Per l’essere umano il vivere, l’esistere, è connesso alla condizione di trovarsi in un luogo; quindi, lo spazio (pubblico soprattutto) diviene l’elemento contestuale e costitutivo allo stesso tempo delle azioni umane (Bettanini, 1976). Citando il filosofo Merleau-Ponty:

«lo spazio non è l’ambito (reale o logico) in cui le cose si dispongono, ma il mezzo in virtù del quale diviene possibile la posizione delle cose» (1988, p.66).

Spazio pubblico, una costruzione fragile

Lo spazio pubblico è una costruzione sociale fragile, mutevole e interessante che prevede una dimensione collettiva sempre più in crescita che contrasta con il mondo contemporaneo che è sempre più diviso ed eterogeneo (Innerarity, 2008). Infatti, lo spazio pubblico è al centro di diversi dibattiti e si trova conteso tra il volere cittadino di partecipare ad esso e gli interessi tra i singoli.

Vi sono molteplici teorie sul progetto urbano, per citarne qualcuna: l’idea di spazio pubblico nella società preindustriale (Jacobs, 1961), la de-materializzazione della sfera pubblica operata dai media (Castells, 1996); la privatizzazione e la tematizzazione della cultura del consumo (Sorkin, 1992; Augé, 2004); la segregazione della città-insicura (Virilio, 2004; Bauman, 2005); il “narcisismo pubblico”, ossia l’invasione della sfera privata in quella pubblica (Sennet, 1977; Lash, 1979).

Lo spazio pubblico come realtà reciproca

Nella teoria di Lefebvre (1970) la città è l’opportunità di rigenerazione dello spazio sociale attraverso la partecipazione attiva degli abitanti che vivono i luoghi urbani. Quindi, la città è la possibilità di riappropriarsi dello spazio e del tempo in base alle esigenze e ai bisogni di chi la vive.

La struttura della personalità tipica del soggetto urbano è spiegata da Simmel (1903) in base alle condizioni in cui esso agisce e interagisce con il contesto e la situazione. Simmel parla di “effetto di reciprocità” per indicare una “concezione della realtà” (in genere e non soltanto sociale) come rete di interazioni di influenza reciproca tra una pluralità di elementi. Ogni elemento è connesso con innumerevoli altri in un’infinita rete di causazioni, ma ciascuno retroagisce anche su quelli che appaiono esserne la causa.

La città come spazio pubblico

Ad oggi, il tema dello spazio pubblico è al centro di un intenso dibattito che coinvolge non solo diverse discipline, ma anche il vissuto quotidiano e sollecita nuove definizioni di senso, capaci di cogliere impulsi e tendenze riferite allo spazio e di riorientarne il disegno.

La società contemporanea è sempre più differenziata e lo spazio pubblico è il luogo dell’eterogeneità. Gli spazi pubblici sono ambiti spesso privi di identità e di confini. Tutto ciò rivela l’esigenza di ripensare sia lo spazio pubblico (come dimensione soggettiva), sia gli spazi pubblici (nella loro dimensione concreta e oggettiva), alla luce delle profonde trasformazioni materiali e immateriali che attraversano la città contemporanea.

Il diffuso allarme sociale sul degrado dell’ambiente urbano e nella percezione dell’insicurezza degli spazi pubblici ha generato un progressivo allontanamento degli individui dalla vita pubblica, una sfiducia nei confronti delle istituzioni e della loro azione e un generale impoverimento dello spazio collettivo.

Definire lo spazio pubblico, il luogo e il territorio

Distinzione necessaria e non banale è quella tra spazio e luogo. Lo spazio è generalmente inteso come un’estensione che si pone oggettivamente all’esperienza umana (dimensione fisica, materiale e geometrica), il luogo è un concetto più controverso. Per il primo vi sono diverse definizioni. Di seguito alcune.

