Nelle scorse settimane hanno fatto molto discutere le dichiarazioni del generale Iannacci, candidato alle europee sulla scuola e sui bisogni di apprendimento specifici degli alunni con disabilità. Dalla classe politica è partita la solita ondata di indignazione. Ma la domanda che vogliamo porci a monte di questo articolo è: il sistema scolastico in Italia fa abbastanza per rispondere a tali esigenze? a che punto è la formazione inclusiva?

In un’epoca che vede l’educazione come strumento di emancipazione e crescita personale, il sostegno agli studenti con disabilità rappresenta un banco di prova cruciale per la capacità di un sistema educativo di definirsi non inclusivo, bensì democratico.

Nonostante le politiche implementate negli ultimi decenni, numerosi interrogativi rimangono sul tavolo: lo stato italiano sta facendo abbastanza per assicurare che ogni studente con disabilità riceva un’educazione adeguata e personalizzata?

Indice

Sociologi italiani e l’educazione delle persone con disabilità

In Italia, diversi sociologi hanno esplorato il tema dell’educazione inclusiva e delle persone con disabilità.

Tra i pensatori che hanno trattato questi temi si possono citare Vincenzo Di Nicola, che ha esaminato l’intersezione tra sociologia, psicologia e educazione nell’ambito delle disabilità, e Chiara Saraceno, nota per i suoi studi sui diritti sociali e l’istruzione inclusiva. Anche se non esclusivamente concentrati sulla disabilità, i loro lavori includono discussioni su come la società può strutturare meglio i suoi sistemi educativi per essere inclusivi.

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Formazione inclusiva: origine e abolizione delle classi differenziali

Le classi differenziali in Italia sono nate nel contesto post-bellico come risposta alla necessità di integrare nel sistema scolastico bambini con disabilità intellettive e di apprendimento. Queste classi erano pensate per fornire un’educazione più personalizzata e specializzata, ma erano separate dal flusso principale delle istituzioni educative.

L’abolizione delle classi differenziali è avvenuta principalmente con la legge 517 nel 1977, un punto di svolta nella storia dell’educazione italiana. Questa riforma è stata guidata da vari fattori:

  1. Diritto all’educazione inclusiva: Il movimento verso l’inclusione scolastica ha preso piede negli anni ’70 come parte di una più ampia tendenza verso l’integrazione sociale delle persone con disabilità.
  2. Critiche al sistema segregativo: Le classi differenziali erano viste come segregative e limitanti, non solo dal punto di vista sociale ma anche educativo, poiché spesso non permettevano agli studenti di raggiungere il loro pieno potenziale.
  3. Influenza delle teorie pedagogiche: Nuove teorie pedagogiche sottolineavano l’importanza del contesto sociale e del peer learning, ritenuti essenziali per il completo sviluppo cognitivo e sociale degli studenti con disabilità.

La legge 517/77 ha quindi introdotto il principio di integrazione scolastica, seguito poi da ulteriori normative, come la già citata legge 104/1992, che hanno continuato a sostenere e definire l’educazione inclusiva in Italia. Questi cambiamenti hanno avuto un impatto profondo sulla scuola italiana, spostando il focus dalla segregazione all’integrazione, garantendo a tutti gli studenti il diritto di apprendere in un ambiente comune, a prescindere dalle loro abilità individuali.

Ma come si è arrivati a questo punto?

Evoluzione del sistema scolastico per una formazione inclusiva

Nel corso degli ultimi anni, il sistema scolastico italiano ha visto significative trasformazioni orientate verso la formazione degli studenti con disabilità. Una cronologia delle tappe principali evidenzia sia progressi che lacune:

L’evoluzione del sistema scolastico italiano per quanto riguarda l’educazione degli studenti con disabilità è un percorso che risale agli anni ’70, un’era di cambiamenti significativi e di progressiva sensibilizzazione. La “Commissione Falcucci”, guidata dalla senatrice Falcucci, segna un momento cruciale in questo cammino. In quel periodo, la commissione iniziò a indagare sulla presenza di studenti “handicappati” nelle scuole, usando un termine oggi considerato obsoleto e inadeguato, ma comune all’epoca per descrivere le persone con disabilità.

