Georg Simmel nasce a Berlino l’1 marzo 1858 da una famiglia ebraica convertita al cristianesimo. La sua carriera universitaria fu spesso osteggiata per le sue origini ebraiche e per la natura del suo pensiero, asistematico e difficilmente circoscrivibile a una sola disciplina. Ma proprio questa sua trasversalità ha fatto sì che l’influsso di Simmel sia stato notevole sia sul pensiero filosofico, sia su quello sociologico. La filosofia non può, secondo Simmel, essere disgiunta dalla psicologia. Ogni visione del mondo si lega alla vita degli individui e muta con il mutare di questa. La stessa filosofia non è oggettiva, ma esprime un tipo di reazione dell’individuo ai problemi della comunità di cui fa parte: è un “tipo“, cioè un modello né individuale né universale, ma dotato di universalità personalizzata, tradottasi nella specificità della persona di un filosofo. In filosofia non esistono verità assolute, perché la vita stessa di volta in volta crea e distrugge la verità in cui si esprime. Ad oggi Georg Simmel è considerato uno dei padri fondatori della sociologia con Émile Durkheim e Max Weber nonostante non abbia fondato una vera e propria “scuola”.

Il pensiero di Georg Simmel

Caricatura di Georg Simmel
Caricatura di Georg Simmel

Con la crisi del positivismo, Simmel si avvicina al neokantismo; la prima fase del suo pensiero è caratterizzata dal tentativo di inserire la tradizione kantiana nel positivismo evoluzionistico di Fechner, Spencer e Darwin. Successivamente Georg Simmel sviluppa una concezione vitalistica, una vera e propria filosofia della vita intesa come accettazione rassegnata dell’eterno conflitto tra soggetto e oggetto. Unico rimedio è il mondo dell’arte, ancora caratterizzato dalla libertà. La vita si manifesta come contrasto tra lo spirito e le sue stesse forme. Inoltre Simmel introduce il concetto di tragedia della cultura, cioè la tendenza sempre perdente delle forme culturali a conservarsi contro la vita che le ha prima incorporate e poi superate. Nel mondo contemporaneo la resistenza delle forme si riduce progressivamente: la vita manifesta un’avversione definitiva per la forma in quanto tale; a ciò corrisponde allora una tragedia sociale: l’individuo rifiuta sempre più di sottomettersi passivamente alle forme e istituzioni sociali. Da qui una permanente conflittualità che si pone alla base del processo stesso di socializzazione.


La filosofia del denaro

Filosofia del denaro, edizione originale
Filosofia del denaro, edizione originale

La Filosofia del denaro (Philosophie des Geldes – 1900) è considerata l’opera più significativa di Georg Simmel: essa pone il denaro come simbolo dell’epoca moderna, epoca caratterizzata dall’impersonalità dei rapporti umani, sempre più freddi e distaccati. Il denaro, per Simmel, assume una funzione privilegiata nella descrizione della realtà perché è per suo mezzo che uomini e cose entrano in rapporto tra loro. Non solo gli oggetti sono ridotti a merci, ma anche i valori umani: il denaro domina sulla vita sociale, la quantità sulla qualità. La vita diventa un continuo calcolo matematico, che porta alla prevaricazione da parte dell’attività intellettuale delle attività spirituali, in particolar modo di quelle affettive ed emotive. L’ambiente perfetto per questa società è la grande città. L’uomo diventa un piccolo ingranaggio rispetto all’enormità di tutto il sistema, ed è costretto ad aumentare la sua attività nervosa per adattarsi ai veloci cambiamenti tra sensazioni esterne ed interne. Il tema principale della Filosofia del denaro è però il predominio dello spirito oggettivo su quello soggettivo, che porta sino all’alienazione totale dell’individuo: causa principale di questa situazione è la divisione del lavoro dopo l’invenzione delle macchine; l’uomo diventa parte di un processo di produzione, non si riconosce più come autore del lavoro. La diffusione delle macchine esonera dalle mansioni più pesanti o che richiedono maggior tempo, ma la prestazione si paga, persino nel campo dei lavori domestici. Alla donna di determinati ceti, ad esempio, si spalanca all’improvviso un inatteso spazio di virtualità, di tempo libero, di cui essa però non ha ancora appreso a godere. L’uomo moderno è simile a una cifra da cassaforte, formata da elementi comuni a tutti gli altri, mescolati però in modo da produrre una precisa e inconfondibile combinazione. Nonostante l’argomento, nelle intenzioni di Simmel l’opera non dovrebbe contenere nemmeno una singola riga relativa all’economia.

Gli studi sulla metropoli

Georg Simmel ha focalizzato la sua attenzione anche alcuni caratteri essenziali della metropoli del proprio tempo, fornendo chiavi interpretative che tuttora risultano di estremo interesse ed attualità. Dal confronto tra metropoli e piccole città o ambienti rurali, emergono due differenze sostanziali che sfociano in due diverse osservazioni. La prima è un’osservazione di carattere neuro-psicologico: nella metropoli gli abitanti ricevono un ricco insieme di stimoli che evolvono e cambiano rapidamente, un susseguirsi di impressioni ed immagini che affollano la loro mente. Spostandosi in ambiente rurale da tale ritmo veloce, conseguente alle intense stimolazioni nervose, si passa ad un ritmo lento. La seconda osservazione è di carattere economico: la città è sede dell’economia monetaria. Qui tutti gli scambi sono regolati con il denaro. Per dirla con Simmel, “l’economia del denaro domina la metropoli“. Il baratto, lo scambio diretto di beni, spariscono e chi produce lavora per il mercato, per un consumatore che non conosce e che non incontra mai direttamente. Georg Simmel muore a Strasburgo, in Francia, il 28 settembre 1918, all’età di 60 anni.

Sociologicamente.it

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