Anche se non si è appassionati di cartoni animati giapponesi per sommi capi il nome Dragon Ball rimanda immediatamente al Paese del Sol levante e alla sua cultura. Negli ultimi anni questo prodotto mediale è tornato a far parlare di sé per diversi motivi. Sicuramente il profitto è il motivo principale della sua ripresa, ma ciò che ha ri-determinato il suo successo è l’effetto nostalgia.

Effetto nostalgia

La narrazione delle intricate vicende di Dragon Ball, ora arrivato alla serie SUPER, ha accompagnato non meno di due generazioni, marcando la sua presenza in più fasi della crescita degli spettatori. Dall’infanzia all’adolescenza e in certi casi influenzando anche l’età adulta.

Sigla Giapponese dell’anime di Dragon ball Z

L’effetto nostalgia è la più potente strategia di marketing in circolazione. Esso sfrutta il potere dei ricordi e delle emozioni del consumatore per riproporre prodotti simbolo di decenni passati. Si basa sull’idea che molto spesso le persone guardano alla loro infanzia o giovinezza con malinconia, collegando i tempi felici a determinati oggetti desiderando, in un mondo soggetto a continui cambiamenti, aggrapparsi ad un passato percepito come positivo e nostalgico. In termini di fandom, Dragon Ball è tra i prodotti transmediali e crossmediali giapponesi più longevi, tuttora vitale. Tra videogiochi, serie parallele alla canonica, interessante da notare l’uscita, due anni fa di un nuovo film. Diretto da Tatsuya Nagamine, uno dei migliori registi e sceneggiatori della Toei Animation, Dragon Ball Super: Broly è stato un tripudio di emozioni.

frame goku videogioco
l’immagine di Goku nell’ultimo videogioco per console

Un lungometraggio che cerca di proporsi come i suoi più recenti predecessori, Dragon Ball Z: La battaglia degli Dei e Dragon Ball Z: la resurrezione di F. Non più come una storia alternativa ma come un’esperienza nostalgica e spettacolare di puro intrattenimento, che narra eventi canonici dell’opera. In altre parole, si porta sul grande schermo un’avventura che Goku e i suoi amici vivono realmente durante il normale corso degli eventi voluti e previsti dal creatore Akira Toriyama nell’anime e nel manga.

Sperimentare nuove tecniche di animazione

L’annuncio del ritorno del personaggio di Broly ha mandato in visibilio gli appassionati e i risultati si sono visti in breve tempo. Il film ha superato i cento milioni di dollari d’incassi nel mondo e in Italia è risultato essere il film d’animazione più visto nei primi mesi del 2018.

personaggi dragon ball
Personaggi di Dragon Ball

Con questa pellicola il regista Tatsuya Nagamine ha creato delle sequenze davvero notevoli per il loro alto tasso di spettacolarità. Con l’ausili odelle nuove tecniche grafiche e di animazione è riuscito ad ottenere una fluidità nei movimenti dei personaggi senza precedenti. La presenza di colori sgargianti che si alternano quasi freneticamente, seguono lo svolgimento dello scontro segnando quasi un andamento armonioso. A essi si le musiche di Norihito Sumitomo e Daichi Miura creando coinvolgimento attivo nello spettatore. In queste scene Nagamine si è divertito a sperimentare una fusione di diversi stili di animazione. Con cambi di ritmo e di visuale ha sottolineato ogni fase del combattimento in maniera sempre più concitante.

Da dove nasce il mito di Dragon ball?

Dragon Ball è figlio diretto di un tipo di narrativa per ragazzi, definita in gergo tecnico shōnen. Accanto al classico canovaccio del viaggio dell’eroe (cfr. Vogler, 2008) e della scoperta, riscontrabili per esempio nella letteratura di Charles Dickens e di Jules Verne, inserisce momenti mistici ed elementi classici della cultura orientale. In questa tipologia di fumetti e cartoni di stampo nipponico è possibile tutt’ora notare come caratteristica principale l’uso di combattimenti acrobatici, danze dai movimenti inumani alimentati da forze eteree (氣, letteralmente il Ki, l’energia interna formalizzata nella filosofia orientale) che donano ai protagonisti poteri di ogni genere.

copertina libro viaggio in occidente
La copertina del libro viaggio in occidente

In particolare, Dragon Ball è il risultato di una ri-mediazione pop di uno dei miti più famosi della cultura cinese. La storia di Sun Wukong (in giapponese Son Goku, un monaco guerriero dalle fattezze scimmiesche) contenuta nel testo Il Viaggio in Occidente pubblicato durante la dinastia Ming. Questo “scimmiotto”, che per via della sua arroganza viene punito dagli Dei, si ritrova a intraprendere un viaggio di redenzione (per la precisione si fa riferimento al concetto di “viaggio di purificazione” tipico della filosofia del Tao di Lao-Tse). Un viaggio che Akira Toriyama altera a tal punto da rivisitare la figura stessa del Son Goku classico, mostrandocelo come un eterno giovane con cui empatizzare, per cui fare il tifo.

