La sociologia urbana si colloca nel quadro della teoria sociologica generale e studia la vita sociale e l’integrazione umana nelle aree metropolitane. Nello specifico si sofferma sull’analisi del rapporto tra uomo e ambiente, o meglio tra uomo e città.
Dalla sociologia urbana Europea a quella Americana
La sociologia, nata e affermatasi in Europa, ha trovato un ambiente di sviluppo alquanto fertile negli Stati Uniti d’America a partire dai primi anni del Novecento. Inizialmente la sociologia americana è stata caratterizzata da teorie di stampo positivistico e evoluzionistico. Successivamente si è resa autonoma dalla sociologia europea nel momento in cui ha iniziato a caratterizzarsi come ricerca applicata alla soluzione dei problemi concreti che insorgono nella società industriale. Furono i sociologi americani a condurre per primi delle indagini rivolte alla comprensione e alla soluzione di problemi, come l’urbanizzazione, l’immigrazione, la povertà, la delinquenza, circoscritti ad aree territoriali limitate.
L’aspetto caratteristico della sociologia americana è sempre stato un atteggiamento meno teorico e più pragmatico, più fattivo, di quello della sociologia europea. La sociologia americana si è dimostrata, sin dall’inizio, più attenta alle esigenze della ricerca empirica elaborando e perfezionando molte metodologie che ancora oggi sono in uso (Volonté, Lunghi, Magatti, Mora, 1999).
La scuola di Chicago
In questo contesto ha assunto una posizione rilevante la cosiddetta “Scuola di Chicago”. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento negli Stati Uniti ci sono stati una serie di mutamenti sociali dovuti all’industrializzazione, all’urbanizzazione e all’immigrazione, che hanno portato molti sociologi a soffermarsi su di essi. I problemi ai quali si sono dedicati gli esponenti della scuola di Chicago sono stati, come detto in precedenza, l’immigrazione, i conflitti interetnici, la disgregazione sociale e la devianza. Essi hanno sempre privilegiato la ricerca empirica, in particolar modo utilizzando come metodo di ricerca l’osservazione partecipante, cioè la parziale immersione del ricercatore per un determinato periodo di tempo nella vita del gruppo che studia.
L’Approccio della scuola di Chicago
L’approccio degli esponenti della scuola di Chicago è stato definito come ecologico, in quanto concepisce il comportamento dei gruppi nello spazio urbano sulla base di un modello naturalistico e inoltre pone attenzione ai contesti fisici entro cui si esplica il comportamento. Secondo l’approccio ecologico la nascita, lo sviluppo e l’organizzazione sociale della città possono essere studiati secondo modelli di interazione fra gli individui e l’ambiente fisico, in cui la disposizione dei luoghi si intreccia con quella della popolazione.

La Scuola di Chicago si riferisce, quindi, a quel gruppo di ricercatori del dipartimento di sociologia dell’Università di Chicago, che nel periodo tra l’inizio del secolo e la seconda guerra mondiale ha realizzato un numero rilevante di ricerche di alto livello. Il successo conseguito dalla Scuola di Chicago è dovuto principalmente all’originalità e alla costanza con cui essa si è dedicata a tematiche che fino ad allora nessuno aveva considerato di rilevanza scientifica (ad es. la composizione della popolazione delle città e dei quartieri in termini di razza e di classe sociale; gli stili di vita delle varie classi sociali; i ghetti razziali; il vagabondaggio).
Grazie a questa svolta la sociologia ha iniziato a proporsi anche come strumento a disposizione dell’amministrazione pubblica per cercare di governare meglio evoluzioni e tensioni all’interno della società. Infatti, conoscere la struttura demografica e le condizioni di vita di un quartiere ad alto livello di delinquenza può far capire, per esempio, quali interventi preventivi possano contrastare l’ulteriore sviluppo della criminalità.
Thomas e Znaniecki: differenze con Durkheim
Una delle più importanti ricerche elaborate nel contesto della Scuola di Chicago è stata quella svolta da William Thomas e Florian Znaniecki su Il contadino polacco in Europa e in America, pubblicata tra il 1918 e il 1920. In quegli anni l’emigrazione dei polacchi verso l’America e verso alcuni stati europei aveva raggiunto livelli molto alti, ed era divenuta un notevole problema sociale. Thomas e Znaniecki studiarono questo fenomeno migratorio analizzando soprattutto le conseguenze che esso aveva sugli atteggiamenti e i comportamenti, i valori e le tradizioni di chi era coinvolto. Thomas e Znaniecki affermavano, a differenza di Durkheim, che la causa di un fenomeno sociale o individuale non è mai un altro fenomeno unicamente sociale o individuale, ma la combinazione di uno e dell’altro.

