La pandemia da Covid-19 ha stravolto ogni aspetto della quotidianità e delle nostre vite. Se un anno fa ci avessero detto che avremmo dovuto rinunciare ad un caffè con un amico, ad un film al cinema durante il fine settimana, ad uno spettacolo teatrale , ad una visita ad un museo ed essere costretti a lavorare ed interagire con colleghi, amici e familiari dietro lo schermo di un pc e di uno smartphone, probabilmente non ci avremmo creduto. Anzi, avremmo pensato che al massimo potesse trattarsi di un possibile scenario di un film di fantascienza.

Utopia o possibile realtà?

E invece no. Ora, tutto questo, da alcuni mesi, è la realtà. Il Covid-19, inesorabilmente, ha posato la sua “longa manus” su tutto, anche sui servizi culturali ed educativi.Infatti, tutti i cinema , teatri e musei sono stati costretti alla chiusura, portando ad un’enorme perdita per il mondo della cultura. Così come la scuola e tutti i servizi educativi ed extra scolastici. Il mondo dell’educazione e della formazione ha trovato espansione grazie alla rete Internet e alle piattaforme online, a discapito, tuttavia, della relazione umana.

borsa di studio

I servizi educativi

Tra discenti e docenti, tra educatori e ragazzi si è alzata una barriera virtuale che ha portato, giocoforza, ad una ridefinizione del processo e della relazione educativa, la quale si è trovata a dover passare dal reale al digitale. Di colpo, tutti quei discorsi sull’importanza delle competenze digitali, sul conoscere e saper padroneggiare le nuove tecnologie si sono rivelati fondati e calzanti in questa situazione.

Nativi e immigrati digitali: il paradosso comunicativo e sociale di Internet
Nativi e immigrati digitali: il paradosso comunicativo e sociale di Internet

Per le scuole dell’infanzia e servizi come ludoteche, centri educativi, centri gioco, le educatrici e gli educatori hanno proposto ed erogato le loro attività per i più piccoli tramite le loro pagine Facebook o altri canali social, per dare l’impressione ai bambini, costretti a stare chiusi in casa, di essere lì con loro a giocare, a catturare la loro attenzione e a farli sentire meno soli.

La dimensione ludica è quella che è per lo più mancata ai bambini e il non poter condividere i loro giochi con i loro pari, non poter correre per i parchi gioco, o per le strade. Il loro mondo si era improvvisamente ridotto alle quattro pareti domestiche, ai volti dei genitori così come agli schermi dei computer e degli smartphone, con cui poter comunicare con parenti ed amici, senza poter entrare in relazione con loro in carne ed ossa.

I servizi culturali

Anche i servizi culturali come i cinema, i teatri e i musei hanno provato ad adeguarsi a questa nuova “realtà virtuale”: la scorsa primavera, infatti, le principali piattaforme di streaming, come ad esempio Netflix e Disney+ per i più piccoli, hanno erogato film prossimi all’uscita nelle sale cinematografiche e ancora inediti, oppure hanno proposto una vasta scelta di titoli tra film e serie tv in cui potersi immergere e farsi trasportare dal loro potere “catartico”.

sala cinematografica

I musei, sui loro siti web, hanno proposto delle visite virtuali delle loro opere per avvicinare i visitatori da ogni parte dell’Italia e del mondo. Basti pensare, ad esempio, all’iniziativa della Galleria degli Uffizi di Firenze, il quale ha proposto di guardare interamente online opere come La Primavera di Botticelli oppure La Nascita di Venere. Iniziative come le Ipervisioni, mostre virtuali online con racconti ed immagini in HD.[1]

Tutto questo ha portato ad un rinnovato interesse per la cultura, così come testimoniato dall’aumento dei seguaci sulle pagine social dei musei, in special modo su Instagram e Facebook[2] Dopo la parentesi estiva, i servizi culturali si trovano nuovamente ad affrontare la chiusura.

Come possono ora fronteggiarla?

Le tecnologie e il digitale se, da un lato, hanno contribuito a sottolineare la distanza tra noi e gli altri, dall’altro, si sono dimostrati un’arma preziosa con cui poter mantenere vivi tutti questi servizi. Nonostante siano partite nuovamente iniziative online, ciò ha messo, inevitabilmente, in crisi, un’intera categoria di lavoratori quali attori, registi, impresari teatrali, curatori di mostre, artisti, critici d’arte. Non sono stati giudicati un “servizio essenziale”, non sono stati giudicati come “un genere di prima necessità”.

5G: ogni cosa è collegata. Evoluzione comunicativa o schiavitù tecnologica?
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Ma se l’uomo è un essere sociale, così come definito dal filosofo greco Aristotele, come può esprimere e restare in contatto con i suoi simili? Non c’è un modo per mantenere intatta la rete sociale e creare, nello stesso tempo, unione solidale?

Conversione degli spazi

Ed ecco la proposta: tutti gli spazi culturali chiusi potrebbero essere convertiti in servizi educativi per l’infanzia, l’adolescenza, l’età adulta e la formazione continua. Potrebbero addirittura essere adibiti a scuole di ogni ordine e grado. Una simile proposta era già arrivata questa estate, ma molti si opposero[3], poiché non avrebbe consentito la riapertura di tali attività, anzi avrebbe “reso definitivo ciò che è ora provvisorio”, così come affermato da Francesco Vaia, direttore sanitario dell’ospedale Spallanzani di Roma.

Diritto dei bambini

Potrebbero anche essere adibiti a servizi di doposcuola, ossia grandi spazi in cui i bambini potrebbero ritrovarsi a svolgere i loro compiti, seguiti da operatori, educatori ed insegnanti. Questi grandi spazi potrebbero garantire il rispetto di tutte le norme Anti-Covid e, allo stesso tempo, garantire la socialità e il lavoro per due settori e categorie di lavoratori.

Idee e proposte di comunità

I proprietari di musei, cinema e teatri, con il ricavato dell’affitto dei locali potrebbero avere un’entrata economica e i curatori di musei, impresari teatrali, persino gli stessi attori potrebbero svolgere attività per i bambini, piccoli laboratori teatrali per esempio, sempre nella sicurezza di tutti ed evitando qualsiasi forma di assembramento.

comunità terapeutica

Potrebbe essere un’idea quella di dividere i bambini in piccoli gruppi, creando opportunità lavorative per tutti. Potrebbe essere una riflessione azzardata, frutto della mente di una giovane donna appena laureata e con un bagaglio di speranze e di sogni irrimediabilmente frenati da questo virus, ma, riflettendoci, questa potrebbe essere una possibile soluzione, un modo per non fermare due grandi settori. Tutto ciò potrebbe portare lavoro sia per i gestori dei servizi culturali e per gli operatori ed educatori dei servizi educativi e creare e rafforzare i legami tra tutti i fruitori dei servizi.

Ninfa Ciofani

Per approfondire

Sitografia

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