L’espressione “gap generazionale”, inteso come distacco, conflitto tra generazioni diverse, fece la sua comparsa negli anni Sessanta e fu riferito alla frattura ideologica e culturale tra i nati nel dopoguerra e i loro padri. Questo scontro, però, non è un tratto distintivo dei nostri tempi, ma affonda le radici nel mitico tempo agli albori dell’umanità, dove pensatori di ogni epoca si sono cimentati nell’approfondirlo ed indagarlo. L’attuale generazione, definita Z, si differenzia notevolmente dalle precedenti: questo distanziamento è dovuto principalmente alla rapida diffusione di tecnologie digitali sempre più evolute. Oggi più che mai è necessaria una profonda riflessione, per ascoltare, capire e cercare di comprendere il mondo dei nostri ragazzi.

Ma cosa significa “generazione”?

Convenzionalmente, il termine generazione indica l’insieme degli individui che nascono e crescono in uno stesso periodo, sperimentando le medesime influenze culturali, sociali, politiche, economiche. Un tempo, la durata delle generazioni si fissava in “trent’anni”, presupponendo che in un secolo se ne avvicendassero più o meno tre, ma dalla fine della Seconda Guerra Mondiale le cose sono radicalmente cambiate. In Italia (ed in Europa) sono state individuate le seguenti generazioni, qui descritte brevemente:

La massa di giovani durante un rave party
  1. dal 1926 al 1945, la “generazione della ricostruzione”, protagonista del secondo dopoguerra. In questo periodo, l’urgenza era ricominciare da zero. L’Italia di Peppone e Don Camillo, fortemente rurale, culturalmente divisa tra cattolici e comunisti. L’immigrazione dal Sud verso le città industriali del Nord era irrefrenabile ed utile all’industria;
  2. dal 1946 al 1955, la “generazione dell’impegno”, al centro di battaglie sociali e trasformazioni culturali che hanno segnato l’ultimo scorcio del XX secolo. Inizia la crisi dell’agricoltura e molti contadini si trasformarono in operai;
  3. dal 1956 al 1965, la “generazione dell’identità”, con la riscoperta di una forte appartenenza ideologica e politica. L’Italia conosce una fase di intenso sviluppo e l’inizio di un nuovo settore, il terziario. Una crescita senza precedenti, una situazione di benessere e fioritura economica che contraddistingue la generazione di questi anni, i Baby boomers, tardivi digitali e pionieri delle prime tecnologie informatiche;
  4. dal 1966 al 1980, la “generazione di transizione”, segnata dal passaggio tra due millenni e dalla recessione. La nuova rivoluzione industriale vede la nascita e lo sviluppo di elettronica ed informatica. Personal computer, telefono cellulare, Internet (che rivoluzionerà via via il mondo del lavoro e le relazioni sociali), cambiano le modalità di comunicazione. Nuove leve di immigrati digitali con la propensione verso le nuove tecnologie;
  5. dal 1981 al 1995, la “generazione del millennio” (i millenials, o generazione Y), cresciuta nell’era dell’euro e della cittadinanza europea. Le modalità di comunicazione si incrementano con la messaggistica istantanea e i social media. Sono i nativi digitali social;
  6. dal 1996 al 2015, la “generazione delle reti” (o generazione Z), i veri nativi digitali, interdipendenti dal web e dai social (sia in negativo che in positivo), iperconnessi, sono i nativi digitali tecno-compulsivi.

Da Bauman a Galimberti: la trasformazione della società attuale

L’attuale situazione è stata fotografata con precisione dal sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman, che intorno al 2000 coniò la fortunata definizione di “società liquida”, caratterizzata da alcuni tratti distintivi: la crisi dello Stato, dei partiti e delle ideologie, l’individualismo sfrenato, l’incertezza del diritto, la precarizzazione diffusa. Il sociologo associa lo smantellamento delle antiche sicurezze ad una vita “liquida”, più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini dei gruppi dominanti.

