani, ma il rischio è che un domani ci sveglieremo e diremo: adesso non c’è più tempo. Quello che possiamo fare, dunque, noi oggi è apprendere la lezione più importante di questo film. Il quale ci dice che l’arma più potente che abbiamo a disposizione per scrivere il nostro domani è una e una soltanto: la cultura, la partecipazione, l’impegno.

Vorrei poter scrivere oggi che la storia di Delia è una storia di altri tempi, tempi che non esistono più . Ma non c’è momento che passi senza pensare che quel pavimento arido, fatto di ciottoli diventa la metafora di un’epoca. Quella di oggi, nella quale l’indifferenza, la noncuranza, l’atteggiamento rinunciatario diventeranno sinonimi di colpevolezza.

Saremo incriminati dai posteri perché abbiamo soppresso il futuro pronunciando una formula magica della quale abbiamo dimenticato l’origine: c’è ancora domani.

C’è ancora domani: una cornice interpretativa

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale nel 1945, l’Italia, e in particolare Roma, si trovava in una fase di ricostruzione e transizione. Il 1946 è stato anche l’anno in cui gli italiani hanno votato per abolire la monarchia e istituire una repubblica, un evento che ha segnato profondamente la società e la politica italiane.

Nei sobborghi di Roma, come in molte altre città europee dell’epoca, le condizioni erano difficili. La guerra aveva lasciato dietro di sé distruzione e povertà. Molte infrastrutture erano state danneggiate o distrutte, inclusi edifici, strade e ponti. Ciò ha reso la vita quotidiana estremamente ardua per gli abitanti dei sobborghi, che spesso vivevano in condizioni di estrema precarietà.

Nonostante queste sfide, c’era anche un senso di speranza e di rinnovamento che ben traspare nella pellicola.

Nel contesto della sociologia e della storia delle teorie sociologiche, il dibattito sul suffragio femminile e sul ruolo delle donne nella società ha visto coinvolti diversi sociologi e intellettuali, sia in Italia che a livello internazionale. Sebbene nel periodo immediatamente successivo alla Seconda Guerra Mondiale non ci fossero molti sociologi che si concentrassero esclusivamente sul suffragio femminile, molte delle idee emergenti in sociologia in quel periodo hanno influenzato la discussione su questo argomento.

Impatto e Considerazioni

La discussione sul suffragio femminile e sul ruolo delle donne nella società si inserisce in un contesto più ampio di dibattiti sociologici sul potere, la stratificazione sociale e l’uguaglianza. Le teorie dei sociologi sono molteplici e tutte e variegate e tutte con differenti apporti, hanno contribuito a sfidare e ridefinire e mettere in discussione le classificazioni di genere, influenzando la lotta per il suffragio femminile e l’emancipazione delle donne.

Vediamo insieme alcune di queste correnti di pensiero.

Sociologi e Teorici Internazionali

Simone de Beauvoir, principalmente nota come filosofa e scrittrice, ha avuto un impatto significativo sulla sociologia, specialmente attraverso il suo libro “Il Secondo Sesso” pubblicato nel 1949. In quest’opera, analizza la condizione femminile e la costruzione sociale del genere, sfidando le norme tradizionali e promuovendo l’indipendenza economica e politica delle donne.

Charlotte Perkins Gilman, sociologa e scrittrice americana, era nota per le sue idee sulle riforme economiche e sociali e la parità di genere. Anche se il suo lavoro principale precede il 1946, le sue teorie hanno continuato a influenzare il pensiero femminista e sociologico.

Harriet Martineau, riconosciuta tra le prime sociologhe donne, ha scritto ampiamente su vari argomenti sociali, comprese le questioni di genere. Il suo lavoro ha fornito basi importanti per le discussioni successive sul ruolo delle donne nella società.

Sociologi e Teorici Italiani

In Italia, il dibattito sul suffragio femminile e sui diritti delle donne è stato più influenzato dalla politica e dal movimento femminista che dalla sociologia accademica. Tuttavia, alcuni intellettuali e sociologi come Antonio Gramsci, marxista e teorico politico, hanno influenzato anche il pensiero sociologico con le loro analisi delle strutture di potere e delle classi sociali.

La sua enfasi sulla necessità di un cambiamento culturale e intellettuale, oltre che economico e politico, ha contribuito a sostenere l’idea che tutti i membri della società dovrebbero avere una voce nella governance. Le sue concettualizzazioni sull’egemonia e sulla guerra di posizione hanno fornito strumenti teorici che sono stati successivamente utilizzati dai teorici del genere e dai movimenti femministi. Questi concetti aiutano a comprendere come le ideologie dominanti, comprese quelle relative ai ruoli di genere, vengano mantenute e sfidate all’interno delle società.

Queste analisi possono essere applicate alla comprensione del genere come costrutto sociale e della lotta per il suffragio femminile.

Franco Ferrarotti, uno dei sociologi più importanti dell’Italia del dopoguerra, ha iniziato a contribuire alla sociologia negli anni ’50. Il suo approccio ha incluso l’analisi di come i ruoli e le aspettative di genere si sono evoluti nel tempo, come influenzano la struttura sociale e come le questioni di genere interagiscono con altri fattori sociali come la classe, l’etnia e l’età.

Conclusioni su “C’è ancora domani”

La sociologia ha avuto un ruolo cruciale nella messa in discussione le norme tradizionali di genere, influenzando la lotta per il suffragio femminile e l’emancipazione delle donne.

La loro eredità continua a essere rilevante nella sociologia moderna e nel femminismo contemporaneo sul quale probabilmente ci sarebbe da aprire un’altra enorme parentesi. Ma com’è che diceva il detto? Ah, sì! C’è ancora domani!

Riferimenti

Print Friendly, PDF & Email