La subcultura gotica (erroneamente chiamata “Dark” in Italia) nacque a Milano durante gli anni ’80, e aggregò un gruppo di giovani che, utilizzando uno stile di abbigliamento oscuro, morboso ed esageratamente enfatizzato, non volevano omologarsi al nuovo corso culturale di quegli anni, che proponeva il divertimento spensierato come stile di vita.
Abbigliamento e visione del mondo dei Dark
L’abbigliamento gotico includeva dettagli come: lo smalto scuro, i vestiti neri, le borchie, le croci, il trucco esagerato e i capelli neri. La loro musica di riferimento erano i gruppi post punk inglesi di fine anni Settanta, tra cui i “The Cure”, che per via dei loro testi pieni di citazioni filosofiche erano anche il loro punto di riferimento culturale. Questa subcultura non attirò soltanto giovani che si riconoscevano nel profilo estetico e culturale del movimento, ma soprattutto in quello psicologico. I dark professavano uno stile di vita discreto e silenzioso, in un contesto culturale dove da una parte c’era l’ostentazione al benessere e dall’altra la ribellione chiassosa e violenta.
Una macchia nera
Si autodefinivano “una macchia nera tra la gente colorata” e rifiutavano qualsiasi forma di etichetta, compresa quella con cui finirono per essere riconosciuti. Il loro obiettivo era quello di “punteggiare di nero” la città, scegliendo dei luoghi nello spazio pubblico dove radunarsi per dare fastidio visivamente (Tosoni 2015). I Dark, inoltre, detestavano la violenza, e per questo erano vittime di aggressioni da parte degli Skinhead e dei Paninari, mentre con i Punx, con cui condividevano i centri sociali che anche loro a volte frequentavano, erano in buoni rapporti.
Simone Nigrisoli