Nella filosofia della vita di Georg Simmel, che rappresenta l’ultima fase della sua produzione, emerge la contraddizione fondamentale che si trova alla base dell’esistenza individuale e sociale. Prendendo le mosse dalla divisione nietzschiana tra l’apollineo e il dionisiaco, e dalla nozione di Elan vital di Bergson, Simmel afferma come la vita – superato il grado dell’animalità, e quindi con l’autocoscienza dell’uomo, fattasi Vita dello Spirito – sia necessariamente vincolata per la sua realizzazione a doversi esprimere in forme.

La molla del progresso

Il sociologo tedesco Georg Simmel
Il sociologo tedesco Georg Simmel

Al processo di reificazione segue la cristallizzazione dei prodotti, che vengono ad inserirsi in una dinamica conflittuale dopo essere stati svuotati dei contenuti che li avevano originati. Tale conflitto si impone per la logica intrinseca della vita, in quanto essa è a un tempo per Simmel più vita, e quindi continuo fluire ed “autotrascendersi”, e più che vita, alterità, il bisogno immanente di trascendere forme dalle quali dipende e non può che esprimersi in esse, ma allo stesso tempo sono incapaci di adattarsi alla sua essenza e comprenderne a pieno la totalità, e nelle quali non può quindi esaurirsi. Così le abbandona e muove oltre, dando luogo ad altre formazioni destinate ad abbattere le precedenti, ed a venire eliminate a loro volta dalle successive. È questa la tragedia della cultura, nonché la molla del progresso e del succedersi delle civiltà fino a giungere, secondo Simmel, al grado proprio della modernità in cui il contrasto non si attua più tra le varie forme, bensì si configura come volontà della vita di mostrarsi come pura vita, infrangendo i limiti in cui è contenuta e rifiutando ogni identificazione che non ne rappresenti l’emanazione diretta e immediata. Tuttavia Simmel è ben consapevole che questo non può assolutamente accadere, in quanto il principio formale non si può eludere. Come uscire allora da questa contraddizione? Se la vita non può rinunciare ad assumere una forma, è dunque destinata a restare inespressa, a fluttuare di continuo senza mai fissarsi?

Forme vuote e forme pure

Nel saggio “La socievolezza“, presenta due tipi di forme: da un lato quelle vuote, che appunto mortificano l’essenza della vita, rompendo ogni legame con essa e opponendosi al suo fluire. In contrapposizione ad esse, le forme definite “pure” invece sebbene astraggano i contenuti vitali, come fa appunto la socievolezza – definita come la forma ludica della sociazione –  mantengono un sincero rapporto con questi, fornendo alla vita un canale di espressione genuina, per quanto sempre parziale. Questa forma liberatoria, che si presenta principalmente come arte, si dà in ogni sfera dello spirito; dove infatti una corrente riesce ad esprimere se stessa, e a non degenerare in mera oggettività priva di qualsiasi contenuto, si è in grado, se non di eliminare la contraddizione, di raggirarla ed annichilire la sua gravosità.

Autoespressione

L’insegnamento di Simmel è il più attuale che mai, in quanto viviamo in una società dominata da forme sempre più effimere e potenti, capaci di mortificare la vita ed ogni sua sincera espressione, determinando loro stesse valori oggettivi sovraordinati che mirano al dominio delle individualità fino al loro completo livellamento. Allora l’unica possibilità per mantenere la propria integrità sta proprio nella capacità di esprimere se stessi, nella lotta per la propria libertà individuale, muovendo oltre quei desideri fallaci e quelle immagini di felicità momentanee che ci vengono innestate di continuo, da chi regge le catene e da chi bacia quelle che gli stringono i polsi.

Ivan Lauro

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