Pochi giorni fa la pagina Facebook Palestinian Information Center aveva condiviso una foto in cui mostrava il documento di un’anziana palestinese nata nel 1910. La foto è stata repentinamente rimossa dallo stesso social network, che ha motivato la scelta in questo modo. “Abbiamo rimosso la tua foto perché pensiamo che violi gli standard della comunità Facebook“. Naturalmente la decisione degli amministratori del social network non è stata accettata dai gestori del Palestinian Information Center che hanno deciso di comunicare il curioso evento di censura a tutti i fan ed ai cittadini palestinesi iscritti alla pagina.  Perché mai il documento d’identità di una signora palestinese viola gli standard della comunità Facebook?

La foto "incriminata"
La foto “incriminata”

I motivi della censura

La stessa domanda se la sono posta i gestori della pagina in questione che sul post legato alla censura hanno scritto: “Facebook ha tolto questa foto di una anziana donna palestinese nata nel 1910; questo significa che lei è più vecchia del così detto Stato d’Israele. La domanda è in che modo questo post viola gli standard della comunità?“.

La risposta che si ipotizza è molto semplice ed è contenuta nel post della pagina stessa. La foto riguarda una signora nata nel 1910, ovvero prima della nascita dello Stato d’Israele; si tratta dunque di un atto di censura legato alla difficile situazione politica che da troppi anni si vive nella Striscia di Gaza. Per quanto la decisione possa essere stata presa per evitare scontri ideologici e politici, la rimozione del post è eccessiva e favorisce l’idea di una preferenza nei confronti  d’Israele.

I limiti dei social network

La protesta social sulla questione
La protesta social sulla questione

Questo fatto ci fa riflettere sui limiti della libertà di espressione che impostano in realtà anche i social network, in questo caso Facebook, che risultano comunque in qualche modo schierati politicamente. In questo caso ci può aiutare una riflessione critica proprio sui social network di un grande sociologo della postmodernità,  Zygmunt Bauman. “I social network non insegnano il dialogo, perché è così facile evitare le polemiche. Molte persone usano i social network non per unire e per ampliare i propri orizzonti, ma piuttosto per bloccarli in quelle che chiamo zone di comfort, dove l’unico suono che sentono è l’eco della propria voce, dove tutto quello che vedono sono i riflessi del proprio volto. Le reti sono molto utili, danno servizi molto piacevoli, però sono una trappola“.

Rino Carfora

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