L’emergenza generata dal Coronavirus non ha generato solo conseguenze dirette negative. Il fenomeno Covid ha causato anche eventi collaterali come, ad esempio, l’accresciuto rischio di violenza sulle donne. Proprio perché molto spesso la violenza avviene dentro la famiglia e con le uscite ridotte le possibilità di maltrattamento sono aumentate. Le stesse disposizioni normative in materia di distanziamento sociale – così come si può leggere sul sito ufficiale dell’Istat – al fine di contenere il contagio si sono rivelate un elemento che ostacola anche la stessa accoglienza delle vittime.
La lotta alla violenza tuttavia non si è fermata in questo periodo. Il numero 1522 anti violenza e stalking, i centri antiviolenza e le case rifugio sono sempre rimasti attivi, nel rispetto delle prescrizioni igienico-sanitarie previste. I dati ISTAT evidenziano che in Italia il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. I dati evidenziano che il 43,9% degli omicidi di donne sono commessi da un partner.
Lo studio dell’UNFPA
Casi di violenza sulle donne in aumento si hanno in molti paesi. Uno studio della Unfpa, l’Agenzia delle Nazioni Unite che che si occupa anche di fare indagini sulle popolazioni, realizzato insieme alla John Hopkins University, all’Università australiana Victoria e alla Avenir Health, afferma che quest’anno potrebbero esserci 15 milioni in più di casi di violenza domestica. In particolare, nei primi tre mesi di confinamento aggressioni e femminicidi sono già aumentati del 20% in tutti i 193 stati membri delle Nazioni Unite. Se le misure di isolamento dovessero durare sei mesi si arriverebbe a 31 milioni di casi in più. Secondo lo studio condotto dall’UNFPA, nel giro di sei mesi, se dovessero continuare misure consistenti di blocco, 47 milioni di donne in Stati a basso e medio reddito potrebbero non riuscire a usare contraccettivi moderni, portando a sette milioni di ulteriori gravidanze indesiderate.
Una cronaca impietosa
Tra gennaio e febbraio vi è stato un aumento del 9,1% dei femminicidi rispetto ai primi due mesi del 2019; in Gran Bretagna nelle prime sei settimane di isolamento, la polizia ha arrestato oltre quattromila persone per abusi domestici. Spostandoci oltreoceano, ad aprile basti pensare che violenze sono aumentate del 30% a New York, secondo i dati forniti dal governatore Andrew Cuomo. Cina, Malesia, Libano non sono state da meno. Anche in Svizzera il problema è quanto mai attuale.
L’OFS, l’Ufficio Federale della Statistica, prima della pandemia, dichiarava che cinquantuno atti di violenza domestica erano segnalati ogni giorno. Tra questi, un tentativo di omicidio per settimana e un omicidio effettuato ogni due settimane. Tra le vittime che si sono presentate nei servizi d’urgenza, secondo i dati retrospettivi del Canton Berna, il 94% erano donne. Sussiste tuttavia l’ipotesi secondo cui vi sia un numero elevato di casi non registrati, in quanto unicamente il 20% di tutti i casi legati alla violenza domestica sono iscritti nei registri dalla polizia.
Confinamenti
Il confinamento della pandemia rende ancora più difficile per le vittime segnalare gli abusi. In Italia, nelle prime due settimane di marzo, secondo le statistiche del Telefono Rosa, le chiamate, rispetto a quelle dello stesso periodo del 2019, sono diminuite del 55,1% da 1.104 sono passate a 496, per poi registrare un cambiamento di rotta durante la seconda metà marzo.
La rete D.i.Re ha invece registrato una crescita esponenziale con circa 2900 casi di donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza nel mese di marzo, oltre il 74% rispetto alla media mensile registrata nel 2018 Le maggiori richieste di aiuto sono arrivate dalla Lombardia e dalla Toscana. Il Parlamento europeo ha preso la decisione di trasformare l’edificio a Bruxelles dedicato ad Helmut Kohl, proprio in un centro di accoglienza per le donne. La pandemia mette in grossa difficoltà i programmi di aiuto e di assistenza con conseguenze devastanti soprattutto negli Stati con sistemi sanitari di protezione meno forti.
Perché il virus porta a un aumento della violenza sulle donne?
Le ragioni sono molteplici. A cominciare dal fatto che il potenziale rischio di perdere il lavoro in questo periodo con conseguente stress economico finisce con l’aumentare la rabbia sociale. La rete di protezione sociale si è modificata con riduzione dell’accesso ai servizi. Ciò ha portato le persone a rimanere a casa e, quindi, il confinamento provoca l’aumento del rischio di violenza domestica con le persone più a stretto contatto. Stare sempre insieme può condurre colui che compie violenze ad esercitare un maggiore controllo sulle vittime e l’accesso ai servizi limitato impedisce di aiutare sufficientemente coloro che subiscono le violenze. Non è semplice prevenire i casi di violenza domestica: riluttanza alle denunce con addirittura (e questo è forse anche peggio) la difesa del persecutore; complesso di inferiorità sono alcune barriere che ostacolano la lotta alla violenza sulle donne.
Cosa si potrebbe fare?
Un aiuto potrebbe pervenire dai medici di pronto soccorso, i medici di famiglia che dovrebbero valutare quelli che sono i fattori di rischio, quali consumo di alcool e droghe, gelosia, problemi sociali, dipendenza psicologica della vittima, presenza di armi. La vittima dovrebbe avere un elenco con tutti i numeri di urgenza e sarebbe opportuna la possibilità di avere l’accesso a documenti che spesso rimangono in mano a chi esercita la violenza. Inoltre, spesso capita che le vittime non hanno conti in banca o carte di credito. Sicuramente dovrebbe essere pronta una via d’uscita in caso di peggioramento.
Nato a Catanzaro il 5 luglio 1989. Dal 2017 è iscritto presso l’Ordine dei Giornalisti sezione Pubblicisti. Ha conseguito nel 2013 la laurea triennale in Servizio Sociale, nel 2016 la laurea triennale in Sociologia mentre nel 2018 la laurea specialistica in Organizzazioni e Mutamento Sociale. Nel 2020 ha ottenuto la quarta laurea in Scienze dell’Economia. Inoltre ha già pubblicato tre volumi di una trilogia di fantascienza.