La morale è l’insieme di valori e ideali in base ai quali gli individui decidono liberamente la scelta del proprio comportamento. Tali valori si originano dalla realtà sociale e politica, si riferiscono all’organizzazione economica e giuridica, si rifanno alle tradizioni di una collettività e quindi mutano nel loro percorso storico. Parlare di morale oggi, in una società dove molti valori si stanno perdendo, non è affatto facile. Ma in sociologia la morale come è interpretata? Quali sono gli studi in relazione ad essa? Davvero oggi gli uomini sono a-morali?
La morale è solo un concetto convenzionale?
I termini “morale” ed “etica” spesso sono utilizzati come sinonimi ma tra i due c’è una differenza sostanziale: mentre la morale considera come dati di fatto le norme e i valori, l’etica svolge su di essi una riflessione quasi speculativa dandone una spiegazione razionale. Questi due concetti fanno parte della vita dell’uomo e possono essere considerati come variabili importanti del comportamento di un soggetto. Quando si parla di comportamento ci si riferisce sia a quello individuale, sia a quello collettivo poiché l’uomo è considerato, sociologicamente parlando, come animale sociale. Le azioni compiute dall’uomo sono dettate da linee guida e queste possono riguardare sia la sfera socio-politica, sia quella religiosa. Nell’ambito laico, la morale denota la rivendicazione, da parte del singolo o della collettività, dell’autonomia decisionale rispetto a ogni condizionamento esterno; nell’ambito religioso si trova legittimazione nella norma morale proveniente da Dio. Sicuramente il concetto di morale è molto vasto ma gli individui usano la morale per quello che ritengono più opportuno o per quello che è convenzionale? Gli studi sociologici come spiegano il concetto di morale? Si può parlare ancora di morale come valore nella società odierna?
La morale per Bauman
Secondo il sociologo polacco Zygmunt Bauman, nella modernità la morale è la regolazione coercitiva dell’agire sociale attraverso la proposta di valori o leggi universali a cui nessun uomo ragionevole può sottrarsi. Quando espone il concetto di morale, lo presenta in maniera semplice ma allo stesso tempo profondo. La morale nasce come il consegnarsi di un individuo all’altro. Dall’io al tu. L’instaurare questo rapporto preclude il vivere in società perché è proprio in essa che si creano le dinamiche che sottolineano l’importanza dell’agire da parte dell’individuo. Ma è un agire razionale? L’impulso a essere per l’altro, a donarsi all’altro, indipendentemente da come l’altro si comporta nei suoi confronti, non è razionale. Per questo la morale, che è originata da questo impulso, è del tutto irrazionale. L’origine della morale preclude sempre un atto individuale, implica necessariamente un “io” (è la mia decisione), mai un “noi” (non è un atto collettivo, né l’esito di un accordo, perché è sempre la scelta del singolo di atteggiarsi in un certo modo nei confronti dell’altro). La morale quindi è un atto del tutto individuale, ma crea la società. La società nasce da una scelta etica individuale. L’atto etico individuale va fatto da me e non da altri, però crea un vincolo: viviamo in società, siamo in società, solo in virtù del nostro essere morali. Per Bauman si incontra l’altro non propriamente “come persona”: Bauman usa il termine “persona” nel senso in cui viene usato dall’interazionismo simbolico, per cui il concetto di persona è inteso nel senso di una maschera che ricopre un ruolo. L’identità di ogni individuo è la somma di tutti i ruoli che copre. L’atto morale ci permette di incontrare l’altro come volto, cioè nella sua vera identità e non nel ruolo.
La vita in frammenti
Oggi parlare di morale non è facile. Capita spesso di sentir dire che, soprattutto i giovani, non hanno valori e che tutti sembrino “navigare” sulla stessa linea d’onda, omologandosi. Talvolta l’omologazione non sempre porta risvolti positivi. Sarà così? Una cosa è certa: “la vita post-moderna è, dal punto di vista morale, una vita in frammenti“. È come se gli uomini vivessero una forte crisi d’identità. Può essere questa generata da una mancanza di punti di riferimento? Da una condizione socio-politica-economica particolare? È difficile generare oggi un rapporto “faccia a faccia” con l’altro. La difficoltà sta nel fatto che le persone credono ben poco al fatto che agendo in maniera etica e morale si possano risolvere molte problematiche che affliggono la nostra epoca. Non parliamo soltanto di problemi etici e morali che riguardano argomenti scottanti come quelli attuali nel nostro paese, ma anche di argomenti quotidiani che portano le persone a scontrarsi e non incontrarsi. Che si tratti di un congiunto, di un conoscente, di un concittadino, di un bambino, di uno straniero o di un migrante, poco importa. Ciò che conta è riattivare la responsabilità morale verso il prossimo. Ciò che importa è riscoprire quell’individualità che va via via sempre più perdendosi dietro strumenti non adatti alla vita umana. Viviamo in un tempo sofferente e fragile e solo noi, individualmente, a piccoli passi, con moralità, possiamo rendere meno vulnerabile la nostra epoca.
Filomena Oronzo
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Laureata in Sociologia con specializzazione in Politiche Sociali e del Territorio, ho conseguito un master in E-Government e E-Management nella Pubblica Amministrazione, adoro leggere e scrivere. Per me fare sociologia è vivere il quotidiano in tutte le sue sfaccettature e peculiarità. Oggi sono Collaboratore Amministrativo all’I.R.C.C.S Burlo Garofolo di Trieste e soprattutto moglie e mamma, la più grande ricchezza in assoluto.