Il fenomeno della dipendenza da sostanze necessita l’adozione di una visione che vada oltre la mera dimensione bio-psico-individuale, in quanto è necessario tenere in considerazione anche i fattori socio-ambientali e relazionali che ne stanno alla base. A tal proposito, l’analisi delle reti sociali è peculiare ai fini della buona riuscita del trattamento terapeutico-riabilitativo degli utenti in carico presso i Servizi per le Dipendenze (Ser.D.). I risultati delle indagini presenti in letteratura suggeriscono che nel trattamento della dipendenza l’analisi delle personal support network è fondamentale e fanno emergere la necessità di implementare interventi che tengano conto della dimensione relazionale dell’addiction e che si basino su una cura delle relazioni. Il presente articolo si propone di passare in rassegna alcuni interventi di rete proposti in letteratura che utilizzano le personal network come strumento di lavoro.

Servizi per le dipendenze: introduzione

Alla base dello sviluppo e del protrarsi nel tempo di una dipendenza da sostanze vi sono dei connotati che non possono essere ricondotti solo ed esclusivamente alla dimensione bio-psico-individuale, in quanto anche l’ambiente sociale nel quale un soggetto è inserito e le relazioni interpersonali che intrattiene impattano notevolmente sul fenomeno. Difatti, in quanto soggetti relazionali (Donati, 2013), gli individui ricorrono quotidianamente alle proprie reti sociali al fine di soddisfare esigenze materiali e bisogni socio-emotivi ma, nonostante i benefici che queste possono portare, possono anche avere degli effetti negativi.

Nel caso specifico delle persone con problemi di addiction da sostanze, è proprio un’anomalia o un deficit della rete sociale che può portare a sviluppare un comportamento di dipendenza e/o impedire il mantenimento di una condizione di astinenza (Panebianco, 2019). Al fine di avere una visione globale degli utenti portatori di tale problematica, risulta essenziale indagare anche le relazioni e le connessioni intrattenute dai soggetti coinvolti, in modo da poter valutare come esse influenzino il ricorso alle sostanze o, viceversa, la cessazione di un loro uso.

In letteratura numerose sono le ricerche che, adottando la prospettiva della social network analysis, hanno individuato alcune caratteristiche delle reti sociali che possono essere considerate predittive del mantenimento di una condizione di astinenza a lungo termine o, viceversa, predittive di una ricaduta (Panebianco et al. 2016; Tyler 2008, Rice et al. 2011, Rhoades et al. 2011; Koram et al., 2011; Chan et al., 2020; Fraser, Hawkins, 2984; Dufur et al. 2013). Soprattutto per la popolazione giovanile alcol/drug-addiced, la quale necessita dell’attivazione di interventi individualizzati che vadano oltre la mera riduzione del danno, si ritiene che l’indagine delle loro relazioni sia particolarmente funzionale al fine di individuare le disfunzioni in esse presenti e mediante interventi network oriented provvedere ad un loro cambiamento (Fraser e Hawkins, 1984; Ellis et al., 2004; Koram et al. 2011; Kirst, 2009; Panebianco, 2015; Panebianco et al., 2016, Knox et al. 2019).

Nonostante ciò, ad oggi in Italia non risultano essere stati attivati – all’interno dei Ser.D.- interventi orientati alla cura delle relazioni, i quali invece sono ancora fortemente ancorati solo alla dimensione prettamente individuale della dipendenza. Si ritiene che quest’ultima lacuna sia in grado, seppur in parte, di spiegare gli elevati tassi di ricaduta tra la popolazione di utenti con problemi di dipendenza, i quali risultano essere piuttosto comuni e frequenti soprattutto tra la popolazione giovanile.

Servizi per le dipendenze: prospettive per l’implementazione

All’interno dei Ser.D., in aggiunta ad interventi di tipo prettamente medico-infermieristico e psicologico, vengono proposte diverse attività socio-riabilitative particolarmente inclusive e funzionali, le cui attività pedagogico-educative sono di diversa natura. Nonostante il loro potenziale, tali interventi hanno a che vedere quasi esclusivamente con la dimensione individuale dell’addiction, non tenendo in considerazione quella dimensione sociale che risulta essere fondamentale ai fini della buona riuscita del trattamento riabilitativo. A fronte di ciò e degli esiti delle ricerche presenti in letteratura, risulta necessario sviluppare e inserire all’interno dei programmi terapeutici modalità di intervento che agiscano proprio sulla rete relazionale dell’utente, che siano in grado di comprendere la dimensione relazionale alla base della dipendenza e favorire il mantenimento di una condizione di astinenza a lungo termine.

