Gli eschimesi hanno 99 vocaboli per descrivere quella che noi chiamiamo neve; da questo possiamo dedurre che loro ne abbiano una conoscenza estremamente più approfondita rispetto a noi occidentali. Alla parola amore in italiano vi si attribuiscono ben 11 significati; da ciò ne possiamo dedurre che è una parola che descrive un concetto che non è proprio chiarissimo. Igor Sibaldi nel suo saggio “Eros e Amore” ci aiuta a diradare questa nebbia. Per prima cosa, andrebbe preso atto del fatto che la parola amore in Occidente viene usata come la ics in matematica, ossia“un’incognita irrisoluta, in una società come la nostra in cui fin dall’infanzia ognuno sente parlare di amore da persone che hanno l’aria di saperla più lunga e limpida ed imitandoli abbiamo imparato ad avere quell’aria anche noi”.
Come diceva Nanni Moretti nel film Palombella Rossa, “chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti”. Per questo Sibaldi ci illustra l’origine dei termini.
Alle origini di Eros
Amor deriva dal latino ed a sua volta dal sanscrito kama, ed esprime il desiderio sessuale, l’eccitazione suscitata in un corpo da un altro corpo ed il piacere che si calcola di trarne.
Leubh, germanico, da cui derivano Love, Liebe, Ljubov e che in latino divenne lubere (far piacere) e libere (essere liberi), che possiamo tradurre come avere caro, il cui senso più profondo è “voglio che tu ti senta libero ed a tuo agio”.
Il primo a narrare di Eros è stato il poeta greco Esiodo, che lo colloca fra le divinità primordiali. Eros in antropologia viene posto nella categoria dei tricksters o imbroglioni, che compaiono nei miti di tutti i popoli e sono creatori di cultura; rappresentano, infatti, il principio del caos, del disordine ma anche la forza che libera dai tabu e dai limiti. Per la cultura ebraica Eros, ‘RWT, significa sia attenzione che nudità. ‘RWT è il vedere ed il voler vedere, il desiderio di un denudare che possiamo intendere tanto nel senso più concreto quanto in un senso metaforico, come uno spogliare l’intelletto da ciò che limita la sua visuale. Socrate partendo da questo concetto dà la sua definizione. “Della persona che l’ha infiammato di passione, l’erastes desidera vedere sempre si più, vuole la sua nudità, l”erwat; ma l’autentico esercizio di Eros consiste nell’eccitare non il desiderio, bensì una superiore attenzione, un Erot, che scorga dimensioni divine al di là della bellezza fisica, come spogliandone l’immagine da ciò che ha di corporeo“.
I tabù dell’Occidente
Sibaldi ci invita a riflettere: se Eros è questa divinità forte che libera dai tabù e dai limiti, che incita alla scoperta, alla curiosità, all’approfondimento di sé, dell’altro e di tutto ciò che è bellezza, perché l’Occidente ha sempre considerato osceni o pericolosi i valori di questo dio? E perché l’amore-amor e l’amore-love non hanno subito la stessa sorte di Eros? Perché entrambi sono amori razionali: il primo è l’individuazione di un fine (ovvero la persona desiderata) e dei modi per conseguirlo; il secondo è il far piacere alla persona amata.

L’irrazionale, legato ad Eros, fonda il pensiero ed il pensiero si chiede perché? A che scopo? Il pensiero fa emergere esigenze di autenticità e di verità. Chi sono coloro che si chiedono il perché di tutto? I bambini, i veri seguaci di Eros, con i loro perché, con il loro trarre piacere dalle scoperte fisiche e mentali, che pensano costantemente ed in maniera irrazionale, cioè senza avere in vista un obiettivo preciso che limiti l’orizzonte del loro desiderio di conoscenza. Come scrive Sibaldi: “si aprono fiduciosamente a tutto ciò che ancora non capiscono e si rallegrano del fatto che la quantità di cose non capite sia per loro illimitata, perché dal conoscere traggono un piacere intenso. Scoprire per loro è bello. Eros li guida, come guida tutti i filosofi. Il bambino gode nell’osservare, stringere, annusare, toccare, ascoltare, carezzare, leccare qualsiasi cosa, tutti i suoi sensi sono impegnati a scoprire verità in chiunque ed in qualsiasi cosa”. Ma il mondo adulto occidentale razionalizzato, bloccato fra amor e love, è spaventato dai perché e dal piacere corporeo di apprendere del bambino. I genitori hanno appreso a loro volta dai loro genitori a considerare brutti i propri slanci erotici e quindi trasmettono lo stesso messaggio ai bambini. Si creano blocchi all’eros che producono sofferenza ed emorragie di energia, dette traumi. Bisogna aggiungere che i genitori insegneranno al bambino a razionalizzare i suoi bisogni e desideri e a orientarli verso scopi precisi, in cambio di ricompensa per l’obbedienza. Ed ecco che la ricompensa si sostituisce al perché delle regole.
Igor Sibaldi con questo saggio parte da un tempo lontano per accompagnarci dentro noi stessi e per farlo usa la storia, la filologia, la filosofia, l’antropologia, l’arte e la letteratura. Ci fa pensare alla celebre frase di Picasso “ho impiegato vent’anni per imparare a dipingere come un artista; una vita intera per imparare a dipingere come un bambino“.
Cinzia Candela