Questo 2020 è stato (e lo è ancora) un anno problematico. Tuttavia, tra le varie cose che abbiamo avuto il tempo di recuperare una di queste è la lettura. Continuando in maniera simile a quanto fatto questa estate, ritornano i #consiglidilettura, ma con cadenza mensile.
Postspettatorialità
Uscito a Maggio di quest’anno, edito da Meltemi, Postspettatorialità. L’esperienza socioculturale del cinema nell’era digitale è l’ultimo libro del dott. Mario Tirino, assegnista di ricerca al Dipartimento di Studi Politici e Sociali dell’Università degli Studi di Salerno. L’autore parte dai concetti di mediashock, forma culturale ed esperienza mediale per analizzare le imponenti trasformazioni socioculturali che hanno investito la relazione tra gli spettatori e le immagini in movimento, con il progressivo e pervasivo radicamento dei media e delle tecnologie digitali.

Da un lato, in una prospettiva il più possibile aperta ai transiti disciplinari, questo studio intende presentare le teorie sociologiche, fenomenologiche, mediologiche e culturologiche della spettatorialità. Dall’altro, il testo prova a delineare un nuovo framework teorico (quello della postspettatorialità) che, alla luce di un’estesa analisi delle pratiche della spettatorialità cinematografica nell’era digitale, superi i limiti del concetto di spettatore, al fine di identificare una nuova tipologia di utente mediale. Quest’ultimo, parrebbe essere attivo e partecipe nei processi socioculturali della contemporaneità e si definisce in molteplici modi. Consumatore, distributore, programmatore, archivista e produttore.
Tra fotografia e sociologia
Uscito lo scorso 17 settembre l’ultimo libro di Lorenzo Nasi, ricercatore presso il dipartimento di scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell’università di Siena. Edito da Mimesis nella collana Sociologie, Contrasti. Le disuguaglianze “messe a fuoco” tra fotografia e sociologia si presenta come un testo di sociologia visuale molto interessante.

Secondo l’autore, noi, coscientemente o meno, nuotiamo immersi nelle disuguaglianze. Benché incomparabilmente più ricco di quanto sia mai stato prima, il nostro è ancora un mondo di tremende privazioni e disuguaglianze sconvolgenti. Oltre a essere composita e disomogenea, la disuguaglianza risulta essere anche “scivolosa”, sia per la molteplicità di terreni, spesso impervi e sconosciuti, in cui nasce, sia per il modo in cui evolve e viene percepita. Di fronte a un concetto così “vischioso” e allo stesso tempo così pervasivo, è possibile tracciare degli immaginari condivisi e trasversali?. O, al contrario, la multidimensionalità della disuguaglianza produce una percezione sfaccettata e una molteplicità di visioni?. Spunto decisivo per iniziare a riflettere è il concorso fotografico nazionale “Contrasti”, promosso nel 2017 dall’organizzazione non governativa Oxfam Italia. Un viaggio all’esplorazione di questa “terra incognita”, dove fotografia e sociologia si incontrano in quel sentiero tortuoso che è la sociologia visuale.
Sociologia della musica
Essendo passati 100 anni dalla sua morte, è parso inserire in questa terna di libri di ottobre un testo di Max Weber pubblicato nel 2017. Edito da Il Saggiatore e curato dalla dott.ssa Candida Felici, Sociologia della musica torna all’attenzione degli studiosi.

Per il sociologo Max Weber le armonie musicali delle sinfonie settecentesche o i ritmi sonori delle composizioni su pianoforte possono servire alla costruzione di un’analisi sociologica della nostra cultura. Con intuito geniale Weber esplorò l’universo della musica, analizzò i dati empirici e arrivò a teorizzare una vera e propria sociologia musicale. La prima nel suo genere, nata in forte rottura sia con la tradizione che considerava il sistema armonico logico e immutabile, sia con quella di matrice materialistica, che riduceva la musica, e l’arte in generale, a semplice emanazione della tecnica.

Per Weber, invece, nulla è naturale, tutto nasce da fattori immanenti come la cultura e la predilezione estetica. Weber passa in rassegna gli elementi essenziali della musica europea moderna. Individua le differenze strutturali che distinguono la musica occidentale, fondata sull’armonia degli accordi, da quella extraeuropea, informata al principio della distanza. Trova nell’antica Grecia e nel suo sistema musicale basato sul tetracordo l’origine delle marche specifiche della società occidentale moderna. Proprio a partire da lì rintraccia i fattori che hanno influenzato l’evoluzione musicale, come le caratteristiche degli strumenti e la tonalità del linguaggio.

È così che arriva a comprendere perché solo in occidente si sia sviluppata una musica armonica. Max Weber non riuscì a concludere “Sociologia della musica” prima di morire. Tuttavia, l’opera venne pubblicata postuma l’anno successivo dalla sociologa femminista Marianne Schnitger, sua moglie, e dal musicologo Theodor Kroger. Questa edizione critica è proposta a tutti coloro che siano interessati a conoscere uno degli sviluppi più originali e interessanti del pensiero del grande sociologo tedesco.

Hr specialist, orientatore e giornalista pubblicista laureato in Sociologia con lode. Redattore capo di Sociologicamente.it.
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