La ricerca sociale che ho condotto ha come oggetto di studio la famiglia e il rapporto che intercorre tra genitori e figli in relazione ad essa. Nell’articolo precedente ho analizzato la famiglia da un punto di sociologico, mettendo in relazione vari tipi di famiglie che nel tempo si sono formate. Oltre alla parte teorica, ho strutturato un questionario che mi ha permesso di raccogliere dati molto importanti. Studiare determinati concetti partendo dalla percezione del campione di popolazione aiuta ad analizzare meglio l’argomento. Dai dati raccolti si possono trarre spunti per trovare soluzioni a problemi riscontrati. Il questionario è stato strutturato sia con domande a risposta chiusa sia a risposta aperta. È stato condiviso in rete per circa due mesi e ho utilizzato come mezzo per la diffusione il social network Facebook. Ciò mi ha permesso di avere un campione di popolazione abbastanza ampio e casuale. Vediamo i risultati.

Dati anagrafici

Il questionario è suddiviso in sezioni. La prima parte riguarda i dati anagrafici del campione che ha partecipato all’indagine. Alla fine del periodo di somministrazione, il campione ha raggiunto quota 436 individui: l’86,7% di genere femminile, il 13,3% di genere maschile. Il 39% di questi è compreso in una fascia d’età che va dai 29 ai 40 anni, segue il 35,5% dai 18 ai 28 anni, il 13,9% tra i 41 e i 50 anni, il 7,8% va dai 51 ai 60 anni e solo il 3,8% ha più di 60 anni. Per quanto concerne il titolo di studio, il 39,9% del campione possiede il diploma di licenza media superiore, il 22,5% laurea di primo livello, queste le percentuali più rilevanti. Il 39,9% è coniugato mentre il 16,2% è convivente. Percentuale importante se ci ricolleghiamo alla nascita delle cosiddette coppie di fatto. Aumenta il numero di famiglie che si creano anche senza il vincolo del matrimonio. Il 40,2% è nubile/celibe e il 3,5% del campione è separato o divorziato. Per quanto riguarda la sfera lavorativa, il 26,3% è dipendente privato, mentre il 14,7% è dipendente pubblico. Il 25,7% è studente, il 14,7% è disoccupato mentre il 5,2% è inoccupato, l’11,3% è libero professionista e il 2% è pensionato. Dopo aver inquadrato il nostro campione passiamo ad analizzare le percentuali concernenti l’oggetto della ricerca.

Situazione familiare

In questa sezione ho raccolto tutti i dati relativi alla situazione familiare del campione. Le famiglie di oggi non sono più numerose come quelle di una volta. Oggi la media dei figli per donna è di 1,32 e anche l’età anagrafica delle mamme tende ad essere più avanzata: si parla di una media di 39 anni. Per quanto concerne il campione, il 43,6% dichiara di avere un nucleo familiare composto da 4 persone, il 30,3% da 3 persone, il 14,7% più di 5 e infine l’11,3% è composto da solo due membri. Questi dati ci fanno capire che comunque le percentuali non parlano in termini di famiglie numerose. Quali possono essere le cause della cosiddetta “natalità zero” in Italia? Oggi le donne sono molto più impegnate nell’ambito lavorativo, non siamo ancora al pari degli uomini ma dai movimenti femministi del ’70 molte cose sono cambiate. Nonostante la conquista di diritti, molte donne si ritrovano ancora a dover scegliere tra la carriera e i figli e questo può essere una risposta al fatto che oggi si fanno meno figli e quindi, di conseguenza, le famiglie sono meno numerose. Gioca un ruolo importante anche il fattore economico. Più figli comportano un dispendio maggiore di denaro e quindi nelle famiglie monoreddito si “calcola” anche questo. Il 50,3% del campione ha entrambi i genitori occupati. Il 42,8% è rappresentato da famiglie monoreddito. Ci sono però anche famiglie in cui i figli contribuiscono alle spese domestiche, il 6,9%. Il fatto che i figli contribuiscano alle spese domestiche può essere interpretato da due punti di vista: se da un lato è ritenuto giusto che i figli aiutino i genitori in casa anche economicamente, considerando oltretutto il fatto che oggi i figli escono dal nucleo familiare molto più tardi rispetto a prima, dall’altro ciò fa capire quanto le famiglie, da un punto di vista economico, siano in difficoltà tanto da farsi aiutare dai figli. “Non è bello farsi aiutare economicamente da tuo figlio, è il genitore che deve soccombere alle necessità del figlio e non viceversa“.

