C’è una metà che ignora come vive l’altra metà. È un’impasse, corso e ricorso storico, costante ed attuale. Jacob Riis fu precursore nell’utilizzo della fotografia come tecnica di ricerca sociale, capace di evidenziare efficacemente le sempre più crescenti disparità sociali, spinta motrice dietro al processo di riforma che investì lo stato di New York nella fine del XIX secolo.

Indice

Gli immigrati a New York

È il 1870, e un appena ventenne Jacob Riis dalla Danimarca emigra negli Stati Uniti. È un’epoca nella quale l’industrializzazione, l’urbanizzazione e l’immigrazione di massa contribuiscono notevolmente al processo di totale riassetto della realtà sociale. Egli stesso visse sulla sua pelle la condizione di indigenza nella quale riversavano gli immigrati. Fino a quando, nel 1877, non trova impiego come cronista di nera per il New York Tribune. Qui inizia il suo lavoro di ”muckraker” (nome affibbiato dall’allora governatore Roosevelt ai giornalisti di inchiesta). Nella sua opera “La metropoli e la vita dello spirito“, Georg Simmel introduce la figura dell’uomo blasé: colui che ostenta indifferenza, disincanto e scarso coinvolgimento. La vita moderna nelle città è nevrotica, molteplici sono le sovrastimolazioni sensoriali alle quali siamo costantemente esposti. Il cittadino metropolitano tende ad assumere l’atteggiamento blasé. Forte è la necessità di opporsi, o, quantomento, contrastare l’indifferenza, l’indolenza e l’apatia comune. Riuscire a risvegliare la coscienza collettiva. Ed è proprio attraverso questa premessa che meglio possiamo inquadrare il lavoro svolto da Riis.

Un’immagine vale più di mille parole

Nella Grande Mela di fine ottocento, Jacob Riis, munito di una Box Kodak (fotocamera a cassetta semplice che garantiva notevole mobilità), e attraverso un innovativo utilizzo del flash, documenta quella che è la realtà dei “tenements“, i caseggiati popolari newyorkesi. Egli iniziò a fotografare gli slums di New York, dove vivevano gli immigrati di fine ‘800 (per la maggior parte italiani ed est-europei) documentando l’estremo stato di miseria nel quale vivevano: sovraffollamento, denutrizione, condizioni igienico-sanitarie deplorevoli. Mosso da uno spirito riformatore, aprì uno squarcio per sensibilizzare l’opinione pubblica. La sua raccolta di foto confluì nella sua opera “How The Other Half lives” (1890). Conoscere per far conoscere, sensibilizzare, e non orientare, l’opinione pubblica. Un’altra metà è sempre esistita, è sempre vissuta accanto a noi. Eppure, ai più, resta ignota, nonostante tale metà sia intelligibile. Jacob Riis, in una fase che precede l’istituzionalizzazione della sociologia negli Stati Uniti, ne fu acuto osservatore. Non bisogna mai voltare lo sguardo all’altra metà. Le sue indelebili fotografie testimonieranno nel tempo la storia di New York. O, meglio, una storia.

Antonio Curcio

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