La differenza tra rischio e catastrofe è affrontata in maniera approfondita da Ulrich Beck nel libro Conditio Umana. Il rischio nell’età globale (2011) analizzando attentamente le dinamiche della “società mondiale del rischio”. Il sociologo tedesco rende evidente l’influenza che questo tipo di società ha sulla razionalità sociale, sulla libertà, sulla democrazia e sui rapporti interpersonali.

La costruzione sociale del rischio

Ulrich Beck
Ulrich Beck

In questo periodo di terrorismo mediatico e di terrorismo finanziario, l’analisi di Beck è illuminante e ci può rendere coscienti della costruzione sociale del rischio e dei sui inevitabili effetti sulla società globale. Il primo passo è appunto la distinzione tra rischio e catastrofe. I rischi riguardano la possibilità di eventi e di sviluppi futuri, portando al presente una condizione ipotetica non ancora esistente.

Le catastrofi sono limitate a precise dimensioni spaziali temporali e sociali. La categoria del rischio si riferisce ad una controversa realtà possibile, spesso soggetta ad atti di speculazione politica. Solo nel momento in cui i rischi diventano realtà, c’è un terremoto o avviene un attentato, si trasformano in catastrofi. I rischi pur essendo solo eventi possibili determinano le nostre aspettative, guidano le nostre azioni e talvolta diventano forze politiche.

Perchè qualcosa di possibile influenza la realtà tangibile?

La risposta di Beck in estrema sintesi è questa: “il rischio mondiale è una messa in scena della realtà del rischio mondiale“. In questo senso il rischio sarebbe “una profezia che si auto confuta”, un problema possibile che si risolve prima di essere reale. La prospettiva della messa in scena permette di evidenziare un aspetto poco discusso del conflitto terroristico mondiale. Non è l’attentato terroristico in sé, ma la messa in scena globale di questo atto, le azioni e le reazioni politiche successive alla messa in scena a distruggere la libertà e la democrazia delle Istituzioni occidentali.

Al fine di impedire il possibile avvenimento di atti terroristici, molte Istituzioni nazionali ed internazionali hanno attuato limitazioni sui diritti di libertà e sulle politiche sociali a tutti i livelli, dall’aumento delle telecamere di sorveglianza al controllo sempre più severo dell’immigrazione. Nonostante ciò gli attentati sono all’ordine del giorno e la politica del terrore è sempre più potente. Infatti i governi e i mass-media, mettendo in scena il rischio del terrorismo, contribuiscono involontariamente ad innescare nelle menti delle persone l’anticipazione di questo rischio come pericolo globale, ampliando indirettamente la potenza del terrore.

Rino Carfora

Print Friendly, PDF & Email