Per David Harvey

In “Social Justice and the City” (1973) e “Space as a key word” (2006), David Harvey distingue lo spazio in tre concetti differenti. Lo spazio assoluto è l’entità calcolabile, misurabile e data, è necessario per fissare confini e diritti di proprietà, il suo corrispettivo sociale è la visione areale; lo spazio relativo è l’associazione di spazio e tempo e si riconduce al punto di vista di un osservatore, il suo corrispettivo sociale è la rete di flussi (persone, merci, denaro, informazioni,…) in cui le distanze sono relative al punto di osservazione; Invece, lo spazio relazionale è ogni punto dello spazio che non può essere inteso solo per le sue caratteristiche specifiche, ma anche per il fatto che incorpora tutto ciò che gli sta intorno tra cui le relazioni sociali e la stratificazione simbolica.

Secondo Henri Lefebvre

In “La production de l’espace” (1970) Henri Lefebvre divide lo spazio in: spazio materiale che è quello esperito con i sensi dai soggetti; come rappresentazione dello spazio il concetto legato ai rapporti di produzione; allo spazio astratto concepito dai cartografi, dagli scienziati, dai matematici che è strumentale al lavoro di urbanisti o ingegneri (spazio fisico percepito), ossia lo spazio in quanto fatto oggetto di categorie concettuali e di rappresentazioni; spazio di rappresentazione che incorpora le prospettive dei concetti precedenti ed è lo spazio in cui la società si rappresenta attraverso le immagini, i simboli, i riti, si riferisce a qualcosa che muta nel tempo, intriso di significati per i suoi fruitori (spazio sociale);

Per Manuel Castells

In “Local and Global: Cities in the Network Society” (2000) Castells distingue lo spazio dei flussi, concetto che fa riferimento alle tecnologie elettroniche che consentono di stabilire relazioni interattive tra soggetti e attività poste in diverse località, producendo reti connesse da flussi di telecomunicazioni; e lo spazio dei luoghi che si riferisce alle pratiche e alle attività organizzate all’interno dei confini di una località; e lo spazio virtuale che è l’insieme delle relazioni mediate dai sistemi informatici, posto talvolta in alternativa allo spazio fisico dato la possibilità che la rete offre di superare in tempo reale i condizionamenti delle distanze.

Il concetto di luogo

Declinando il concetto di luogo, per Gieryn Thomas F. (2000) esso è definito da:

  1. l’unicità della sua collocazione geografica e la sua limitatezza indipendente dalla sua dimensione;
  2. la sua materialità;
  3. l’investimento affettivo che i soggetti e i gruppi hanno su di esso, ossia la sua corrispondenza a simboli e valori.

Per Massey Doreen (1994) il luogo è definito dall’unicità della combinazione di relazioni sociali che vi si svolgono; tali relazioni sono sempre mutevoli e includono anche i rapporti con ciò che sta al di fuori. Tre caratteristiche identificano il luogo: 1) l’ubicazione, intesa come posizione in rapporto ad altri luoghi; 2) la presenza in esso di un insieme di ambiti locali in cui si svolge la vita quotidiana; 3) La percezione di un senso del luogo da parte dei soggetti che genera un senso di appartenenza ad esso. La conformazione e struttura relazionale del luogo (per quanto mutevole) lo rendono distinguibile da altri ambiti e ne fanno un potenziale oggetto di identificazione da parte di attori sociali individuali e collettivi, un ambito che suscita in essi un sentimento di appartenenza.

Il termine territorio

Alto termine che socialmente si usa in maniera interscambiabile è il territorio. Quest’ultimo, però, è inteso come il risultato dell’interazione tra i processi di trasformazione della natura da parte della società, e si ha attraverso una trasformazione delle componenti materiali dei luoghi e dall’attribuzione ad essi di valori simbolici e la disposizione di forme organizzative. In “Space, Territory and Territoriality” (2012) Raffestin introduce, in aggiunta, i concetti di “territorialità” e di “territorializzazione”. Il primo fa riferimento all’insieme di relazioni tra soggetti appartenenti a una collettività con un ambiente, il secondo al processo attraverso cui tali relazioni si configurano.

