Doraemon è un manga disegnato e scritto da Fujiko F. Fujio e pubblicato in Giappone a partire dal 1° dicembre 1969 al 26 aprile 1996, per un totale di ventisette anni di attività. Sono state realizzate anche ventisette stagioni di serie animata andata in onda dal 1979 al 2005 e prodotti ben quarantatré lungometraggi.
DORAEMON: La trama
La trama è interamente ambientata in Giappone e segue le avventure di un bambino, Nobita Nobi, poco incline alla dedizione per lo studio che tende a mettersi spesso nei guai. La storia inizia con l’arrivo di “Doraemon”, rappresentato come un gatto robot, dal futuro, precisamente dal XXII secolo, accompagnato da Sewashi Nobi, un discendente di Nobita. I due rivelano a Nobita parte del suo futuro, dal matrimonio con la sorella del proprio bullo alla sua disastrosa carriera lavorativa, e all’enorme quantità di debiti finanziari che accumulerà.
La sfida che Doraemon si pone è cambiare il destino di Nobita. Impresa, in realtà, molto ardua a causa dell’atteggiamento del protagonista e dalle sfortune che spesso lo colpiscono. Doraemon può però contare su un potere molto speciale: i chiusky, ovvero dei gadget che il gatto robot utilizza per aiutare Nobita.
Come spesso accade, cartoni animati, serie tv, cortometraggi o film, rappresentano un’importante lente d’ingrandimento su alcuni importanti temi socio – antropologici, nel caso specifico, Doraemon, descrive alcune peculiarità della società giapponese.
Doraemon e la società giapponese
Doraemon può rappresentare uno strumento per leggere la società giapponese? È possibile iniziare ad analizzare le caratteristiche delle famiglie dei vari personaggi della serie. Il Giappone si colloca nelle ultime posizioni mondiali per tasso di natalità e secondo i dati pubblicati dal Ministero della salute nipponico hanno evidenziato che il numero di famiglie in cui sono presenti bambini sotto i diciotto anni è sceso al di sotto della soglia dei dieci milioni. Sul totale delle famiglie con figli, il 43,9% ha un solo figlio. Un dato che preoccupa molto il governo giapponese tanto da rappresentarne una priorità che nel giugno del 2023 ha condotto alla presentazione di un progetto per invertire il trend adottando misure a sostegno delle nuove coppie di genitori. Le famiglie rappresentate in Doraemon, partendo da quella del protagonista Nobita, tendono a rispecchiare questi dati. Quasi tutti i compagni di scuola di Nobita. Infatti, sono figli unici.
La famiglia Nobi come prototipo della famiglia giapponese
La famiglia di Nobi, contiene in sé molti elementi distintivi della cultura giapponese. Oltre alla composizione numerica del nucleo famigliare (la famiglia è formata da Nobita, suo padre e sua madre), anche i ruoli e le caratteristiche che vengono attribuiti ad ognuno dei personaggi che la compongono risulta in linea con la cultura giapponese. Il padre, come molti capi famiglia giapponesi, trascorre la giornata al lavoro e ha la possibilità di interfacciarsi con la famiglia soltanto la sera in occasione della cena. I padri delle famiglie tipo giapponese tendono a svolgere una simile routine quotidiana pur mantenendo il potere decisionale sulle questioni che riguardano il nucleo familiare.
La madre di Nobita è colei che a tutti gli effetti si occupa del figlio e ne segue il percorso scolastico ed educativo. Nelle famiglie giapponesi, molte donne dedicano la propria vita alla crescita e alla cura della prole tanto che spesso il rapporto che viene a crearsi da madre e figli viene identificato con il termine amae, ovvero un sentimento di dipendenza e la conseguente ricerca di benevolenza da parte di un una persona (in questo caso della prole) nei confronti di un’altra (in questo caso la madre) come descritto da Takeo Doi nel 2001, nel testo: “Anatomia e dipendenza”.
Altro elemento che cattura l’attenzione è il notare come nella serie tv, in molte occasioni in cui è possibile osservare Nobita impegnato nelle sue peripezie, molto raramente vengono rappresentati i vicini di casa, anzi, le loro abitazioni spesso risultano sfumate anche a livello grafico. E’ molto raro anche poter osservare dei dialoghi tra la madre di Nobita e gli altri genitori. Potrebbe essere una coincidenza è vero, ma anche in questo caso è possibile trovare riscontro nella conformazione della società giapponese del mondo reale. Infatti, i rapporti con il vicinato tendono ad essere molto rari e sporadici tanto da non conoscere nemmeno chi abita a pochi metri di distanza. Spesso i legami di amicizia si concentrano all’interno del luogo di lavoro per gli adulti o a scuola per i ragazzi.
La scuola come porta per il mondo di lavoro
La scuola, in ogni società, rappresenta l’istituzione che, citando Parsons, e il suo celebre modello AGIL, ha il compito di riproporre i modelli latenti della società ovvero quella parte del funzionamento del sistema sociale e che dipende dal mondo interiore degli individui assieme alla famiglia, alle associazioni religiose e alle varie forme di associazionismo.
La scuola rappresenta uno dei leitmotiv della serie T.V. Doraemon, infatti, proviene dal futuro con l’obiettivo di spingere Nobita verso un impegno costante nei confronti della scuola per salvaguardare il proprio futuro. L’istituzione scolastica giapponese è molto competitiva e uno scarso rendimento negli studi può compromettere molto il futuro giovani che, una volta terminata la scuola superiore, si trovano a trovare importanti difficoltà nell’accesso ad Università di prestigio che sono propedeutiche per un lavoro appagante sia dal punto di vista emotivo – sociale sia economico. Non a caso, questo è il momento in cui avviene, in moltissimi casi, l’harakiri sociale che si concretizza attraverso il fenomeno dell’Hikikomori.
La morale e il monito per i “giapponesi”
Nobita, collezionista di scarsi risultati scolastici si contrappone a Suneo Honekawa (di famiglia molto benestante) e Shizuca Minamoto (migliore amica e amore segreto di Nobita) figure che invece, in maniera diversa, sono sinonimo di buon rendimento scolastico. Nella serie T.V., appare la tendenza a creare delle storie in cui lo studio, l’impegno, la costanza ripaga i personaggi positivamente e in contrapposizione a ciò quando mancano questi aspetti, come nel caso di Nobita, si finisce per subirne le conseguenze negative.
Andrea Zampieri
Bibliografia
Doi T. (2001), Anatomia della dipendenza, Cortina Raffaello, Milano.