Cosa accade nella mente dello spettatore quando vede un film? Come si è formato il pubblico cinematografico? E quello italiano che caratteristiche ha avuto? Cosa differenzia un film italiano da un film americano? Tutto questo ci spiega Pierre Sorlin nel suo libro “Introduzione a una sociologia del cinema”.

Vedere o farsi vedere?

Siamo venuti a vedere il film perché se ne parla, perché bisogna averlo visto, perché vi figura il tale o il tal altro, perché si ha bisogno di verificare-contraddire-discutere i giudizi che già corrono, perché ci si troverà un soggetto di conversazione, perché se ne ha abbastanza di esser quelli che non osano dirne niente (…). Assistere – o non assistere – a uno spettacolo: la scelta, a volte, è più importante dell’oggetto che si tratta di vedere; rivela degli interessi, un’attitudine, dei rapporti con l’ambiente, che non si riassumono nell’atto, semplicissimo, di prendere un biglietto e sedersi; eppure è proprio da quest’oggetto che si tendono altre reti, che si costituiscono nuove relazioni.” (Sorlin, 1974)

Differenziazione sociale

Il cinema agli inizi del ‘900 è visto come una specie di rito dalle persone. Il rito è visto come atto o un insieme di atti che un gruppo svolge seguendo norme codificate. La sociologia studia questi gruppi e le attività che svolgono. La sociologia del cinema invece tende a studiare il dibattito sulla metropoli e le sue forme. In questo contesto, il cinema ha ridimensionato i meccanismi di differenziazione sociale, riducendo le differenze tra le classi sociali, perché tutti sono uniti ed approcciano ugualmente nei confronti di questo nuovo media. Da media esso diventa processo, e più che analizzarlo come singolo oggetto bisogna analizzarlo in base agli effetti che provoca sulla società. Il cinema è stato contaminato dall’illustrazione popolare, dalla fotografia, dai fumetti, ma allo stesso tempo contamina la società, lo spirito e la nostra routine. Se il cinema è l’insieme dei processi che hanno portato ad un cambiamento sociale e la sociologia studia questo, il rapporto tra cinema e sociologia è necessario.

Barbara Petrano

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