La diet culture diffonde una serie di convinzioni che valorizzano la presenza di un corpo magro e allenato senza pensare a quali ripercussioni possono avere sulla salute mentale, soprattutto sull’insorgenza di DCA. Tra i DCA fanno parte obesità, anoressia e bulimia. Essi sono caratterizzati dalla presenza di condotte alimentari disfunzionali che “conseguono a un’alterazione del consumo o dell’assorbimento di cibo e una compromissione della salute fisica e del funzionamento psicosociale” (1).
Un fenomeno in forte crescita
L’Istituto Superiore della Sanità ha espresso grande preoccupazione per il fenomeno osservando un’imponente crescita dei DCA negli ultimi vent’anni al punto di parlare di una vera emergenza di salute mentale a causa degli effetti devastanti che hanno soprattutto sulla salute e sulla vita di adolescenti e giovani adulti (2).
Infatti, disturbi del comportamento alimentare sono diventati il segno più diffuso della sofferenza psichica delle giovani donne dell’Occidente post-moderno e se non curati tempestivamente possono avere ripercussioni permanenti o nei casi più gravi essere anche letali, motivo per cui sono stati condotti numerosi studi per cercare di comprenderne le cause e i vari approcci terapeutici.
Sebbene si sia giunti alla conclusione che i disturbi alimentari abbiano origini multifattoriali (genetici, psicologici, ambientali o sociali) Elena Riva nel suo libro “Fragili amazzoni. I nuovi disturbi alimentari delle adolescenti” parla di come sia cambiato il linguaggio del corpo anoressico con l’evolversi dei modelli culturali e degli stereotipi di genere.
Diet culture: i prodromi
Nello specifico il “controllo del desiderio costruito con la rinuncia ascetica a nutrirsi, il disinvestimento della carne e l’iperinvestimento della mente che caratterizzano l’anoressia restrittiva, è stato sostituito nella cultura del narcisismo dalla costruzione di un fisico forte e attraente, ammirato per le sue doti atletiche ed estetiche” (3).
La maggior parte delle storie cliniche delle adolescenti anoressiche citate dall’autrice non ricercano un corpo svuotato di grassi e carne ma un corpo dalla muscolatura marmorea, in cui con grande dedizione viene coniugato duro allenamento e calcolo degli alimenti da ingerire. Ciò ha indotto a pensare che nella maggior parte dei casi la drammatica perdita di peso fosse la conseguenza di un “errore di calcolo” in cui non viene effettuata un’alimentazione giustamente bilanciata.
Diet culture e possibili ripercussioni sulla salute mentale
La nostra società è fortemente condizionata dalla diet culture, un’espressione inglese che letteralmente si traduce come cultura della dieta che descrive “un sistema di convinzioni che valorizza i corpi magri o tonici rispetto ad altri tipi di corpo e che collega il peso e le dimensioni del corpo alla salute e allo status sociale” (4).
Sempre più popolari nelle società Occidentali sono parole come sgarro, cibi fit, detox, le quali sono divenute una vera e propria tendenza sui social, motivo per cui numerosi utenti, soprattutto giovani ragazzi, sono esposti a contenuti mediatici sulla dieta da cui spesso vengono inevitabilmente condizionati.
Sebbene la cultura della dieta nasca con l’intenzione di diffondere maggiore consapevolezza sul benessere delle persone, portando avanti l’idea che un corpo magro e tonico possa godere di una salute migliore, questa non tiene conto dell’impatto che potrebbe avere sulla salute mentale di molti soggetti.
Definire alcuni cibi come “buoni” ed altri come “cattivi” vuol dire dare loro un valore morale che potrebbe aumentare sensi colpa dopo aver mangiato o, addirittura, solo dopo aver comprato alcuni alimenti che non sono definiti dal pensiero “comune” come dietetici, rischiando di alimentare comportamenti compulsivi e sintomi di ansia e stress. Ciò può causare una reazione a catena inducendo ad un abbassamento dell’autostima, sentimenti di disagio e sconforto con possibili conseguenze verso una diagnosi di DCA.
Che impatto sta avendo sui giovani la diet culture?
L’adolescenza è un periodo di cambiamenti molto intesi in cui i giovani cercano di scoprire la propria identità e di forgiare il proprio comportamento. Una fase che vede predominante il condizionamento dei coetanei e anche, nella società odierna, degli influencer. Questi ultimi svolgono un vero e proprio lavoro sui social e vengono retribuiti in base al materiale che sponsorizzano al loro vasto pubblico. Sempre più aziende, infatti, chiedono agli influencer di pubblicizzare i loro prodotti al fine di venderli e attualmente è presente un business altissimo di articoli dietetici come integratori alimentari o cibi fit che vengono proposti ogni giorno.
Il problema, però, sorge nel momento in cui questi prodotti vengono associati al dimagrimento senza che venga effettuata una sana informazione su come mettere in atto un’alimentazione bilanciata, correndo il rischio di etichettare alcuni cibi come buoni o cattivi, quando in realtà basterebbe mangiarli nelle giuste quantità (5).
L’iperstimolazione della Diet culture
Sono molto frequenti anche i programmi personalizzati di personal trainer che diffondono informazioni sull’importanza di condurre attività fisica, ampiamente condivisa ormai sul piano sanitario, ma il problema nasce quando gli allenamenti divengono ossessivi e quando sorgono pensieri estremamente critici e rigidi sul proprio aspetto fisico. Si è purtroppo osservato che l’eccessiva quantità di contenuti mediatici a cui i giovani vengono esposti può produrre effetti indesiderati come la messa in atto di allenamenti eccessivi o diete troppo stringenti.
Infatti, gli algoritmi dei social network tendono a mostrare sempre contenuti dello stesso tipo, motivo per cui basterà visionare pochi video o pochi post su allenamenti o contenuti dietetici e all’utente ne verranno proposti tantissimi.
Questo segue una semplice logica di mercato in cui l’algoritmo tende a massimizzare l’attività di aziende o di influencer, senza però considerare gli effetti che l’iperstimolazione di contenuti mediatici di questo tipo potrebbe avere sugli adolescenti e, in alcuni casi, essere talmente forte da influenzarne l’identità individuale.
Quando preoccuparsi?
Nel momento in cui l’alimentazione assume caratteristiche ritualistiche e ossessive, tali da impedire di consumare un pasto normale e quando i timori e le preoccupazioni per l’aspetto fisico diventano insostenibili tanto da limitare la vita sociale dell’individuo. È importante prestare attenzione quando i pensieri sulla dieta o sull’allenamento divengono troppo intrusivi o estremamente rigidi, nel momento in cui le nostre azioni limitano fortemente la nostra vita, come per esempio evitare di partire per un weekend perché nell’hotel non ci sarà la palestra, non uscire mai a cena con gli amici per evitare dei cibi, pesarsi più volte al giorno e misurare sempre le circonferenze. Questi potrebbero essere i primi campanelli d’allarme che, se riconosciuti in tempo, permetterebbero di ridurre l’insorgenza di conseguenze (potenzialmente gravi) sulla salute mentale.
Sara La Fragola
Riferimenti
- (1) American Psychiatric Association (APA). (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Washington, DC: Author.
- (2) In “Istituto superiore della sanità, anoressia e bulimia”
- (3) E. Riva “Fragili amazzoni. I nuovi disturbi alimentari delle adolescenti”, FrancoAngeli, 2022
- (4) In “Scopri come la cultura della dieta può mettere in pericolo la salute mentale degli adolescenti”
- (5) In “Ministero della Salute. Nutrizione. Mangia sano”