Uno schema che cerca di racchiudere tutti questi concetti con i relativi significati è lo schema TPSN di Jessop, Brenner e Jones (2008) in cui vengono individuate quattro dimensioni: il territorio (T) che è il principio di strutturazione socio-spaziale, ossia la presenza di confini, la chiusura, la distinzione tra il dentro e il fuori; i luoghi o “places” (P) che è il principio di strutturazione socio-spaziale legato alla prossimità spaziale, alla differenziazione orizzontale tra aree, ciascuna dotata di un centro e di una periferia; le “scales” (S) che indicano una differenziazione verticale di livelli e di relazioni gerarchiche tra di essi; le reti o “networks” (N) che si riferiscono all’interdipendenza tra elementi e alla costituzione di relazioni trasversali tra nodi.

La città: storia e sviluppo creativo

Nel quadro teorico di Lefebvre (1970) la città si presenta come l’opportunità di rigenerare lo spazio sociale attraverso la partecipazione attiva degli abitanti che vivono nei luoghi urbani. Ciò si può tradurre come l’opportunità di riappropriarsi dello spazio in base alle proprie esigenze. La città è il riflesso della società che la vive che si produce e riproduce. La città è il filo cronologico della società perché presenta i resti del passato, è luogo di vita dei contemporanei e accenni al futuro verso cui si sta andando attraverso le diverse policies che si introducono nel tempo (Lefebvre, 1970). Si può delineare una traccia comune nella storia delle città.

La città del ‘900

A partire dal 1913 si è avuta l’epoca fordista in cui si è determinata un’espansione economica definita “miracolosa”, ma madre di un aumento della forbice delle disuguaglianze, dei conflitti sociali e della Guerra Fredda (Settis, 2016). Segue l’urbanesimo postindustriale che, come evidenziano gli anni ‘70/’80, vi è una trasformazione del modello economico e la fine della continuità con l’epoca precedente, si rompe il binomio città-industria, si diffondono le politiche del welfare e vi è uno sviluppo economico. Nello specifico le città si deindustrializzano, il terziario assume il ruolo cardine tra i settori economici e si diffondono politiche neo-liberiste.

A partire dagli anni ’80 cominciano ad affacciarsi i temi ambientali nell’attenzione pubblica, spesso legati alla dimensione socio-economica culturale. Dieci anni dopo compare ciò che viene definito il fenomeno della “globalizzazione”: concetto utilizzato per indicare un insieme di fenomeni associati alla crescita dell’integrazione economica, sociale e culturale e ad un aumento di interconnessioni a livello mondiale. Il sociologo Beck in “Libertà e capitalismo” (2001) distingue globalizzazione da globalismo dove quest’ultimo sta ad indicare l’aspetto interpretativo e costruttivo ideologico delle trasformazioni che stanno avvenendo.

Oltre lo spazio pubblico: la città che muta

La città è un sistema sociale globale, è un centro abitato di dimensioni demografiche; è la sede di attività economiche, di servizi, di relazioni, di politica e di cultura ma la città è soprattutto lo specchio della società che la struttura (Lefebvre, 1870).

Jane Jacobs (1961) si avvicinò alle città come esseri viventi ed ecosistemi. Ha suggerito che nel tempo edifici, strade e quartieri funzionano come organismi dinamici, cambiando in risposta al modo in cui le persone interagiscono con essi. Ha spiegato come ogni elemento della città (marciapiedi, quartieri, governo, ecc.) funziona insieme sinergicamente allo stesso modo dell’ecosistema naturale.

La città muta dal punto di vista fisico, economico e sociale, così i suoi abitanti. Con l’introduzione del modello della “Smart City” e della “Sharing City” si è sviluppata la riflessione sull’uso dello spazio pubblico, con la conversione di spazi in aree verdi, pedonali, con interventi di moderazione e riqualificazione di strade e piazze. Partendo dalle teorie sociologiche della Scuola di Chicago (Robert E. Park, Ernest W. Burgess, Roderick D. Mackenzie) ci si interessa al rapporto di reciprocità che esiste tra l’ambiente e i gruppi sociali che lo abitano.