Durkheim invece affermava che la causa di un fatto sociale va cercata tra i fatti sociali antecedenti e non tra gli stati della coscienza individuale (Volonté, Lunghi, Magatti, Mora, 1999). Dunque, l’approccio di questi autori allo studio della realtà presupponeva la complementarietà fra la soggettività e la situazione oggettiva entro cui il soggetto agisce.
Il paradigma dell’azione
È possibile, inoltre, riportare un esempio che ha permesso di chiarire le affermazioni di questi autori: di due fratelli che avevano un padre tirannico, uno si è mostrato sottomesso e buono, l’altro reagiva ribellandosi e mostrando risentimento. Un unico fatto sociale (il padre tirannico) determinava due effetti diversi. Mentre Durkheim era in difficoltà a spiegare fenomeni di questo tipo, i due ricercatori riuscivano a chiarirli evidenziando la combinazione del fatto sociale (la tirannia del padre) con lo stato di coscienza individuale di ciascuno dei due figli. L’approccio proposto da Thomas e Znaniecki non ha mai trascurato i fattori esterni, ma ha avuto sempre la consapevolezza che le medesime situazioni potevano essere interpretate e vissute diversamente dagli individui a partire dalla propria “definizione della situazione”. Infatti la sociologia della Scuola di Chicago era ispirata chiaramente al paradigma dell’azione.
I fenomeni sociali potevano essere spiegati facendo riferimento in particolar modo alla situazione in cui essi hanno luogo. Ma la situazione non va intesa come un insieme di dati oggettivi e indipendenti dai soggetti che agiscono. Al contrario, la situazione viene “definita” dai soggetti. “La situazione è il risultato di un processo graduale tramite cui i soggetti coinvolti in un’interazione sociale costruiscono la propria comprensione dell’interazione stessa e del suo contesto, per così dire <<se ne fanno un’idea>> (Volonté, Lunghi, Magatti, Mora, 1999, 61).
Principali esponenti della sociologia urbana: Robert Ezra Park
Park è stato un sociologo statunitense e tra i principali esponenti della scuola di Chicago. Precisamente, con Burgess e Mckenzie, fu tra i fondatori della scuola di Chicago o scuola dell’ecologia sociale urbana. Attraverso le sue ricerche ha dimostrato che i rapporti sociali e culturali sono strettamente condizionati dall’ambiente di appartenenza. Inoltre, proprio con sociologi come Park ma anche William Isaac Thomas, hanno avuto inizio i primi tentativi di fondere teoria e ricerca. Grazie a questi autori c’è stata un’accelerazione del processo di professionalizzazione della sociologia come scienza autonoma ed empirica e la diffusione di nuovi approcci di indagine (Caccamo, 2001).
I sociologi di Chicago sostenevano che, mediante lo studio del comportamento collettivo nelle metropoli, la sociologia poteva servire a individuare come si forma e funziona la società, per poi arrivare alla formulazione di leggi scientifiche (così come avviene nelle scienze naturali) in grado di spiegare sia il divenire sociale sia l’ordine sociale. In una delle sue opere più importanti, The City, scritta con Burgess e Mckenzie, Park analizzava la vita sociale in una grande metropoli e le varie forme di interazione che si creano tra gli individui nella città. Park ha sviluppato una prospettiva d’analisi in cui l’ordine umano era paragonato all’ordine delle specie vegetali e animali e la storia dell’umanità era considerata un susseguirsi di stadi di equilibrio e squilibrio ad opera di forze impersonali, più che come esito di pianificazioni urbane (Acocella,2010).
Ecologia umana
Park parlava quindi di ecologia umana: le specie vegetali e animali entrano in contatto tra loro su un determinato territorio e competono per le risorse di cui necessitano, fino a quando si assestano in un ordine spaziale creando uno stato di equilibrio. Per invasioni di altre specie o per altri motivi questo equilibrio potrebbe rompersi e il ciclo è destinato a ricominciare. Park riteneva che la competitività tra gli uomini, per ottenere i vantaggi economici, aveva molte analogie con questa lotta delle comunità animali e vegetali. Dunque, gli abitanti più forti tendono ad occupare le posizioni più vantaggiose mentre gli altri si adattano; con il tempo l’aumento della popolazione ricrea una situazione di squilibrio e quindi nuove sistemazioni seguendo un processo simile a quello delle comunità vegetali e animali (Acocella, 2010).

A partire da questo approccio, Park ha utilizzato il concetto di “area naturale”: la città è formata da aree considerate spazi naturali. Per “naturale” Park si riferiva al fatto che la formazione, le caratteristiche e le funzioni di queste aree non sono completamente volute e pianificate; inoltre ogni area raccoglie gli individui che le sono destinati e che derivano dal flusso dinamico della popolazione in competizione. Questi individui a loro volta tendono ad attribuire all’area un carattere particolare sviluppando stili di vita, costumi, istituzioni. In questo modo l’area naturale si trasforma in un’area culturale.
Sociologia urbana: la città come fatto naturale
Dunque, Park e i suoi collaboratori possono essere considerati i fautori di un ordine sociale e morale che ha affidato alle leggi naturali e a forze impersonali il divenire sociale. Infatti è propria grazie a questa prospettiva dell’ecologia umana che Park ha sostenuto la possibilità di arrivare alla formulazione di leggi. La città era definita da Park come un “fatto naturale” che nasce e si sviluppa a seguito di evoluzioni naturali non controllate dall’uomo. Il concetto di “natura” si è sempre riferito a tutti quegli aspetti della vita determinati e prevedibili. In questo modo, Park è riuscito a sostenere che, pur avendo una propria storia e organizzazione, ogni città sviluppa tendenze e situazioni che si riscontrano in modo similare ovunque.
Valeria Marino
Riferimenti bibliografici e sitografici
- Acocella I, La scuola di Chicago: tra innovazione e tradizionalismo, Quaderni di sociologia, 2010, https://journals.openedition.org/qds/709
- Caccamo R., Scenari infranti. Conformismo, marginalità, anonimato nell’America urbana, Roma, Carocci, 2001.
- Volonté, Lunghi, Magatti, Mora, Concetti, metodi, temi di sociologia, Milano, Einaudi, 1999.