Lo “sciocco” eroe Giapponese

La tipologia di eroe a cui Toriyama e i suoi discepoli fumettisti come Masashi Kishimoto e Eiichirō Oda ci hanno abituato non è nient’altro che una semplificazione e una fusione tra Ercole e Ulisse. Un idiot savant dal cuore puro, amichevole ma infantile, che cerca egoisticamente la conoscenza, un perpetuo migliorarsi e affrontare prove sempre più difficili. È un eroe attraversato da una libido essenziale ai limiti del bambinesco, che si esprime in bisogni semplici come mangiare fino a scoppiare e dormire nei momenti e nei posti più improbabili, ma che in caso di bisogno, per esempio quando gli amici sono in pericolo, diventano seri e terrificanti.

oozaru scimmia dragon ball
La trasformazione scimmiesca dei Sayan che ricorda i mannari dei miti occidentali.

La particolarità della razza aliena dei Guerrieri Sayan di cui fanno parte i protagonisti, è quella di potersi trasformare ogniqualvolta si trovano a osservare la Luna (seguendo un processo molto simile alla trasformazione in mannari) in babbuini colossali definiti in lingua originale Oozaru. È interessante notare come questa figura sia rappresentativa di un incontro-scontro tra Oriente e Occidente e venga a definirsi con la trasformazione scimmiesca.

Buddhismo e capitalismo

Questa tipologia di personaggio infatti parrebbe porsi in conflitto sia con i precetti della filosofia buddhista sia con l’ideologia capitalista. Due culture presenti nel Giappone contemporaneo che vive uno tra i capitalismi più aggressivi conosciuti, con il quale si spinge all’esasperazione l’etica del lavoro improntata sul sacrificio (cfr. Tipton, 2008). In Dragon Ball Super: Broly il canovaccio tipico dell’eroe per la prima volta viene applicato al cosiddetto villain di turno, che ha subìto delle modifiche strutturali piuttosto piacevoli, proprio per adattarsi a questo nuovo ruolo.

fumetti giapponesi

Con il personaggio di Broly si è operato diversamente. E’ stato reso un giovane dal cuore puro che non è stato socializzato a contesti umani e si abbandona suo malgrado ai suoi istinti ferali. A ben vedere, risulta molto simile al Tarzan di Edgar Rice Burroughs. Un riferimento e forse una contaminazione vera e propria della letteratura occidentale che risulta un momento di svolta per questa tipologia di personaggio.

La scimmia è perturbante

La scimmia è onnipresente nelle narrazioni di ogni tempo e di ogni cultura. Si pensi a King Kong che viene ri-narrato in ogni forma, talvolta in maniera liminale e sottesa. Tuttavia la scimmia può essere considerata quella metamorfosi dell’uomo necessaria tanto a rappresentare il desiderio di un rapporto antisociale, primitivo e sanguinario, quanto un animale straordinariamente adatto alla civilizzazione, nonché il soggetto autentico delle contraddizioni sociali (cfr. Abruzzese, 2008). È, in questo caso, una fotografia del Giappone contemporaneo, abituato tra Kaiju e mostri di ogni genere a vivere e mostrarsi attraverso la mutazione e il disastro, sia come atto di resilienza che come danza liberatoria da quel sistema eccessivamente razionalizzante che è la società giapponese.

Le culture giovanili Giapponesi tra J-pop e Cool Japan

Si può parlare dunque della scimmia come perturbante. Una figura rappresentativa di quella zona di confine dell’uomo che contempla il disvelamento delle arcane pulsioni e la distruzione delle catene sociali.
Questa scimmia giapponese parrebbe porsi come l’ennesimo simbolo dell’origine genealogica da cui tutti partiamo e a cui (forse) vorremmo tornare segretamente.

Bibliografia

  • Alberto Abruzzese, La grande scimmia. Mostri, vampiri, automi, mutanti. L’immaginario collettivo dalla letteratura al cinema e all’informazione, Luca Sossella editore, Bologna, 2008.
  • Edgar Rice Burroughs, Tarzan delle scimmie. Edizione integrale, Newton Compton, Roma, 2016.
  • Claude Lévi-Strauss, Razza e storia, in Razza e storia e altri studi di antropologia, Einaudi, Torino, 1972.
  • Elise K. Tipton, Il Giappone moderno. Una storia politica e sociale, Einaudi, Torino, 2008.
  • Christopher Vogler, Il viaggio dell’eroe. La struttura del mito ad uso di scrittori di narrativa e di cinema, Audino, Roma, 2008.
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