Secondo Freud quello dello psicologo, assieme al ruolo del genitore e dell’insegnante, rappresentava il lavoro più difficile. Erano senza dubbio tempi assai complessi quelli in cui ha vissuto il padre della psicoanalisi, segnati da profondi cambiamenti sociali, culturali, politici ed economici. Tuttavia oggi, nella società post-industriale, ipertecnologica e globalizzata attraversata da spinte narcisistiche e pulsionali, dove la caducità segna il limes di ogni scelta, l’Io è destinato a frantumarsi in un milione di piccoli pezzi. Tutto è risucchiato dal relativismo assoluto che rende anche il senso di libertà frammentato e incerto. Il lavoro dello psicologo in tempi come questi è più che altro un dovere. Ha il compito di ricompattare quel che si sfalda e si perde. Ha un ruolo centrale nella ricerca del proprio sé disorientato più che mai nell’incredibile mare magno attuale, fatto di maschere e realtà illusorie.

Quando si dice psicologo…

Si intende un professionista che lavora ai fini del benessere della persona. In Italia per diventare psicologo è necessaria la laurea in Psicologia (che dura 5 anni). Se invece si vuol esercitare la professione di psicologo occorre, dopo la laurea, svolgere un anno di tirocinio per poi sostenere l’Esame di Stato, quindi iscriversi all’Ordine degli Psicologi. Il lavoro dello psicologo consiste nel favorire la crescita dell’individuo, aiuta il cambiamento costruttivo e positivo, potenziando le risorse sia del soggetto che della collettività. In altre parole, allo psicologo preme il “benessere” interiore sia del singolo che delle masse. La figura dello psicologo la si può trovare negli studi privati, così come all’interno dei servizi pubblici, negli ospedali, nei consultori, nei centri d’infanzia, nelle scuole, nelle comunità terapeutiche e in molti altri posti. Ciò a dimostrazione del fatto che, come suddetto, la sua presenza oggi è spesso imprescindibile, oltre che trasversale. Gli strumenti con i quali lo psicologo opera sono test e colloqui. Soltanto nel caso in cui abbia seguito corsi di specializzazione quadriennali con una formazione in psicoterapia (dopo la laurea in Psicologia), può dirsi psicoterapeuta, dunque prescrivere una cura farmacologica. In questo caso sarà la figura indicata non solo per quei casi di sofferenza psicologica detta “lieve”, ma anche per quelli più gravi.

Chi si rivolge allo psicologo?

Dallo psicologo ci può andare chiunque senta il bisogno di una consulenza specialistica. Persone in difficoltà per via di problemi contingenti, coppie in crisi, famiglie in conflitto o al contrario desiderose di allargarsi tramite l’adozione, operatori sociali in burn-out, operatori scolastici, minori a rischio di devianza, imprenditori, aziende con problematiche relazionali ed organizzative, ma anche sportivi in fase di preparazione psicologica. Queste e molte altre sono le figure che ogni giorno si presentano dallo psicologo per chiedere la sua consulenza, il suo supporto. Purtroppo restano ancora incrostati certi pregiudizi legati al ruolo ed al lavoro dello psicologo. Sebbene la società attuale abbia scoperto l’importanza della cura di sé, vi sono casi in cui si ha quasi paura dello psicologo. Lo si ritiene una sorta di strizzacervelli capace di manipolare la mente dei singoli e non solo. Alcuni temono che soltanto i “matti” debbano rivolgersi ad uno psicologo, quindi scelgono di affrontare da soli il problema, molto, troppo spesso peggiorando le proprie condizioni di salute psicofisica. È bene dissipare ogni dubbio con la giusta cura di sé che a sua volta passa dalla corretta informazione. Certi problemi non li si può risolvere con l’aiuto del proprio istinto né con il supporto di un amico. Sebbene la cura di sé sia strettamente legata ad un lavoro individuale che il soggetto compie, è pur vero che lo psicologo stabilisce le linee guida da seguire, senza mai interferire nelle scelte del paziente. Lo psicologo compie un lavoro di costruzione del sé e del benessere dell’individuo. Il suo lavoro quindi è proteso a compiere interventi che a partire dalla salutogenesi, ovvero la prevenzione del disagio e la promozione della salute psicologica del paziente, mirano a curare la patologia.

I benefici che lo psicologo garantisce: un volano per la felicità

La felicità è sempre l’inizio di tutto. Ogni storia comincia con la ricerca della felicità da parte del protagonista che vuole cambiare lo stato attuale delle cose per raggiungere il proprio scopo, ovvero ciò in cui crede, ciò che lo farà star bene. Ogni felicità è un atto rivoluzionario. Felicità nasce dal latino “felix” che sta ad indicare la persona che genera e produce cose nuove, alimentando la realtà di cose nuove. Chi è felice, dunque, cambia, arricchisce la propria condizione nel tentativo di star meglio. È un atto di coraggio e a volte si ha paura (perché ogni cambiamento presuppone una rottura col passato, la rottura dello status quo). Tuttavia, mai quanto oggi, se ne sente il bisogno. Il lavoro dello psicologo è come un ponte verso la felicità. Guarda oltre il cerchio che ci si è tratteggiati attorno oppure che qualcun altro ci ha segnato. Come scrive il dott. Giulio Borla, esperto psicoterapeuta presso lo Studio Le Vele di Ivrea:

La metafora è quella di uno psicologo terapeuta in veste di guida alpina e di un paziente desideroso di  trovare e percorrere il suo “sentiero”. […] Come ogni buona guida, il  terapeuta, a seconda della difficoltà dei vari passaggi, potrà star davanti ad  indicare la via, accanto o dietro, fiducioso che il paziente ormai possieda nel  suo zaino tutto ciò che gli occorre, ma al contempo pronto ad intervenire se questi dovesse inciampare“.

Rino Carfora

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