La nostra società sta cambiando. Inesorabilmente, per alcuni aspetti positivamente, per altri negativamente. Politica, economia, immigrazione, pari opportunità sono solo alcuni dei temi che nell’ultimo anno sono stati analizzati e messi in discussione, oltre a temi concernenti la cultura e la società.
Questione di cambiamento
I cambiamenti avvenuti in ognuna di queste sfere hanno avuto impatto sugli individui che si sono adattati a nuove situazioni. Non sempre si è in grado di “reagire” ai cambiamenti: magari molti spaventano, altri non sono accettati ma, al netto di ogni ideologia e considerazione personale, i cambiamenti sono frutto di considerazioni di individui che devono, o dovrebbero, lavorare, fisicamente e intellettualmente, per migliorare la nostra società. Ogni individuo, nel suo piccolo, può essere fautore di un cambiamento. Molto spesso mi è capitato di percepire e raccogliere testimonianze di un malessere condiviso da molte persone: incertezze lavorative, problemi familiari, valori persi, indebolimento dei rapporti interpersonali, sopravvento della tecnologia e altro ancora. Alcuni sociologi contemporanei hanno etichettato il nostro paese come “il paese del malessere“.
Un malessere condiviso
Possiamo cambiare questa situazione di crisi morale, economica e politica che investe soprattutto i giovani? Quando inizia un nuovo anno ci si auspica che le cose possano cambiare, che i problemi possano prendere il sopravvento. Non servono menti geniali per risolvere problemi, ogni individuo dovrebbe contribuire al cambiamento affinché determinate situazioni non si verifichino più. Non a caso ho avuto modo di leggere un libro, “Cambiare noi”, che ha messo in evidenza almeno tre punti che possono essere presi in considerazione per aiutare la nostra società a rialzarsi. “Cambiare noi” è un progetto che coinvolge tre importanti personalità del mondo ecclesiale, unite dalla capacità di rivolgersi anche al pubblico laico grazie all’autorevolezza che viene loro riconosciuta. Gli autori affrontano problemi sociali e politici di oggi, in una prospettiva al tempo stesso critica e costruttiva.
Ciotti, Mazzi e Sciortino
“Sarebbe un errore pensare che per uscire dalla crisi bastino contromisure economiche. È certo necessario accorciare le distanze tra il mondo della ricchezza e il mondo sempre più vasto della povertà, ma la crisi ci chiede altro: ci chiede di ripensare e ricostruire le basi stesse della nostra convivenza, le ragioni del nostro stare insieme, del nostro riconoscerci come comunità, come società“, afferma Luigi Ciotti. “Il vero guaio dei nostri giovani siamo noi adulti, che non siamo mai diventati adulti. Tutti i titoli che vergognosamente diamo ai nostri figli andrebbero appiccicati a noi: bamboccioni, sfigati, choosy, monotoni, e pure cicciobelli“, continua Antonio Mazzi. “È vero che la famiglia, oggi, ha tanti problemi, ma va detto con estrema chiarezza che non è il problema del Paese. Mettendo in atto una rivoluzione copernicana, bisogna cominciare a considerarla come una risorsa, anzi la principale risorsa del Paese, su cui investire se l’Italia vuole uscire dal tunnel della povertà e della recessione“, conclude Antonio Sciortino.
I buoni propositi
Siate liberi di essere il cambiamento per voi stessi e di conseguenza sarete il cambiamento del mondo. Non soffermatevi alle apparenze ma guardate sempre in fondo alle cose, siate critici e non abbiate paura delle critiche, perché molte possono essere costruttive. Siate come i sociologi, analizzate ciò che vi circonda e guardate tutto da varie prospettive, indossate le famose lenti sociologiche e sappiate godere di quello che vi circonda.
Filomena Oronzo

Laureata in Sociologia con specializzazione in Politiche Sociali e del Territorio, ho conseguito un master in E-Government e E-Management nella Pubblica Amministrazione, adoro leggere e scrivere. Per me fare sociologia è vivere il quotidiano in tutte le sue sfaccettature e peculiarità. Oggi sono Collaboratore Amministrativo all’I.R.C.C.S Burlo Garofolo di Trieste e soprattutto moglie e mamma, la più grande ricchezza in assoluto.