Il concetto di globalizzazione, che ha suscitato la curiosità delle masse negli anni ’90, è stato al centro dei discorsi politici, dei giornalisti, degli opinionisti e degli attivisti, ma quanti sono stati in grado di cogliere a pieno il significato di questo termine alla moda e ormai entrato nel lessico comune è difficile stabilirlo.

Cos’è la globalizzazione?

Prima di tutto dobbiamo mettere in chiaro che il termine descrive un insieme di processi collegati tra di loro da ampie, rapide e profonde trasformazioni dell’attuale realtà e delle conseguenze che nascono dall’interdipendenza globale delle trasformazioni del quadro economico, culturale, sociale, tecnologico e delle istituzioni della politica. Tale condizione presenta, come vedremo, molti aspetti ambivalenti e contraddittori.

La dimensione economica

David Harvey

All’origine dei processi di globalizzazione è comunque dominante la dimensione economica con l’accelerazione e la crescita degli scambi grazie allacompressione spazio-temporale”, come definita da David Harvey. In sintesi, la distanza spaziale, grazie alle nuove tecnologie, non rappresenta più una barriera per le comunicazioni: singoli attori sociali e gruppi pur collocati a estreme distanze possono interagire dando vita a conseguenze globali. Perciò assistiamo ad un ribaltamento del rapporto di forza tra economia e politica: la globalizzazione dei mercati finanziari sancisce la propria supremazia sulle forze politiche degli stati nazionali.

I più importanti  mercati borsistici sono in grado di spostare in poco tempo ingenti quantità di denaro e quindi di imporre le proprie leggi all’intero pianeta e nella totalità degli aspetti della vita, “sia pure solo in ragione del fatto che possono sottrarre alla società risorse materiali (capitali, tasse, posti di lavoro)”. Il benessere di una nazione, pertanto, non si fonda più su un confronto tra le parti sociali interno ai singoli paesi, ma dipende piuttosto dalla loro capacità competitiva e dal loro peso nella scena internazionale.

La dimensione culturale

Roland Robertson

La globalizzazione gioca un ruolo di rilievo anche sul piano culturale. In questo caso presenta delle tendenze contraddittorie su cui il dibattito sociologico è ancora acceso. La cultura cambia: si dilata, e si estende, e se da un lato questa innesca processi di omogeneizzazione culturale con il modello occidentale capitalistico, dall’altro, come ha fatto notare Robertson con la sua definizione di “glocale, persistono molte realtà diverse che tendono a salvaguardare la propria identità e specificità culturale. Nel complesso va considerato anche il processo di rimescolamento delle popolazioni e dei gruppi etnici: migliaia di persone che si spostano tra continenti e provocano scambi interculturali ma indirettamente anche conflitti.

Frammentazione e moltiplicazione dei valori

La dialettica globale-locale rappresenta pero l’aspetto più generale degli effetti che ha la globalizzazione sulla cultura moderna. A ciò si aggiunge l’indebolimento di una spiegazione univoca ed esaustiva della realtà parallela alla caduta delle ideologie collettive che porta ad una frammentazione, disgregazione e moltiplicazione dei valori. Tale condizione offre all’individuo un aumento significativo nelle possibilità di scelta dei propri ambiti relazionali e nei propri orientamenti che determina però una asimmetria sostanziale tra le aspettative e le reali possibilità di realizzarle.

Incertezze ed anomia

Una maggiore liberta che è pagata con quella che viene chiamata da Durkheim anomia definita dallo stesso “una condizione in cui sono assenti o carenti i valori, le norme, i legami sociali che consentono all’individuo di interpretare adeguatamente la realtà che lo circonda e di dare un senso e un orientamento alla propria vita”. Nasce così nei soggetti della società globale un senso di provvisorietà di incertezza che ricopre ogni aspetto della vita e che descrive anche Zygmunt Bauman riferendosi alla moderna “società liquida”. Ogni individuo, svuotato cosi della propria identità partecipa alla società non più come produttore ma come soggetto del sistema del consumo, e attraverso di esso cerca di realizzarsi.

Come si sono modificati i rapporti sociali?

Nella rivoluzione globale subiscono forti trasformazioni anche i rapporti sociali. Lo sviluppo delle comunicazioni e i nuovi mezzi di comunicazione,  come detto, fanno sì che le relazioni siano slegate dallo spazio fisico in cui queste realmente avvengono. Tale separazione comporta un declino, uno sfilacciamento delle interazioni faccia a faccia, dei rapporti sociali reali, così come del radicamento dell’attività umana nei contesti locali e dell’impegno pubblico a vantaggio di relazioni indirette, impersonali. Anthony Giddens ha coniato il termine “disembedding” per identificare queste relazioni che avvengono in condizioni di lontananza e contemporaneità e sottolineare come lo spazio sociale non sia più definito dai confini spaziali e temporali entro i quali uno si muove. Per l’autore “l’interazione si ristruttura in archi di spazio-tempo indefiniti”.

Due facce della stessa medaglia

Queste trasformazioni hanno portato a diverse considerazioni: da un lato le nuove tecniche di comunicazione come affermava McLuhan creano nuove possibilità e modi di vicinanza, di tipo egualitario e indifferenti alle gerarchie sociali, nonché forme di coinvolgimento che portano a ciò che definiva villaggio globale”. Dall’altro pero in questa riconfigurazione dei legami di fronte alle nuove complessità ritroviamo un carattere di incertezza, fragilità e precarietà che si riscontra nei rapporti sociali attuali.

Valerio Adolini

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