Zygmunt Bauman

In questa dimensione così nuova e sconcertante, i giovani, divenuti “vecchi”, smarriti, dovranno affrontare un conflitto analogo a quello vissuto a loro volta, generazione dopo generazione, in una spirale apparentemente senza fine. Bauman cede ad una visione piuttosto cupa della società, una comunità contemporanea che appare appiattita, quasi amorfa, privata dei riti di passaggio che costituivano le tappe significative della crescita individuale e scanditi da delusioni, sacrifici, rinunce e conquiste. Una generazione meglio equipaggiata tecnologicamente nella storia umana, ma anche afflitta come nessun’altra da sensazioni di insicurezza ed impotenza.

Umberto Galimberti
Umberto Galimberti

Nel suo libro “La parola ai giovani”, l’illustre filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti accende i riflettori sulle difficoltà vissute dalle nuove generazioni e il loro senso di inadeguatezza alla società moderna. Una condizione che gli adulti faticano a comprendere, poiché i ragazzi oggi vivono un mondo completamente diverso da quello dei loro genitori. Galimberti sottolinea come le precedenti generazioni vivevano in una società povera, il messaggio che la famiglia dava ai propri figli era quella del sacrificio, del dovere e lo stesso messaggio era veicolato dalla società.

Società virtuale

Oggi la famiglia tenta ancora di infondere lo stesso messaggio nei giovani, pur credendoci meno, mentre la società dice loro di divertirsi, di consumare e fare ciò che vogliono. E’ una società dove vince il principio del piacere e del virtuale. Dunque una trasformazione che inizia dalla socializzazione. Per il sociologo, non vale più il detto ‘ai miei tempi’, perché ‘quei tempi’ sono radicalmente diversi dall’oggi e non possiamo proporre il nostro vissuto ai ragazzi: questa è la prima generazione che non può contare sull’esperienza dei genitori. Mentre gli adulti considerano Internet e il web come un mondo distinto dalla realtà, per le nuove generazioni esso costituisce un contesto in cui crescere ed esprimere la propria personalità, un’area intermedia tra pensato ed agito, un ambiente in grado di concretizzare visivamente immagini e pensieri.

virtuale

Il massiccio uso che ne viene fatto è ascrivibile, nella maggior parte dei casi, ad una “nuova normalità”. Si delinea così una nuova idea di appartenenza dove nascono atteggiamenti ed approcci che contribuiscono ad alimentare, modificare, far evolvere il mondo virtuale che gli adulti faticano a comprendere, generando un’evitabile divario culturale. Se vogliamo aiutare i nostri ragazzi dobbiamo cercare di informarci, formarci maggiormente su queste tematiche, ponendoci in loro ascolto per capire e comprendere il loro mondo.

Rita Bimbatti

Bibliografia

  • Colla A.,Figli contro genitori,in Vivere con Filosofia n.1, Febbraio-Marzo 2020, Cernusco sul Naviglio (Mi), Sprea Editori
  • Galimberti U., La parola ai giovani. Dialogo con la generazione del nichilismo attivo, Milano, Feltrinelli, 2018
  • GLI ITALIANI Ieri e oggi. Chi siamo e che cosa ci unisce dopo 150 anni di storia, in Focus Extra n. 48 Inverno 2011, Milano, Mondadori
  • Guarnaccia E., GENERAZIONE Z. Fotografia statistica e fenomenologica di una generazione ipertecnologica e iperconnessa, Amazon Kindle Direct Publishing (KDP), 2018
  • Lancini M., Zanella T., Internet in adolescenza: normalità, dipendenza e ritiro sociale, in Psicologia Contemporanea n. 270 NOV.-DIC. 2018, Firenze, Giunti
  • Schachtner C., Sono online, dunque sono, in Psicologia Contemporanea n. 221 SET.-OTT. 2010, Firenze, Giunti
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