A tal fine, l’utilizzo di un approccio che si basa sul rafforzamento delle relazioni sociali si rivela particolarmente efficace, in quanto consente di analizzare e comprendere le reti sociali di supporto di soggetti con problemi di addiction e permetterebbe di individuarne le disfunzioni presenti e promuoverne un loro cambiamento. Proprio per il loro potenziale, si ritiene necessario implementare all’interno dei Ser.D. degli interventi innovativi orientati ad una cura delle reti e delle relazioni sociali: i c.d. interventi di rete.

Alcuni programmi di recupero: gli interventi network oriented

Con interventi di rete si fa riferimento ad un processo che, mediante il ricorso ai dati della rete sociale, permette di influenzare il soggetto con problemi di dipendenza ed accelerare il cambiamento verso l’adozione di un comportamento salutare e non a rischio (Valente, 2012). Attualmente, all’estero, diversi sono i programmi proposti che, basandosi su una terapia di rete, hanno dimostrato di essere utili nella diminuzione dell’uso di droghe e alcol.

Ad esempio, Galanter (1993) ha proposto un modello di network therapy, il quale è stato sviluppato come un tipo specializzato di terapia individuale e di gruppo volto a garantire un maggior successo nel trattamento ambulatoriale dei pazienti dipendenti e durante il quale i familiari e i coetanei sono utilizzati come rete terapeutica (Galanter, Brook, 2001). Mediante l’aiuto di un terapeuta professionista, l’obiettivo è finalizzato alla costruzione di una rete di familiari e amici intimi al fine di pianificare con loro il mantenimento di una condizione di astinenza a lungo termine. Nello studio condotto dallo stesso Galanter et al. (2004), al fine di valutare l’impatto della terapia di rete nella diminuzione dell’uso di oppioidi, sono state impiegate delle sessioni di rete settimanali volte ad aiutare il paziente a creare dei legami più coesi e forti con familiari e amici intimi.

L'alcol permette di mascherare errori e mostrare il proprio sé

In particolare, l’intervento prevedeva una sessione iniziale con il terapeuta volta a selezionare un piccolo numero di nodi della rete che accompagnassero il soggetto nelle sessioni successive. Ogni network session iniziava con il paziente che raccontava gli eventi relativi all’uso di sostanze e i membri della rete identificati precedentemente venivano invitati a commentare il racconto.

Un altro intervento innovativo per il recupero di persone con problemi di dipendenza da alcol è il Network Support Project sperimentato da Litt et al. (2009), il quale aveva l’obiettivo di valutare se tale modalità di intervento potesse portare i pazienti a cambiare la loro rete sociale da una che supporta l’alcolismo a una che, viceversa, supporta la sobrietà. Il Network Support Intervention aveva lo scopo di aiutare i pazienti a modificare le loro reti di supporto sociale affinché fossero più favorevoli al mantenimento di una condizione di astinenza e tale programma prevedeva sei sessioni durante le quali gli argomenti trattati erano i seguenti: l’accettazione dell’alcolismo come problema; la rinuncia dell’idea di gestire la dipendenza da soli e senza supporto; il cambiamento della propria rete sociale; il controllo dello stimolo del bere e la cessazione. Inoltre, ogni sessione prevedeva l’assegnazione di ‘compiti di recupero’ da svolgere (ad esempio, attività familiari, socio-ricreative, educative e occupazionali), i quali erano orientati all’espansione della rete sociale del paziente.

