Il processo di gentrification è quel fenomeno che ebbe inizio, così come lo conosciamo oggi, negli anni Cinquanta del ‘900, quando i territori urbani centrali delle principali città occidentali subirono un processo di deindustrializzazione e cominciarono ad essere occupati da gruppi di persone differenti per posizione di classe rispetto agli abitanti precedenti (più facoltose rispetto ad essi), cosa che col tempo ha fatto esplodere il valore dei quartieri interessati. Una delle principali conseguenze dirette dei mutamenti della struttura occupazionale di questi luoghi è proprio l’impatto che hanno avuto sul loro tessuto sociale e antropologico.
Londra, il primo caso di gentrification
Il primo caso di gentrification, per come la intendiamo oggi, è stato osservato dalla sociologa Ruth Glass, che nei primi anni Sessanta descrive la trasformazione abitativa del nord di Londra come un processo la cui manifestazione principale è il ricambio di popolazione che genera, e la modificazione della natura sociale del quartiere. I nuovi arrivati nei quartieri di Londra, le cosiddette “nuove classi medie”, erano spesso impegnate nel settore pubblico, politicamente orientate a sinistra e colte.
Essi si erano sostituiti alle classi operaie che occupavano precedentemente quegli spazi, e avevano un accesso importante al mondo dei media e della cultura (perché prevalentemente appartenenti a quei settori lavorativi) cosa che ha concesso loro di imporsi economicamente ma anche culturalmente sull’ambiente sociale del tempo.
Mutamento culturale
Al contrario, le classi operaie, popolari e immigrate, allontanate da questi quartieri, disperdendosi nello spazio sociale e senza alcuna possibilità di accesso ai media mainstream erano totalmente privi di una coscienza di classe in merito all’argomento, oltre al basso livello di consapevolezza per questo fenomeno tutto sommato nuovo.
E’ così che si è dato avvio ad un progressivo mutamento culturale ma anche estetico di quei quartieri industriali ancora appartenenti al panorama fordista, colonizzati da impianti, industrie tessili, ciminiere, scuole, dopolavoro operai, ma che sarebbero ben preso diventati quartieri bucolici, con la comparsa di villette a schiera, giardini ricchi di fiori, parchi giochi rigogliosi, e vie decongestionate dal traffico grazie alle lotte ambientaliste in favore della pedonalizzazione delle strade.
Gentrification oggi
Il fenomeno appena descritto, con il passare dei decenni, non ha smesso di evolversi e si è espanso in tutte le più importanti città globali del mondo contemporaneo. Ma quali sono le ricadute sociali complessive della gentrificazione?
Oltre all’indiscutibile miglioramento urbanistico che le politiche di rigenerazione urbana portano con sé, non possiamo non considerare l’importantissimo impatto che queste politiche di amministrazione hanno sul tessuto sociale cittadino. Il progetto di espulsione delle classi meno abbienti con l’obiettivo di riqualificare un quartiere, infatti, porta con sé il grave effetto di ghettizzare le classi proletarie (dando origine al cosiddetto neighborood effect), impedendo loro di accedere al tenore di vita, ai costi e ai servizi di certe zone gentrificate. E’ così che avviene la riproduzione delle disuguaglianze sociali attraverso lo spazio cittadino, la cui massima espansione è legata alla nascita delle gated communities, come quella di Borgo Vione, in Italia.
Gentrification oggi: come è iniziata?
Con l’inizio del processo di gentrification, è mutata la percezione che il settore pubblico e privato hanno degli spazi urbani, che vengono valutati esclusivamente per il valore che si può estrarre da essi attraverso edifici e infrastrutture presenti nella zona (quella che Smith chiama la “rendita capitalizzata del terreno”). Un’altra conseguenza del processo di gentrification sul piano antropologico è il mutamento delle modalità di produzione relazionale dei cittadini: la massimizzazione dei profitti sfocia nel crollo dei consumi sociali, o nel trasferimento di questi esclusivamente all’interno di spazi adibiti al consumo. Le conseguenze di ciò sul piano relazionale, sociale e abitativo sono importantissime.
Inoltre, non poco rilevante è l’impatto che il turismo ha avuto in tutto questo, soprattutto negli ultimi anni, dato che da tempo ormai si parla dell’emergenza abitativa delle grandi città turistiche del mondo globale contemporaneo, causata dalla mancanza di offerta di appartamenti per aspiranti residenti, proprio perché la maggior parte degli edifici sono adibiti a locazioni turistiche. Questo processo di touristification sta portando le classi sociali medie impoverite e impossibilitate a trovare un posto letto nelle zone rigenerate, ad essere espulse dalle aree centrali urbane.
Barriere culturali oltre che spaziali
La deregolamentazione e la privatizzazione del mercato e delle politiche degli alloggi, dirette conseguenze del neoliberismo globale, hanno dunque incrementato il processo di gentrification, escludendo definitivamente le classi proletarie dai centri cittadini, e progressivamente anche le classi medie, per sostituirle con clienti più redditizi. Infine, l’individuazione delle aree urbane come spazi di reddito anziché di inclusione e produzione sociale non ha fatto altro che esacerbare le barriere culturali esistenti tra le diverse classi che occupano determinati spazi, esasperando le disuguaglianze negli stili di vita e nella possibilità di accesso ai consumi materiali e culturali. Insomma, abbiamo costruito un mondo sempre più pregno dell’ideologia dell’esclusione dell’ “altro”, considerato diverso da “noi”.
Mayla Bottaro
Bibliografia
- G. Semi, Gentrification, Tutte le città come Disneyland?, Il Mulino, Bologna, 2015.
- F. Ciaramelli, La gentrificazione tra esclusione sociale e diritto all’inclusione, 2015.