If you remember the sixties you really weren’t there, è senz’altro una delle espressioni più abusate per descrivere gli anni in cui prese vita la subcultura hippie, ma certamente tra il 1964 e il 1974 la storia conobbe uno dei movimenti più influenti, più creativi e più avanguardisti di sempre. Ma che cosa accadde in quegli anni? Chi furono gli hippie? Quali ideali fecero di loro una controcultura così influente e perché proprio in quel periodo storico?

I fatti che svegliarono le coscienze

Se gran parte delle subculture giovanili ha trovato terreno fertile a Londra, cinquant’anni fa fu invece San Francisco a concentrare l’attenzione di un’intera generazione. L’assassinio di John Fitzgerald Kennedy avvenuto a Chicago nel novembre del 1963 fu la goccia che fece traboccare il vaso, ma non fu di certo l’unico fatto a cambiare per sempre la storia degli Stati Uniti sconvolgendo il mondo e svegliando improvvisamente la coscienza dei giovani. Nell’agosto del 1964, infatti, il presidente Lyndon Johnson, successore di Kennedy, rispose a dei presunti attacchi da parte delle navi militari nord vietnamite nel Golfo del Tonchino ottenendo il tanto atteso pretesto degli Stati Uniti per aumentare il proprio coinvolgimento nella Guerra del Vietnam e dando così il via al bombardamento al Vietnam del Nord.

L’università in prima linea

L’arruolamento alle armi iniziò a traumatizzare la cosiddetta generazione dei Baby Boomers, sempre meno capaci di capire i criteri di reclutamento ma sempre più in grado di accedere alle informazioni sul conflitto e sulle sue atrocità. Perciò verso la fine di quell’anno iniziarono a nascere dei movimenti di protesta nei campus delle università americane, che sfociarono nella prima vera e propria organizzazione di cortei e comizi contro il “complesso militare-industriale” e l’intervento militare nel Sud Est Asiatico. In prima linea si distinsero gli studenti dell’Università pubblica di Berkeley in California, al punto che quando nel 1965 si ribellarono contro l’arresto di un attivista anti-razzista, nacque il Free Speech Movement (Fsm), un movimento che si impegnò nell’organizzazione di sit-in e nell’occupazione di edifici in cui tenere attività culturali autogestite. Dalla voglia di stare insieme, di creare consapevolezza senza obiettivi di tipo politico, di esprimere idee ed opinioni in piena libertà nacque un senso di comunità che da lì a breve avrebbe dato origine ad un nuovo stile di vita, senza regole e restrizioni.

La nascita del termine hippie

I ragazzi di San Francisco, definiti dai quotidiani come “impegnati”, iniziarono ad incontrarsi ad Haight-Ashbury, un quartiere popolare dove diventò facile trovare case a basso costo da condividere con altri giovani. Gli abitanti per identificarli cominciarono a chiamarli “hip“, che nello slang americano degli anni Trenta significava “all’avanguardia”, in grado di anticipare le mode e i trends. In realtà diverse sono le ipotesi sulla nascita del termine hippie. La prima è che derivi da hip a cui è stato poi aggiunto il suffisso “ie”, utilizzato in genere in modo dispregiativo e per questo non gradito inizialmente dai ragazzi di Haight-Ashbury. Un’altra è che derivi dal diminutivo di “hip cut“, usato prima dagli schiavi neri portati dal Senegal per indicare persone sagge, ripreso poi dai jazzisti per sfottere i ragazzini che si atteggiavano da uomini vissuti. Un’altra ipotesi ancora è che sia stato coniato nel 1965 dal giornalista Michael Fallon per descrivere la “new generation of beatniks”, fatta di giovani dai capelli lunghi, dagli abiti coloratissimi, sotto l’effetto di sostanze psichedeliche.

Sesso, droga e Rock ‘n’ Roll

E in effetti la musica, le droghe, il sesso furono gli argomenti di maggiore interesse di questo movimento e nessun pregiudizio, nessun tabù mise mai freno al loro modo di approcciare la vita. Persino i prodotti del boom economico e il consumismo furono presto messi alla gogna, non solo perché dannosi per l’ambiente ma anche perché ritenuti una minaccia rispetto all’arte del sapersi arrangiare. La filosofia hippie puntò dunque a sviluppare la creatività e uno stretto rapporto con la natura e con gli altri corpi, con la convinzione di poter cambiare il mondo diffondendo pace e amore. Per questo motivo furono chiamati anche “figli dei fiori” e se i mass media pensarono di sfotterli, in realtà contribuirono a far sviluppare il movimento a macchia d’olio, convincendo sempre più giovani a chiudersi dietro la porta di casa rompendo per sempre i rapporti con i genitori. Ma questo fu solo l’inizio della storia degli hippie; la vera svolta avvenne quando entrò in scena la prima droga psichedelica, nota come LSD.

Universo subculture

1) Subculture e nuove tribù: l’esigenza di distinguersi
2) Teddy Boys: tra voglia di distinguersi e violenza
3) I rave party: quando la musica diventa estasi
4) Rockers: live fast, die young
5) Gli Emo: una subcultura dall’etimologia confusa
6) I Gabber: una subcultura tra rave e stadi
7) I Mods: la generazione che sperò di morire prima di invecchiare
8) Cosplay: una subcultura tra ribalta e retroscena

Alice Porracchio

Print Friendly, PDF & Email