Ampia pubblicazione che si prefigge di raccogliere e trattare ordinatamente, e per quanto possibile esaurientemente, le cognizioni relative alle scienze e alle arti nel loro complesso o limitatamente ad uno o più determinati campi dello scibile“. Questa la definizione che si usa dare al sostantivo Enciclopedia. Chi non ne ha mai consultata una ai tempi del liceo o ancor prima. Oggi, nella maggior parte dei casi, questi volumi sono riposti negli scaffali della libreria in salotto perché basta un click per scoprire qualcosa di nuovo. Basta immettere su qualsiasi motore di ricerca una parola che subito balza come prima notizia la famosa enciclopedia online, meglio conosciuta come Wikipedia. Senza voler entrare nel merito delle scelte politiche, cerchiamo di analizzare, “dal basso”, quanto questa enciclopedia “libera” sia importante per gli utenti del web e perché nei giorni addietro, come protesta, sono state oscurate le sue pagine.

I principi fondamentali: neutralità e copyright

Le origini di Wikipedia risalgono al 15 Gennaio 2001, contenuti pubblicati in lingua inglese. È un’enciclopedia online a contenuto libero. Tra i suoi principi fondamentali vi sono il punto di vista neutrale e il rispetto del copyright. Definiamo meglio questi due principi. Per quanto concerne il punto di vista neutrale, a fondamento di Wikipedia c’è l’ambizione di costruire un’enciclopedia libera. Ne consegue che essa non adotta in via preferenziale alcun orientamento ideologico ma si propone di affrontare ogni argomento in modo equilibrato, presentando le diverse tesi su di esso con il medesimo rilievo che viene loro riconosciuto dalle fonti attendibili e verificabili. Il punto di vista neutrale richiede che una voce illustri correttamente tutti i punti di vista significativi che sono stati descritti da fonti attendibili, e che debba farlo in misura proporzionata all’importanza di ciascuno. Di conseguenza, ai punti di vista minoritari va dedicato uno spazio inferiore rispetto a quello dato a punti di vista maggiormente acclarati dalle fonti autorevoli di quel settore. Per quanto concerne il secondo principio, il copyright è un diritto legale, esistente a livello globale in molti paesi, che sostanzialmente concede al creatore di un’opera originale diritti esclusivi per determinare e decidere se, e a quali condizioni, questo lavoro originale può essere utilizzato da altri. È una forma di proprietà intellettuale, applicabile a determinate forme di lavoro creativo. Proprio sul copyright è nata la polemica che nei giorni passati ha visto oscurate le pagine di Wikipedia. Tratteremo a breve questo argomento.

Le origini di un colosso

Ritornando alla nascita di Wikipedia, prima di chiamarsi in questo modo,  Nupedia entrò nella pagine della società Bomis, proprietaria del portale di ricerca per musica pop. Parte quindi questo progetto che vede Jimmy Wales e Larry Sanger come collaboratori. Sanger  sottolineò la diversità di Nupedia dalle enciclopedie già esistenti: il suo era un contenuto aperto e aveva quindi carattere libero, in quanto edito sotto licenza GFDL; si trovava sul web, il che eliminava tutte le limitazioni di spazio tipiche del formato cartaceo; era libera da pregiudizi per la sua natura pubblica e per la base potenzialmente ampia dei suoi collaboratori: tutte queste caratteristiche ne facevano un prodotto del tutto nuovo. Al suo esordio Nupedia fu pubblicata sotto la propria licenza Nupedia Open Content, poi sostituita dalla GNU Free Documentation License. Per il concetto di “wiki”, Wales e Sanger dichiararono di essersi ispirati ai siti WikiWikiWeb o Portland Pattern Repository di Ward Cunningham. In particolare, Wales affermò di avere per la prima volta conosciuto il wiki da Jeremy Rosenfeld, un impiegato della Bomis che gli mostrò un wiki di Ward Cunningham nel dicembre del 2000. Ma fu dopo che Sanger, nel gennaio 2001, seppe della sua esistenza da Ben Kovitz, un utente regolare di quel wiki, che propose a Wales la creazione di un wiki per Nupedia: con ciò la storia di Wikipedia ebbe inizio. Il lancio di Wikipedia è stato inserito nel 2009 dai Webby Awards tra i 10 momenti più importanti per Internet della decade 2000-2009. A sostegno dei contenuti di Wikipedia nasce una fondazione no profit, la Wikimedia Foundation.

Perché la protesta?

La discussione, pubblicata online e quindi visibile da tutti, è iniziata il 20 giugno con un post che pone la questione sulle possibili conseguenze della direttiva sul copyright in discussione al Parlamento Europeo su Wikipedia il 5 Luglio del mese corrente. L’intento di chi ha protestato era quello di far chiarezza su due articoli precisi, l’11 (Protezione delle pubblicazioni di carattere giornalistico in caso di utilizzo digitale, che prevede l’introduzione di una «tassa» sui link) e il 13 (Utilizzo di contenuti protetti da parte di prestatori di servizi della società dell’informazione che memorizzano e danno accesso a grandi quantità di opere e altro materiali caricato dagli utenti. Questo stabilisce che si dovrebbe regolamentare a priori il rapporto tra colui che detiene il copyright su quel contenuto e il gestore della piattaforma). Si chiedeva quindi alla commissione Europea di prestare molta attenzione a questi due articoli. Se il primo post si conclude con “Buona Fortuna, all’Europa“, scorrendo la discussione si va via via verso il momento in cui è stata presa la decisione di oscurare completamente Wikipedia Italia. Tra la mezzanotte e l’una del mattino del 3 luglio non era più possibile visionare nessuna pagina. Chi era in cerca di informazioni quando si trovava nelle pagine di Wikipedia, non aveva più le spiegazioni e i chiarimenti che cercava ma si trovava davanti a un banner che spiegava che qualora la proposta fosse stata approvata “potrebbe essere impossibile condividere un articolo di giornale sui social network o trovarlo su un motore di ricerca. Wikipedia stessa rischierebbe di chiudere“.

Protesta inutile?

Trattandosi di una enciclopedia da sempre libera e quindi non a scopo di lucro è stato anche detto che questa protesta poteva essere evitata perché i servizi che lavorano con obiettivi non commerciali come Wikipedia erano già stati esclusi dalla stretta prevista dalla riforma, così come sono stati esclusi tutti quei siti a scopo educativo o scientifico dove si caricano contenuti con l’autorizzazione di chi li ha creati e ne possiede i diritti. Resta il fatto che è molto utilizzata da milioni di utenti e comunque se fosse accaduto ciò ci sarebbe stato un “crollo” non solo per l’enciclopedia in se ma anche e soprattutto un crollo culturale, informativo, educativo perché molti avrebbero perso un “pilastro” importante nei momenti di dubbio.

Filomena Oronzo

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