Nelle comunicazioni sociali che riguardano i bambini, nel mondo di oggi domina l’immagine ansiogena di un bambino minacciato ed esposto a continui rischi per la malvagità o per la negligenza degli adulti; un bambino che si vorrebbe sempre più fare oggetto di protezione da un mondo che gli è indifferente, se non addirittura ostile. La minaccia dell’abuso sessuale, la pedofilia, la violenza contro i minori, gli effetti dannosi dell’instabilità familiare, la crisi della genitorialità, sono solo alcuni dei disparati elementi che vengono addotti per sostenere questa costruzione sociale dell’infanzia.

Alla ricerca di storie morali

Le preoccupazioni dei nostri tempi per la condizione dell’infanzia raggiungono a volte una tale intensità da sembrare esasperate. Questa acuta sensibilità lascia ampio spazio all’intervento di moralizzatori convinti di sapere con certezza che cosa sia bene e che cosa sia male per i bambini. La grande attenzione che è loro riservata, ed il successo, qualche volta anche istituzionale (si pensi al Telefono Azzurro) che essi conoscono, sono confermati dall’affannosa ricerca da parte dei media di storie morali, vale a dire di visioni del mondo estremamente semplificate a paragone della sempre maggiore complessità sociale, che si servono del codice comunicativo proprio del sistema morale.

Il grande desiderio di moralità

Il grande desiderio di moralità che oggi si osserva può essere appunto ricondotto ad un tentativo di ridurre la complessità attraverso l’imposizione di semplici distinzioni binarie: buono/cattivo, morale/immorale, legale/illegale. Più precisamente, può essere collegato alla ricerca di una soluzione per alleviare l’ansia generalizzata che pervade il mondo di oggi, dovuta sia alla necessità di doversi adattare a cambiamenti sempre più rapidi, sia al “bisogno” di gestire la complessità sociale, un’ansia che spesso si focalizza proprio sull’infanzia. Infatti, la sofferenza dei bambini è venuta a rappresentare emblematicamente lo sfruttamento dei deboli, l’abuso di chi è senza difesa, la violazione dell’innocenza. Giornali e televisioni propongono titoli a sensazione per presentare in modo angosciato e angosciante la condizione dei bambini e dell’infanzia nel mondo. Ci si interroga sulle giustificazioni morali delle pratiche sociali che riguardano i bambini e gli adolescenti e su come viene applicato all’infanzia il discorso del diritto, utilizzando volentieri la retorica dei diritti, siano essi civili, politici o di partecipazione, allo scopo di creare un “mondo migliore” per i bambini.

I diritti dei bambini

Tuttavia, ogni tentativo di semplificazione in questo campo si scontra subito con la constatazione che nell’attuale società di alta differenziazione i vari sistemi comunicativi, essendo autoreferenziali, non possono che operare secondo i rispettivi specifici codici. La morale è soltanto un modo di comunicare e dare senso al mondo, uno tra i tanti che si possono applicare ai minori, accanto al diritto, alla politica, ai servizi sociali. Così il problema iniziale, ovvero l’individuazione della morale e la sua traduzione in principi guida per il benessere dei bambini, non può prevedere una soluzione certa ed univoca. Gli studiosi dei movimenti sociali potrebbero spiegare l’emergere dei diritti dei bambini come la conseguenza di una sorta di inesorabile crociata per il riscatto delle vittime in tutto il mondo che, una volta esaurite le scorte disponibili di gruppi oppressi, i poveri, gli indigeni, le donne, i pazienti psichiatrici, i carcerati, gli animali, ha rivolto la propria attenzione alla sorte dei bambini.

L’infanzia violata

Si tratta di una novità storica, che si inserisce peraltro nei fondamenti della nostra cultura, dove è presente l’immagine dei bambini come vittime innocenti del sacrificio. Tuttavia, tra i bambini e i gruppi “oppressi” sopra menzionati, esiste una differenza cruciale: mentre questi ultimi possono, subito o in prospettiva, attraverso processi di presa di coscienza, rivendicare direttamente i propri diritti, per quanto riguarda i bambini, si deve riconoscere che la similitudine tra minori e gruppi oppressi impallidisce progressivamente a mano a mano che dai giovani si passa agli adolescenti e da questi ai preadolescenti, ai bambini, ai neonati. Questi hanno e avranno bisogno di rappresentanti, tutori, guardiani, avvocati, sostenitori, tra i quali saranno numerosi anche gli esperti, votati alla loro causa. Di tutte le aree e gli ambiti in cui si sono applicati i sostenitori della causa dell’infanzia, quello che ha colpito maggiormente l’opinione pubblica è stato indubbiamente quello degli abusi, e particolarmente degli abusi sessuali. Non importa che a questo panico morale non corrisponda un aumento registrabile della violenza e degli abusi dell’infanzia: in questi ultimi anni nelle società occidentali, e con un’intensità accentuata in Italia, ha finito per prevalere un’immagine di infanzia violata, negata, maltrattata, abusata, sofferente, perciò bisognosa di protezione e tutela.

L’infanzia minacciata

Questa ansia diffusa riguardo alla posizione dell’infanzia e dei singoli bambini nella società in certi momenti sembra tramutarsi in una vera e propria angoscia per le sorti dell’infanzia “innocente” percepita come una specie minacciata da un mondo degli adulti che appare sempre più indifferente o attivamente impegnato in azioni malvagie. Per sedare le ansie della società, qui particolarmente acute, viene invocato l’intervento di operatori specializzati e di esperti. Un gran numero di soggetti, di varia provenienza, vanta competenza su temi delicati e controversi quali il sostegno e la protezione dell’infanzia e l’individuazione dei pericoli a cui i bambini possono andare incontro, primo fra tutti l’abuso. Si tratta di temi rispetto ai quali sembra essersi determinata nel tempo una situazione di consenso, anche ampio. Ma se si guarda dietro alle apparenze, esaminando casi specifici, ci si accorge che pur avvalendosi della competenza scientifica degli esperti, il diritto è sempre in difficoltà nei casi in cui ci si aspetta che garantisca la protezione ed il benessere dei bambini. Nello specifico, indagando nel campo che negli ultimi anni sembra al centro delle preoccupazioni dei media e del pubblico, l’abuso all’infanzia si constata che il diritto, ma anche la politica, l’amministrazione e l’economia, non riescono a rallentare il processo apparentemente inesorabile di creazione di rischi che caratterizza la nostra epoca, con tutto il suo seguito di ansie  e preoccupazioni sociali.

Gianni Broggi

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