È chiaro ormai come il fenomeno del “Coronavirus” sia diventato un evento di portata globale e i suoi effetti si manifestino in maniera sempre più evidente, travalicando le questioni legate all’ambito medico, quindi alla prevenzione e alla tutela della salute pubblica. Il contributo del sociologo tedesco Ulrich Beck, a tal proposito, risulta illuminante. Nella sua opera “Conditio Humana il rischio nell’età globale” presenta in maniera brillante alcune caratteristiche del rischio globale nella modernità, andando a puntellare e a migliorare il suo precedente lavoro del 1986 “La società del rischio”.

Il sociologo aggiorna le sue intuizioni fornendo una teoria critica della società del rischio cogliendo i relativi cambiamenti dei tessuti sociali e delle decisioni politiche relative alle realtà nazionali, ormai superate di fronte all’ intangibilità dei rischi globali. L’impatto del Virus sta andando ad intaccare le istituzioni fondanti della nostra contemporaneità; si vedano i danni temporanei all’economia reale e le decisioni politiche dei governi nazionali. Saltano all’occhio i provvedimenti dell’esecutivo italiano relativi alla chiusura delle scuole e le università, ma soprattutto una conseguenza notevole è relativa alla percezione e alla paura del rischio che compenetra e deteriora i tessuti socio-relazionali tra gli individui.

Il rischio figlio della modernità

“Conditio Humana” di Beck, collocabile agli albori del XXI secolo, fornisce un quadro interessante nonché una serie di strumenti analitici quanto mai utili per gettare le basi di una sociologia che si svincola da un contesto culturale ancorato ad una comprensione della modernità troppo lineare, che beatifica il “quantitativismo” come chiave d’accesso al mondo delle scienze dure, le statistiche molto spesso fini a sé stesse e questa cecità di fronte all’incontrollabilità del mondo reale. Il rischio nella società moderna ci dice Beck, rende il suo calcolo fallibile, poiché esso non è solo il prodotto ma il successo della modernità, la vittoria della civilizzazione. I progressi tecnico scientifici permetteranno di affrontare pericoli che prima della modernità erano catastrofi certe, tuttavia il moderno è la casa del rischio. La minaccia terroristica, il mutamento climatico, i rischi legati alle crisi finanziarie o economiche caratterizzano la nostra contemporaneità.

Ulrich Beck
Ulrich Beck

Caratteristiche del rischio moderno

Ora, tra le caratteristiche primarie dei rischi moderni, quantomeno quelle che servono per un’analisi relativa al Covid-19, c’è quella di spingere gli individui e i gruppi sociali a creare comunità transnazionali del rischio, che travalicano i confini nazionali. Come per Durkheim, il collante sociale, il mastice, la colla che rafforza la società è rintracciabile per esempio nel crimine, nel reato che ci unisce in un “noi”, ovvero coloro che subiscono la gravità e l’impatto morale del crimine e che rafforzano la propria appartenenza alla collettività degli offesi, rispetto a coloro che lo commettono e che offendono, per Beck questa “colla” si genera con la percezione sociale del pericolo che unisce al di là di vecchi attriti e conflitti. Seconda caratteristica saliente è quella di trascendere l’ambito nazionale, il rischio moderno è globale. Esso può concretizzarsi in una catastrofe a livello nazionale ma i suoi effetti si esercitano a livello globale o quantomeno necessitano una risposta “cosmopolitica”, sovranazionale.

Le decisioni degli enti nazionali, la tangibilità dell’agenda nazional-statale fondata sulla sicurezza e l’ordine pubblico è superata. La globalizzazione, che tanto connette, che tanto migliora le condizioni economiche e democratizza i consumatori anche in accezione positiva ovviamente, ha da tempo portato uno scossone nella concezione della politica, delle decisioni politiche e nell’economia, ma non è questo ciò che conta di più. Quello che conta è che tale connessione, tali entità sovranazionali che superano e trascendono il nazionale non consentono di esternalizzare i rischi dato che i pericoli non sono più delimitabili e localizzabili.

Il coronavirus – ricostruzione 3D

La società contro se stessa

Tutto ciò pone un problema che oggi è di primaria importanza. Il coronavirus trascende da un lato i confini nazionali come diffusione ma dall’altro si estrinseca come una forza devastante a livello nazionale. Il risultato è che la società nazionale italiana è divisa e si vede minacciata dall’interno, l’immigrato non è più il primo nemico. Non c’è più l’altro, l’estraneo su cui puntare il dito. L’alterità ora siamo noi, sono le zone maggiormente a rischio contagio; questo fenomeno sta mostrando tutta la fragilità della contemporaneità. Per citare Foucault, il potere disciplinare, non incarnato dallo stato né da una singola entità è assorbito, il potere disciplinare siamo noi, ovvero la società che cataloga, stigmatizza, allontana, esercita un potere sui corpi.

La microfisica del potere come nelle più nefaste previsioni ha penetrato nel fondo. Al sovrano è stata tagliata la testa, noi che combattiamo contro il potere siamo il potere stesso, quello che addomestica, che rende docili gli indifesi. In questo modo si esercita la disciplina sui contagiati, allontanandoli dalla comunità.

Filippo Bagnati

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