Servizi per le dipendenze: la social behavior and network therapy

Un ulteriore di intervento che ha come fine il miglioramento della rete di supporto sociale delle persone con problemi di alcoldipendenza è la Social Behavior and Network Therapy (SBNT) proposta da Copello et al. (2002). Compito del terapeuta è perseguire tale obiettivo collaborando con la persona alcol-addicted e con i membri della sua rete che sono disposti a sostenerlo nei suoi sforzi di cambiamento. I presupposti alla base di tale approccio, i quali possono essere estesi anche agli altri, sono i seguenti: ai fini del cambiamento, il supporto delle reti sociali è rilevante per tutti coloro che si presentano per il trattamento di una dipendenza; i familiari sono fondamentali per il processo di trattamento; tale lavoro mira a creare le condizioni per il mantenimento di una futura condizione di astinenza e una solida rete di supporto.

sociology people network

Come gli altri interventi, anche il programma SBNT prevede delle sessioni di rete divise in tre fasi: la prima ha come obiettivo l’identificazione della rete, la seconda (composta dalla 2° alla 7° sessione) si propone di costruire, coinvolgere e mobilitare la rete di supporto del soggetto. Infine, l’ultima fase consiste nel consolidamento di quanto fatto in precedenza e preparare i soggetti coinvolti per il futuro. La peculiarità di tale modalità di intervento risiede nel fatto che può essere utilizzata sia con coloro che già presentano una rete sociale di sostegno, andando così a potenziarla, sia con coloro che sono privi di essa, mettendo il soggetto nelle condizioni di costruire una rete di supporto sociale a cui rivolgersi in caso di bisogno.

Altro intervento che riconosce l’importanza della dimensione relazionale della dipendenza è il Programa de Prevención e Inserción Social proposto da Lopez (2010), il cui obiettivo è quello di accompagnare l’utente affinché possa potenziare il proprio capitale sociale relazionale al fine di ridurre la dipendenza dai servizi. Inoltre, un ulteriore obiettivo è quello di attuare un intervento in grado di raggiungere quei soggetti che possono esercitare un ruolo di ponte tra reti eterogenee, che faciliti un’ottimizzazione delle reti familiari e amicali, per sfruttare i loro legami deboli al fine di accedere a quelle risorse che non possono essere soddisfatte dalla loro rete primaria. Pertanto, l’intervento mira a lavorare con la rete sociale del soggetto al fine di modificarne la struttura e la composizione. Le fasi di tale programma sono le seguenti:

  1. fare una prima diagnosi della rete, mediante una mappatura, al fine di indagare i nodi che non utilizzano sostanze, e la somministrazione di un questionario sugli interessi del soggetto nel tempo libero;
  2. informare l’utente sui vantaggi che si possono trarre dalle reti sociali al fine di mantenere una condizione di drug-free;
  3. identificare in quale fase del processo di cambiamento l’utente si trova;
  4. valutare con l’utente quanto costruito e appreso; 5) conclusione dell’intervento.

L’assistente sociale come curatore delle relazioni: un modello di intervento

Gli interventi sopra presentati mettono in evidenza come le reti sociali di soggetti con problemi di addiction possono essere sfruttate per accelerare il cambiamento (Valente, 2012) verso una condizione di drug-free a lungo termine. Per concludere questa rassegna di contributi, di seguito viene presentato un modello di intervento orientato alle reti sociali pensato appositamente per gli assistenti sociali. La social network analysis ha un ruolo peculiare per la pratica e la ricerca del lavoro sociale più di quanto sia stato riconosciuto fino ad oggi (Gillieatt et al., 2015). Pertanto, l’operatore sociale, in virtù del suo mandato e delle sue competenze professionali, può tratte beneficio dall’approccio dell’analisi delle reti, in quanto «is a natural continuation of social workers’ effort to describe social problem, to devlop appropriate intervention, and to shape a humane, effective social policy» (Fraser, Hawkins, 1984, p. 83).