Tipologie di famiglia

La famiglia è un nucleo sociale rappresentato da due o più individui che vivono nella stessa abitazione e, di norma, sono legati tra loro da rapporti di parentela o affinità. Il campione si inserisce nelle seguenti tipologie di famiglia: il 77,7%, percentuale importante, fa parte di una famiglia nucleare; il 2% fa parte di una famiglia mista; l’11,6% fa parte di una famiglia con un solo genitore mentre il 3,2% è parte di una famiglia ricostruita; infine il 5,5% sono coppie di fatto. Dai dati raccolti si evince che più della metà del campione (77,7%) è parte di una famiglia nucleare. Tale tipo di famiglia può essere considerata come famiglia tradizionale composta da madre, padre e figli e può essere messa in relazione con le altre tipologie, ovvero 2% famiglia mista, 11,6% famiglia con un solo genitore, 3,2% famiglia ricostruita e infine il 5,5% famiglie di fatto. I dati che possono essere discussi sono proprio quelli concernenti il confronto tra la famiglia tradizionale e le coppie di fatto. Entrano in gioco molte variabili che se per un verso sembrano andare verso la stessa direzione, dall’altro sono nettamente contrastanti tra loro. Una famiglia tradizionale è legata dal vincolo del matrimonio quindi entra in gioco la sfera religiosa. Molto spesso sono stati messi in discussione i diritti che le coppie di fatto possono avere non essendo “legati”, secondo alcuni, da nessun vincolo. Ma una famiglia su che basi si fonda? Quali sono i criteri che danno ad una coppia l’appellativo di essere famiglia? Le teorie su questo argomento sono tante e anche contrastanti ma resta il fatto che entrambe queste tipologie hanno caratteristiche comuni che possono essere analizzate per trovare delle somiglianze, con o senza “vincolo”.

Il significato della famiglia

In questa sezione viene chiesto di dare una definizione al concetto di famiglia. È stato interessante leggere le risposte date dal campione. Per quanto si possa credere che, in taluni casi, la famiglia possa rappresentare un “peso” ( il 3,5% del campione afferma che la famiglia è una gabbia) soprattutto per i giovani d’oggi, i più hanno ribadito che la famiglia è “unione“, “famiglia è il posto in cui si trova la forza e la sicurezza di fare ed essere“, “nucleo di sicurezza. Quella costante in un mondo sempre più cangiante e cattivo“, “la famiglia è il mio porto sicuro, un posto in cui c’è amore e ci si conforta supporta e ci si confronta“, “una famiglia è un insieme di persone tenute insieme dall’amore“, “è la cellula della società“, “nucleo storico educativo e valoriale, economico strutturale della società“. Le parole evidenziate sono state riscontrate frequentemente. Questo ci fa capire che la famiglia gioca un ruolo di primaria importanza per ogni singolo individuo perché è il primo gruppo sociale in cui un individuo impara ad interagire con l’altro, è in famiglia che si ricevono le prime nozioni di educazione. Una variabile molto importante all’interno di ogni famiglia concerne il dialogo che c’è tra i suoi membri. L’80,3% del campione afferma che il dialogo all’interno di una famiglia è di fondamentale importanza e il 71,1% dichiara che all’interno della propria famiglia, il dialogo viene proposto con regolarità. Se però da un lato la famiglia è considerata un “porto sicuro”, dall’altro, facendo riferimento agli ultimi e sempre più frequenti casi di cronaca, è proprio in famiglia che si consumano delitti e si ha quasi paura di vivere. Perché questo contrasto tra sicurezza e paura? Cosa incombe all’interno dei nuclei familiari tanto da essere distruttivo? È una questione individuale o magari talune situazioni sono conseguenza di perdita di valori e sicurezze anche a livello sociale? Non è facile dare le risposte a queste domande. Anche se dal campione si evince che la famiglia è, come suddetto, un valore inestimabile, sicuramente c’è stata una perdita di valore a livello sociale.

Continua…

Filomena Oronzo

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