Il corpo è il primo medium con cui l’essere umano impara a socializzare. Attraverso uno sguardo e uno studio critico della società contemporanea e dei testi specifici di sociologia dei consumi, è possibile operare brevi riflessioni intorno al ruolo che questo strumento del comunicare (McLuhan docet) ha nei contesti contemporanei. Il corpo infatti parrebbe essere il soggetto ma anche il fine ultimo dei consumi attuali, divenendo difatti un baluardo semi-controllabile contro la caduta delle grandi narrazioni. Le imprese, in questo ambiente, svolgono un ruolo ben preciso: configurano, in maniera dialettica con gli attori sociali e attraverso il consumo, nuove forme di identità proponendosi – attraverso diverse forme di fidelizzazione – come alternative funzionali alle desuete forme di creazione del senso oggettivo.

Il corpo come luogo

Il corpo come entità fisica è stato considerato per molto tempo come l’oggetto di studi esclusivo delle “scienze dure” – le scienze naturali – e nella letteratura sociologica classica non ha mai ricevuto le giuste attenzioni. Leggendo i classici è possibile riscontrare una forte tendenza a considerare il corpo in sé come privo di esistenza propria, in quanto ciò che si muove ed agisce è l’individuo, altresì l’unico oggetto di studio a cui le scienze umane devono dedicarsi. Quest’idea ottocentesca si dissipa considerando nella riflessione scientifica il ruolo sociale del corpo stesso che diventa, grazie agli studi sui consumi, degno di attenzione e di riflessione. L’approccio soggettivista allo studio dei consumi che vede gli stessi come l’elemento propulsivo per le trasformazioni del mercato ha permesso di ragionare in maniera critica sul ruolo del corpo, che diventa non soltanto un veicolo che fornisce informazioni sui concetti che ogni società si fa delle persone e viceversa, ma anche un luogo in cui si sviluppano habitus, differenze di classe e processi di identificazione.

Il corpo come feticcio

Il corpo è un oggetto complesso, è sia materia corruttibile che sistema di simboli, ma soprattutto è sia scopo che strumento del consumo: infatti è da considerarsi come una macchina che deve essere costantemente oggetto di manutenzione, funzionalmente mantenuta appariscente e fascinosa in modo tale da essere considerata ed usata come merce di scambio all’interno del mercato globale. Questa visione del corpo come feticcio da idolatrare è stata oggetto delle attenzioni delle attuali imprese che operano seguendo i dettami del biocapitalismo grazie al quale gestiscono i consumi relativi al corpo agendo principalmente sulla mente dei consumatori, rapportandosi con essi costituendo una relazione di mutua influenza reciproca attraverso la ricezione di feedback continui.

La dualità del corpo

Nel contesto contemporaneo di rete i consumatori vivono una problematica nuova, una dualità del corpo che si pone diversamente da quella di natura e Geist. Con l’avvento del digitale, il corpo ha iniziato a scomparire dalla percezione della realtà sensibile, vive altresì una smaterializzazione costante. Oggi l’idea di corpo è duale: si percepisce chiaramente un corpo di carne e uno matematizzato. Essi trovano come elemento condiviso la propria senescenza sia materiale che simbolica. In altre parole, l’individuo contemporaneo sembrerebbe vivere con la percezione del rischio di perdere il suo “involucro”, cioè quel contenitore di soggettività che si frappone a una società eccessivamente inglobante e destrutturante.

Francesco D’Ambrosio

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