Pensate alle lunghe attese in stazione, ai viaggi in treno, in macchina, in autobus o in aereo, al bar in cui prendete il primo caffè della giornata, alla spesa nel vostro supermercato di fiducia, alla rilassante passeggiata al parco, ai vostri esercizi in palestra, al pub dove mangiate il panino di solito, alle domeniche nel vostro centro commerciale preferito. Cosa hanno in comune i luoghi che frequentiamo quotidianamente?

La musica come sottofondo

Più di ogni altro linguaggio, quello musicale si configura per la sua capacità di suscitare emozioni ed evocare sensazioni. La musica rappresenta l’anello di congiunzione tra la sfera personale e quella sociale; contribuisce infatti alla costruzione dell’identità dell’individuo, del ricordo e della memoria, ma si configura anche come strumento che legittima l’identità collettiva e quel sentimento di appartenenza territoriale e generazionale che unisce i membri di un determinato gruppo sociale. Sono proprio queste caratteristiche della musica – unite ai mutamenti delle modalità di produzione, distribuzione e fruizione musicale, indotti dallo sviluppo accelerato delle tecnologie – a richiamare l’attenzione delle logiche di marketing.

L'azienda Muzak, specialista in musica in ambito lavorativo
L’azienda Muzak, specialista in musica in ambito lavorativo

Ed ecco che il suono, sottofondo onnipresente della nostra vita quotidiana, diventa una forma di architettura prodotta per fini commerciali. Questo tipo di musica fu concepito a partire dagli anni Trenta dall’azienda statunitense Muzak, fondata da George Owen Squier, che si specializzò nell’istallazione di musica negli ambiti di lavoro, nei ristoranti e negli alberghi. A partire dagli anni Settanta le istallazioni musicali sono state progettate soprattutto per i luoghi di vendita e consumo, in quanto la musica rende i luoghi d’acquisto più confortevoli e migliora l’umore dell’acquirente rendendolo così più disponibile all’acquisto. Secondo studiosi di marketing, la musica conquista l’attenzione dei consumatori, fa aumentare le vendite e migliora la comunicazione tra l’azienda e il cliente. Dunque le aziende utilizzano la musica in maniera strategica per promuovere i propri prodotti, rafforzare la propria immagine e sottolineare la personalità del proprio marchio. Il marketing è orientato sempre più al coinvolgimento del brand nella musica; l’associazione di una marca ad una canzone, ad un genere musicale o ad un artista consente di raggiungere obiettivi aziendali, conquistare target che non fruiscono dei mezzi di comunicazione tradizionali e crea l’identificazione del consumatore con il marchio.

La musica dovunque

È dell’artista britannico Luke Jerram l’iniziativa “Play Me, I’m Yours”. Si tratta di un progetto artistico nato nel 2008 che ha fatto il giro del mondo. Più di 1.300 pianoforti sono stati collocati in 46 città di tutto il mondo da New York a Parigi, dal Perù all’Australia. L’istallazione avviene nei luoghi pubblici: stazioni ferroviarie, strade, parchi pubblici, mercati, ponti e traghetti; il pianoforte è a disposizione di chiunque abbia voglia di suonare indipendentemente dalle proprie competenze. In Italia, Grandi Stazioni ha portato l’iniziativa a Venezia, Firenze, Torino, Milano Centrale, Roma Tiburtina e Napoli.

Tale progetto consente il coinvolgimento dei passeggeri in quegli spazi urbani che possiamo definire impersonali, ossia quei luoghi condivisi da migliaia di persone che prese da una quotidianità troppo frenetica si ignorano. Dunque il pianoforte in quelli che Marc Augè definisce i “nonluoghi” determina una rottura seppur temporanea con la routine e dà vita ad una nuova percezione dello spazio, il quale diventa occasione per stare insieme rafforzando il sentire comune.

Musica ‘sentita’ o ‘ascoltata’?

Il violinista statunitense Joshua David Bell
Il violinista statunitense Joshua David Bell

Significativo è l’esperimento organizzato dal quotidiano Washington Post con il famoso violinista statunitense Joshua David Bell. Come emerge da un articolo pubblicato su la Repubblica.it , l’obiettivo dell’esperimento era quello di “verificare se, in un contesto anomalo, la gente normale avrebbe riconosciuto un famoso ed acclamato artista e, soprattutto ne avrebbe riconosciuto il talento“. Il risultato è che uno dei più grandi violinisti del mondo è stato ignorato dai passeggeri persi nelle loro vite frenetiche. Gli unici che hanno prestato maggiore attenzione sono stati un bambino di 3 anni e una donna che l’aveva ascoltato tre settimane prima in un concerto.

È la cosa più incredibile che abbia visto a Washington – ha detto in seguito la donna – Joshua Bell suonava nell’ora di punta , e la gente non si fermava, non lo guardava, qualcuno gli lanciava una monetina. Monetine! Ho pensato, ma in che città vivo, dove può accadere questo.”

La musica colonna sonora che pervade le nostre giornate in modo incessante, spesso si trasforma in mero oggetto di consumo o in una cornice sterile e quindi perde il suo valore. Diventa irriconoscibile, un rumore di fondo senza alcun senso. In una società in cui si è sempre di corsa, il suono diventa un ingranaggio della nostra routine e l’ascolto sempre più distratto e superficiale. Esiste una differenza sostanziale tra il sentire e l’ascoltare, quest’ultimo determina un coinvolgimento intenzionale fisico e psicologico, oltre all’orecchio implica l’utilizzo del cervello. Pronti per l’ascolto?

Di seguito l’esibizione di Joshua David Bell nella metro di Washington.

Anna Giusti

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