Molte città, dovendo ridefinire il proprio modello di sviluppo, hanno tentato la carta dei processi di valorizzazione turistica e culturale, medium l’arte. L’opera d’arte è la risultante di azioni e interazioni del contesto sociale a cui appartiene (Becker, 2004). Quest’ultima, sempre più cambia e si evolve verso un uso partecipativo ed emozionale che porta l’artista ad uscire dalle gallerie per riversarsi nelle piazze, sui muri e nei luoghi pubblici in generale.

L’intervento artistico nelle città

L’intervento artistico è in questo contesto un modo particolarmente interessante di guardare a questi quartieri e di comprendere i molteplici strati di usi e segregazioni che apportano vitalità nella vita quotidiana a queste parti dei complessi organismi che sono le città. Nel panorama culturale e sociale contemporaneo, questa riflessione porta ad essere interessati a piccole iniziative che si sviluppano in modo informale ed effimero da artisti che scelgono la città come palcoscenico per il loro lavoro.

Parlare bene per pensare bene street art spazio pubblico città

La street art costituisce un esempio di strategia per la riappropriazione dello spazio, la finalità che si propone è stimolare la riflessione e la presa di coscienza. La Street Art nasce come forma d’arte spontanea, contestuale e il più delle volte gratuita e si evolve nel muralismo che realizza opere su commissione, collocate in spazi concessi dal comune.

I valori che accomunano i progetti d’arte negli spazi pubblici sono sempre collettivi, rivolti alla popolazione civile e accompagnati dal presupposto di migliorare la qualità della vita dei cittadini (Heimich e Shapiro, 2012). Il muro diventa luogo, acquisisce una sua identità proprio grazie al riconoscimento dei suoi osservatori, in modo particolare dai cittadini

Flavia Verona

Riferimenti bibliografici e sitografici

  • Augé, M. (2004). Rovine e macerie. Il senso del tempo. Bollati Boringhieri.
  • Bauman, Z. (2005). Globalizzazione e glocalizzazione. Armando Editore.
  • Beck, U. (2001). Libertà o capitalismo? Varcare la soglia della modernità. Carocci.
  • Becker, M. (2004, August). Organizational routines: a review of the literature. Industrial and Corporate Change, 13, 643-678.
  • Bettanini, T. (1976). Spazio e Scienze Umane. La Nuova Italia.
  • Castells, M. (1996). The Rise of the Network Society: The Information Age: Economy, Society and Culture. Cambridge, MA: Blackwell.
  • Castells, M. (2000). Local and Global: Cities in the Network Society. London: Routledge.
  • Gieryn, T. (2000). A Space for a Place in Sociology. Annual Review of Sociology, 26, 463-496.
  • Harvey, D. (1973). Social Justice and the City. Baltimore: Johns Hopkins University Press.
  • Harvey, D. (2008). Space as a Keyword.
  • Heinich, N., & Shapiro, R. (2012). When is Artifaction? Contemporary Aesthetics, Special Volume 4.
  • Innerarity, D. (2008). Il nuovo spazio pubblico. (M. Melino, Trad.) Roma: Meltemi.
  • Jacobs, J. (1961). The Death and Life of Great American Cities. New York: Random House.
  • Jessop, B., Brenner, N., & Jones, M. (2008). Theorizing Sociospatial Relations. SAGE Journals, 26.
  • Lash, C. (1979). The Culture of Narcissism: American Life in an Age of Diminishing Expectations. W.W. Norton.
  • Lefebvre, H. (1970). La révolution urbaine. Paris: Gallimard.
  • Massey, D. (1994). Space, Place, and Gender. University of Minnesota Press.
  • Park, R., Burgess, E., & McKenzie, R. (1925). La città.
  • Raffestin, C., & Butler, S. (2012). Space, Territory, and Territoriality. SAGE Journals, 30.
  • Sennet, R. (1977). Tha Fall of Public Man. New York: Knopf.
  • Settis, B. (2016). Fordismi. Storia politica della produzione di massa. Il Mulino.
  • Simmel, G. (1995). La metropoli e la vta dello spirito. Armando Editore.
  • Sorkin, M. (1992). Variations on a Theme Park: The New American City and the End of Public Space. Farrar, Straus and Giroux.
  • Virilio, P. (2004). Città panico. Raffaello Cortina Editore.
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