È risaputo che l’Italia è considerato il “Bel Paese”: arte, cultura, tradizione culinaria sono solo alcuni degli aspetti che ci rendono, agli occhi degli stranieri, il paese delle meraviglie. L’Italia può vantare sicuramente il primato di avere una delle migliori tradizioni culinarie al mondo. Basti pensare a quanto i nostri prodotti alimentari siano apprezzati sul nostro territorio ma anche ricercati all’estero. Ed è proprio a questo punto che iniziano i problemi per l’Italia. Sarà capitato sicuramente di ascoltare o di leggere qualche notizia di contraffazione di marchi italiani, dall’abbigliamento a prodotti elettronici fino ad arrivare anche ai generi alimentari. Per questi ultimi non si parla però di contraffazione ma di “Italian Sounding“, un fenomeno sempre più diffuso che desta preoccupazione per i produttori italiani. Cosa vuol dire Italian Sounding? Qual’è la differenza con la contraffazione?

L’imitazione di un marchio

Quando si parla di contraffazione ci si riferisce alla riproduzione non autorizzata di un prodotto originale. L’imitazione del prodotto originale comporta un vantaggio economico per il contraffattore in quanto riproduce il bene simile all’originale ma con materiali più scadenti e quindi a basso costo, magari anche sfruttando la manodopera in paesi meno avanzati. Ad essere riprodotto ovviamente è anche il logo o il marchio. Oltre ad essere di scarsa qualità, i materiali utilizzati talvolta possono essere anche tossici. La vendita di beni contraffatti comporta una perdita in termini economici per i marchi regolarmente registrati e per il PIL nazionale. Si stima che le illegalità in termini di contraffazione riguardano circa il 10% del commercio mondiale. Si parla addirittura di globalizzazione  dell’illegale: scambi e investimenti su scala mondiale di merce contraffatta. Quasi tutti i paesi del mondo sono coinvolti in questo circolo vizioso. Nel 2010 sono stati chiusi dal dipartimento della sicurezza interna degli USA 82 siti Internet che commercializzavano merce contraffatta. La contraffazione comporta oltretutto rischi penali. Cos’è invece l’Italian Sounding?

Il “suonare italiano”

Il termine “Italian Sounding” letteralmente tradotto vuol dire “suonare italiano”. Cosa vuol dire? Chiaramente non parliamo di repertori musicali bensì di assonanze linguistiche che evocano il ricordo, e non il sapore, del nostro cibo. Praticamente vengono dati nomi a prodotti alimentari che ricordano quelli italiani ma non hanno nulla in comune con la qualità e le caratteristiche proprie del prodotto. Esempio degli ultimi mesi è un vino prodotto in Cina che evoca il nostro Chianti ed è stato battezzato sotto il nome di “Scianti“. Inutile dire che la pronuncia è diversa, e non solo, ma è inevitabile che il prodotto evochi inequivocabilmente al nostro vino. A differenza della contraffazione, che riguarda prevalentemente illeciti relativi alla violazione del marchio registrato, delle denominazioni di origine, del logo, del design, del copyright, l’Italian Sounding non è legalmente impugnabile e sanzionabile. È un’associazione erronea del nome al prodotto. Ma dove affondano le origini di questo fenomeno?

Una questione di emigrazione

Il fenomeno è nato tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo quando gli italiani emigrarono in cerca di una vita migliore. Da allora la cultura del Bel Paese è molto apprezzata ma, non essendo possibile soddisfare la domanda dei prodotti Made in Italy, molte aziende hanno colto l’occasione per immettere sul mercato delle imitazioni con nomi o grafiche che fanno pensare che provengano dall’Italia. Il fenomeno è diffuso soprattutto in America e in alcuni paesi europei. Molti produttori non italiani si servono dei nomi e delle immagini dei nostri prodotti, li modificano cercando però di non cambiarli totalmente in modo tale da evocare le godurie italiane. Le aziende italiane hanno difficoltà ad essere competitive nel mercato internazionale e i consumatori stranieri sono spesso indotti ad acquistare prodotti falsi credendo che siano originali. E non è per una questione di costi perché pur essendo prodotti non originali, solo perché sono per “fonetica” italiani costano in alcuni casi più degli originali. I prodotti più imitati vanno dal Parmigiano Reggiano, alla mozzarella, passata di pomodoro San Marzano, olio d’oliva, vino.

Vero cibo italiano

Per contrastare il fenomeno dell’Italian Sounding, che causa ingenti danni all’economia italiana, molte istituzioni si sono mobilitate per contrastarne la diffusione. Federalimentare ha richiesto al Governo Italiano la costituzione di un Osservatorio permanente sull’Italian Sounding. La Coldiretti, invece, ha attuato diverse iniziative per portare l’attenzione sul problema, con l’aiuto dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. Prima di acquistare un prodotto all’estero si dovrebbe essere a conoscenza delle caratteristiche effettive del prodotto italiano ricercato e capire le differenze con il falso. Diffidate dalle imitazioni: il vero Made in Italy è solo uno e molti paesi nel mondo, interessati davvero alla commercializzazione di prodotti alimentari italiani, hanno attuato progetti per contrastare questo fenomeno e aiutare tutti a far riconoscere e conoscere il vero cibo italiano.

Filomena Oronzo

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