Panebianco (2019) ha proposto un programma di recupero delle persone con problemi di dipendenza che mira alla creazione di una rete di supporto sulla base delle premesse della network analysis e del framework del capitale sociale. Tale proposta di intervento prevede l’articolazione di quattro fasi del processo di aiuto. Dopo un incontro conoscitivo con l’utente, l’assistente sociale dovrebbe organizzare un secondo colloquio, il quale avrà come obiettivo quello di svolgere una mappatura della rete di supporto sociale del soggetto con problemi di dipendenza, al fine di «individuarne la struttura e la composizione, conoscere la forza e il contenuto dei suoi legami, nonché la sua dotazione di capitale sociale, consentendo ciò di definire le priorità dell’intervento e di individuare gli aspetti critici» (Panebianco, 2019, p. 141). Questa prima fase di diagnosi della rete ego-centrata del soggetto consente di esplorare alcune variabili: il network range (ampiezza, densità ed eterogeneità), la composizione della rete in termini di attributi degli alter, la forma del legame (lunghezza della relazione, frequenza dei contatti, vicinanza emotiva), il tipo di risorse (in termini di supporto sociale) mobilitate dalla rete. Un ulteriore elemento da indagare in tale fase è la dotazione di capitale sociale[1] del soggetto, nelle forme closure e brokerage.


[1] A partire dagli anni ’90, il framework del capitale sociale è stato adottato come strumento di analisi per interpretare una serie di fenomeni sociali, tra cui anche quello dell’addiction. Per approfondimenti sul capitale sociale si rimanda alle interpretazioni di P. Bordieau, J. Coleman, N. Lin, R. Burt e P. Donati.


Gli strumenti dell’assistente sociale

Al fine di esplorare le variabili sopra esposte, l’assistente sociale può avvalersi di alcuni strumenti empirici, quali il name generator, il name interpreter, il name interrelator e la ‘scheda di supporto sociale’. Al termine di questa operazione, l’operatore sociale dovrebbe provvedere ad una rappresentazione grafica della rete sociale dell’utente, al fine di mostrare visivamente al soggetto la propria rete attuale. Tale fase dovrebbe terminare con un colloquio con l’utente durante il quale vengono identificati i nodi della rete da coinvolgere nelle fasi successive. La seconda fase dell’intervento prevede lo svolgimento di incontri periodici con tutti i membri individuati che sono disponibili a fornire supporto all’utente durante il periodo di network therapy e anche in seguito al temine del percorso. In questa fase l’assistente sociale avrà il compito di influenzare le percezioni e le opinioni di ego e dei suoi alters di supporto verso obiettivi condivisi, cercando di far raggiungere una visione comune circa la problematica, i bisogni e le necessità dell’utente e, lavorando con la rete, identificare delle modalità comuni mediante cui fornirli supporto. Durante le network session l’utente imparerà a fare riferimento ai suoi nodi al fine di ottenere supporto sociale da essi, soprattutto nei momenti critici che possono essere predittivi di una ricaduta. Lo scopo delle sessioni di rete, e dell’intervento in generale, sarà quindi quello di «aiutare la persona nella costruzione di una rete di supporto più ampia ed eterogenea, […], a composizione mista, soprattutto per quanto concerne le cerchie sociali di riferimento, […], reciproca nella mobilitazione del supporto, incrementando così l’autostima della persona […]» (p. 150).

Inoltre, sarà necessario sostenere l’utente nell’acquisizione di capitale sociale affinché possa contare su relazioni sociali di supporto forti, emotivamente vicine e su legami deboli che gli consentano di accedere ad informazioni nuove, non ridondanti e a nuove sfere della vita sociale. La terza fase del percorso consiste nell’effettuare una valutazione in itinere, nonché un confronto con ego e gli alters della sua rete sugli obiettivi raggiunti sino a quel momento in termini di stato di astinenza ma anche circa il lavoro sulla rete di supporto e sul mutamento che si è generato. È auspicabile una seconda mappatura della rete e una conseguente rappresentazione grafica per visionare tale cambiamento. Al termine del percorso di aiuto, l’assistente sociale e i soggetti coinvolti dovrebbero riflettere sugli obiettivi raggiunti e pianificano il futuro. In particolare, si effettuerà una valutazione del cambiamento e dei risultati raggiunti, accompagnato dall’ultima rappresentazione grafica.

Ciò sarà da stimolo per il soggetto, il quale potrà visionare com’era la sua rete di supporto all’inizio del programma e come questa si presenta al termine di esso. Infine, l’assistente sociale dovrà formare la rete a far fronte alle situazioni nuove, in quanto la rete avrà il compito di continuare a veicolare supporto sociale positivo affinché la network therapy abbia effetti nel lungo termine.

Vittoria Di Pietrantonio

Riferimenti bibliografici

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