Particolareggiare una formazione inclusiva

Questo percorso ha visto un’evoluzione notevole nella percezione e nell’integrazione degli studenti con disabilità:

  • Cambiamento terminologico e concettuale: La terminologia utilizzata per descrivere le persone con disabilità ha subito una trasformazione significativa, passando da un linguaggio che poteva essere percepito come peggiorativo a termini che rispettano la dignità e l’identità individuale. Allo stesso tempo, il concetto di disabilità si è evoluto da un modello strettamente medico a un modello bio-psicosociale. Quest’ultimo vede la disabilità non solo come una questione di menomazioni fisiche o mentali, ma come il risultato dell’interazione tra queste condizioni individuali e le barriere ambientali e attitudinali che le persone incontrano.
  • Inclusione scolastica: A partire dalla Legge 104/1992 fino al Decreto Legislativo 66/2017, l’Italia ha messo in atto una serie di normative per promuovere l’integrazione scolastica e garantire un’educazione accessibile e inclusiva. Gli insegnanti di sostegno e le politiche personalizzate hanno rafforzato questa direzione.

I problemi che impediscono una buona formazione inclusiva

Nonostante questi passi avanti, la realtà quotidiana nelle aule scolastiche spesso non riflette l’ideale normativo. I fondi per il sostegno educativo non sempre corrispondono alle necessità reali, e la formazione degli insegnanti di sostegno rimane una questione aperta, segnalando una discrepanza tra la legislazione e l’effettiva attuazione.

Questo panorama normativo solleva questioni sull’efficacia e l’uniformità dell’applicazione delle leggi. Le differenze regionali, in particolare, creano un sistema a macchia di leopardo dove alcuni studenti ricevono un supporto ottimale mentre altri rimangono marginalizzati.

In particolare, la carenza di insegnanti di sostegno disponibili per coprire tutte le ore di lezione necessarie è una problematica diffusa, spesso aggravata dalla mancanza di fondi adeguati e da una distribuzione ineguale delle risorse a livello regionale. Questo porta a una situazione in cui le leggi esistenti non riescono a garantire un’effettiva e costante assistenza, sollevando interrogativi seri sulla capacità del sistema di adempiere ai propri obiettivi legislativi e educativi.

Riflessioni sulla formazione inclusiva

La questione delle classi differenziali in Italia solleva un dibattito complesso e sfaccettato sul migliore approccio all’educazione degli studenti con disabilità. Sebbene il ritorno a un sistema come quello appena menzionato non sia considerato una soluzione auspicabile, data la loro natura segregativa e i limiti che imponevano agli studenti nel realizzare il loro pieno potenziale accademico e sociale, è fondamentale non limitarsi a criticare le voci che esprimono preoccupazioni per l’attuale sistema di inclusione.

Piuttosto, è essenziale che l’opposizione, insieme alle altre parti interessate, rifletta su come migliorare e implementare misure che rendano la scuola e prima ancora il diritto alla formazione e alla socialità, possibile.

Una formazione inclusiva ideale

L’inclusione scolastica, quando attuata correttamente, non solo favorisce l’uguaglianza di accesso all’istruzione per gli studenti con disabilità, ma arricchisce anche l’esperienza educativa di tutti gli studenti, promuovendo la diversità e l’empatia all’interno della comunità scolastica.

Tuttavia, affinché l’inclusione sia possibile, è cruciale garantire un adeguato supporto attraverso risorse finanziarie sufficienti, formazione professionale per gli insegnanti di sostegno, e infrastrutture scolastiche accessibili.

Inoltre, una maggiore collaborazione tra scuole, famiglie e organizzazioni specializzate in disabilità può aiutare a creare un ambiente più adattivo e reattivo alle esigenze di tutti gli studenti.

Solo interrogandosi e indirizzando queste aree chiave, la società italiana può sperare di avanzare verso un sistema educativo che celebri veramente la diversità e l’inclusione. Questo processo richiede un impegno condiviso per il cambiamento e l’innovazione continua, guidato da un dialogo costruttivo e da una ricerca incessante di soluzioni efficaci.

Riferimenti

  • Di Nicola, Vincenzo. “Sociologia della disabilità e dell’inclusione sociale”. Carocci Editore, Roma, 2016.
  • Saraceno, Chiara. “Disabili, scuola e società”. Il Mulino, Bologna, 2018.
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