La moda, secondo Simmel, esprime il conflitto tra uniformità e differenziazione, il desiderio contraddittorio di essere parte di un gruppo e simultaneamente stare fuori del gruppo, affermando la propria individualità. La moda rappresenta la metafora del fascino che le novità esercitano sul soggetto moderno in generale, e sulla borghesia e le classi medie in particolare. Esse, a differenza della nobiltà, non possono fare affidamento su tradizioni e stili familiari di lunghissima durata e, a differenza delle classi meno abbienti, sperano di migliorare la propria posizione sociale attraverso un proprio stile.

La moda tra società primitive e civilizzate

Nelle società primitive l’impulso a conformarsi è superiore, in quanto l’individualità dell’uno viene assoggettata ai valori e alle tradizioni della più ampia collettività. Le società primitive sono governate da princìpi che fanno capo alla tradizione, ad antichi valori e credenze. Difficilmente vengono messi in discussione perché portatori di un’identità che vuole essere difesa nel tempo e a cui si vuole dare continuità. Essa identifica con quella indiscussa del gruppo di appartenenza. Conseguentemente, ci saranno relativamente pochi cambiamenti in ciò che le persone indossano in quanto il bisogno di esprimere la propria individualità non s’incontra con i bisogni della società. Nelle società civilizzate, caratterizzate dalla presenza di più numerosi gruppi sociali e quindi da una struttura sociale più complessa e articolata, c’è invece il desiderio di esprimere la propria individualità. Ciò che le persone indossano è il mezzo: il pericolo di mischiarsi e confondersi induce le classi dei popoli civili a differenziarsi negli abiti, nel comportamento, nei gusti.

Non solo gusto estetico

Oggi non parliamo più di classi sociali ma di stili di vita. Le dinamiche attraverso cui avviene la differenziazione non sono cambiate: continua ad esistere il bisogno di appoggiarsi ad un modello sociale (o più di uno) quale sicura piattaforma dotata di senso e il bisogno di trovare il cambiamento nell’elemento stabile, la differenziazione individuale, il distinguersi dalla generalità. Sulla base di questi bisogni si sviluppano delle mode mediante le quali ogni gruppo accentua la propria coesione interna e la propria differenziazione verso l’esterno. Quando si parla di moda non si tratta di un mero gusto estetico tra abbinamenti e colori, almeno non dal punto di vista sociologico. Essa è il mezzo per esprimere l’individualità e questo aderire e distaccarsi assume forme del tutto personali e private in ogni essere umano. Al tempo degli studi di Simmel, la ricerca si basava principalmente sullo stile europeo: quello classico-italiano di distinzione all’interno di uno schema culturale stabilito, e quello germanico di completa e totale unicità assoluta della personalità.

Perché tutti abbiamo amato Karl Lagerfeld?

Quando parliamo di moda è doveroso citare Karl Lagerfeld. Il kaiser della moda è stato capo esecutivo di Chanel e direttore creativo di Fendi. I marchi sono entrati nell’immaginario collettivo dei modaioli. Karl Lagerfeld è diventato famoso anche in altri campi, vero e proprio artista a tutto tondo. Ognuno di noi si può identificare in una sua frase o può prenderlo come riferimento nell’ambito creativo. Personifica il concetto di moda e diventa punto di riferimento dell’intero concetto, non attraverso un’espressione estetica ma personale: credenze, valori e idee del kaiser diventano moda.

Barbara Petrano

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