L’analisi transazionale è sia una teoria psicologica, sia sociale, caratterizzata da un contratto bilaterale di crescita e cambiamento. Risale al 1949, anno di pubblicazione del primo di una serie di articoli scientifici dello psicologo di origine canadese Eric Leonard Bernstein, conosciuto come Eric Berne. Nel 1957 pubblicò “Ego states in psychotherapy“, dove furono descritti ed analizzati, per la prima volta, i concetti di “Genitore”, “Adulto”, “Bambino”, fondamentali per la teoria dell’analisi transazionale, poiché costituiscono i cosiddetti “stati dell’Io”.

Io Adulto: uomo a lavoro
Io Adulto: uomo a lavoro

I concetti alla base dell’analisi transnazionale

Uno stato dell’Io si può descrivere fenomenologicamente come un sistema compatto di sentimenti riferito ad un determinato soggetto ed operativamente come un insieme di modelli di comportamento coerenti o, dal punto di vista pragmatico, come un sistema di sentimenti che motiva un insieme correlato di modelli comportamentali” (Berne, 1961 p.17). Nella prima fase storica dello sviluppo della teoria (1958-1962), Berne, basandosi sulle sue numerose osservazioni cliniche, sulla teoria della psicoanalitica recentemente sviluppata da Sigmund Schlomo Freud, sugli studi di Wilder Penfield, neurologo di origine canadese anch’egli, giunse al primo abbozzo della teoria degli stati dell’Io: esistono delle realtà comportamentali e di pensiero che possono essere descritte come organizzazioni di personalità ben definite. Tramite gli stati dell’Io, lo psicologo canadese si propone di costruire un modello che, da una parte, sia in grado di chiarire il comportamento umano nella sua dimensione interpersonale, dall’altro spieghi le varie espressioni della psicopatologia. Nella seconda fase (1962-1970), Berne si interessa alla cibernetica, in particolare agli studi di Norbert Weiner, matematico e statistico statunitense, sulla comunicazione latente e manifesta. La terza fase (1966-1970) è quella in cui rivolge la sua attenzione allo studio del piano globale di comportamento interpersonale dell’individuo formulando la teoria del copione psicologico secondo cui gli attori sociali si limitano a mettere in scena, senza la possibilità di modificare il flusso degli eventi in maniera nuova e creativa, un format di azioni prestabilite. Il principale scopo della psicoterapia ad indirizzo analitico transazionale è di rendere l’individuo consapevole di questi automatismi.

Io Bambino: dorme invece di lavorare
Io Bambino: dorme invece di lavorare

Gli stati dell’Io

La parola “Ego”, utilizzata nella traduzione inglese dei primi scritti psicoanalitici, prese il nome del “Das Ich” di Freud – l’Io. L’Io è l’aspetto identificativo ed alienante del Sé, il nostro senso del “io sono questo”/“Io non sono questo”. L’Io distingue e seleziona le sensazioni interne da quelle che hanno origine al di fuori dell’individuo. L’Io rappresenta in tutto e per tutto la nostra identità: “io sono arrabbiato”, “io sono un sociologo” oppure “io non sono un’artista, anche se ho imparato a disegnare piuttosto bene!”. Berne utilizzò una descrizione colloquiale degli stati dell’Io (Genitore, Adulto, Bambino), per riferirsi alle manifestazioni fenomenologiche degli organi psichici (esteropsiche, neopsiche ed archeopsiche), la cui funzione è quella di organizzare gli stimoli esterni. Nella sua pubblicazione “Transactional Analysis in Psychotherapy” del 1961, afferma: “Lo stato dell’Io Adulto è caratterizzato da un insieme di sentimenti, atteggiamenti e modelli di comportamento che risultano adatti alla realtà presente” (p. 76). Questo stato dell’Io fu contrapposto ad uno stato dell’Io arcaico, consistente in fissazioni degli stati evolutivi precoci. Secondo Berne infatti: “Lo stato dell’Io Bambino è un insieme di sentimenti, atteggiamenti e modelli di comportamento che risalgono all’infanzia dell’individuo” (p. 77). Anche se la persona appare in contatto con la realtà presente, di fatto sta percependo ciò che accade con le capacità intellettuali, sociali ed emotive di come un individuo farebbe negli stati precoci dello suo sviluppo cognitivo. Lo psicologo osservò inoltre che in molti pazienti c’era una presenza psichica costante delle figure genitoriali, influenzante il loro comportamento. L’influenza genitoriale derivava da persone reali che, negli anni precedenti, interagirono con loro ed ebbero la responsabilità di accudirli ed educarli. Questa presenza genitoriale è più tangibile del concetto freudiano di Super-Io (“Uber-Ich”). Mediante la ricostruzione storica è possibile rintracciare ciò che fu detto o fatto, da chi e in quale momento dell’infanzia di un individuo. Utilizzando il meccanismo dell’introiezione (un’identificazione ed interiorizzazione difensiva ed inconsapevole) il bambino fa delle figure genitoriali una parte di Sé, cioè l’Io.

Io Genitore: il boss rimprovera il suo sottoposto
Io Genitore: il boss rimprovera il suo sottoposto

Per riconoscerci

Ogni individuo possiede ed utilizza tutti gli stati dell’Io e può esservi la tendenza ad utilizzarne uno in maniera privilegiata: non vi è mai capitato di incontrare qualcuno di molto severo, con se stesso e gli altri? O, al contrario, di particolarmente gioviale? Facciamo un esempio per intenderci meglio: è una bellissima giornata di sole. Dovreste passare il pomeriggio a studiare in vista di un esame universitario piuttosto difficile ed imminente ma decidete di proporre ad un vostro compagno di corso di fare una passeggiata (Io Bambino). Nel caso in cui vi venisse suggerito come risposta di impegnarsi ancora un po’ nello studio e di posticipare l’uscita alla sera, è perché il vostro amico ha assunto la posizione dell’Io Adulto. Assumendo invece il ruolo dell’Io Genitore, utilizzerà una qualche frase per rimproverarvi colpendo direttamente la vostra autostima: “Fai sempre così! L’unico ad impegnarsi sono io!”.

Giulia Marra

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