George Herbert Mead (1863- 1931) è stato uno psicologo, sociologo e filosofo americano, ritenuto tra i principali fondatori della psicologia sociale. Dopo aver conseguito il master in filosofia presso l’Università di Harvard ebbe l’opportunità di insegnare filosofia e psicologia all’Università del Michigan, dove conobbe Charles Horton Cooley e John Dewey. La sua opera più conosciuta, che divenne punto di partenza per lo sviluppo delle teorie sull’interazionismo simbolico, è “Mente, Sé e società” nella quale l’autore ha cercato di spiegare come la socializzazione porti a far emergere il Sé umano nel processo sociale. La condizione tramite cui questo processo può compiersi è, secondo Mead, il pensiero simbolico, ovvero il linguaggio.

La costruzione del sé

Il linguaggio è un fenomeno intrinsecamente sociale, in quanto diviene significativo solo se le persone sono in grado di acquisire il ruolo dell’altro e riescono ad adottare verso se stessi l’atteggiamento assunto dal proprio interlocutore. Nel corso di questa interazione, le persone costruiscono un’identità, assumono dei ruoli e negoziano significati. I significati appartengono alle loro dimensioni d’uso e l’autore evidenzia come “la natura del significato è intimamente associata al processo sociale che soltanto a questa condizione può manifestarsi […] e il significato implica una triplice relazione fra le varie fasi dell’atto sociale inteso come il contesto nel quale esso nasce e si sviluppa“. Lo sviluppo della coscienza e del Sé individuale avviene in modo graduale, durante l’infanzia; il bambino passerà dalla capacità di assumere il ruolo dell’altro (attraverso giochi di ruolo) alla semplice assunzione attraverso l’immaginazione. Più nello specifico, intorno ai due anni il bambino attraverso il gioco imita i ruoli delle persone che sono entrate nella sua vita (“play” o “gioco spontaneo”); soltanto verso i sette anni impara impara a giocare anche in gruppo secondo regole convenzionali, assumendo ruoli implicati nell’attività comune (“game” o “gioco organizzato“).

L’Altro generalizzato

Secondo Mead lo stadio finale di questo sviluppo si matura quando l’individuo assume il ruolo dell’Altro generalizzato, cioè l’atteggiamento dell’intera comunità sociale, ovvero quando “assume gli atteggiamenti del gruppo sociale organizzato al quale appartiene nei confronti dell’attività sociale organizzata – cooperativa – nel complesso di quelle attività nelle quali quel gruppo in quanto tale è impegnato, l’individuo riesce a sviluppare un Sé completo“. L’Altro generalizzato è il maggiore strumento di controllo sociale, è quel meccanismo attraverso cui la comunità ottiene il controllo sulla condotta dei singoli individui. All’interno del Sé poi l’autore distingue tra “Io” e “Me”. Per “Io” si definisce la risposta dell’organismo agli atteggiamenti degli altri, mentre il “Me” è l’insieme organizzato degli atteggiamenti degli altri che un individuo assume (ovvero riflette le leggi, i costumi, i codici organizzati e le aspettative della società).

L’acquisizione dell’identità

Nelle riflessioni di Mead vengono delineati due tipi di gruppi sociali nelle comunità: ci sono le classi sociali concrete, nelle quali i membri individuali sono direttamente collegati tra loro e le classi sociali astratte, dove gli individui sono collegati ma indirettamente. Tutto il pensiero dell’autore è volto a cogliere la natura dualistica dei processi che portano all’acquisizione dell’identità; l’individuo cresce e sviluppa la piena consapevolezza dei gesti che mette in atto e sa anticipare, a grandi linee, le conseguenze delle proprie azioni. Esso valuta, interpreta e progetta le proprie azioni sulla base di significati condivisi.

Elena Salvini

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