Il termine ‘gruppi di lavoro’ indica gruppi di persone riunite per uno scopo operativo. Nella ricerca sociale i focus group, i brainstorming e tutte le tecniche basate su persone in interazione sono, appunto, gruppi di lavoro. Se ricordate quanto scritto nella precedente puntata stiamo esplorando il ruolo del linguaggio nel metodo della ricerca e, in particolare, l’uso della semantica, che qui vedremo applicata ai gruppi.

Il livello sintattico

Prendiamo, come esempio, la tecnica più semplice e nota ai più: il focus group. In una sessione focus, sotto la guida di un facilitatore, i presenti conducono un dialogo fatto di dichiarazioni, di consensi e dissensi, di eventuale ricerca di una convergenza (se questa è la finalità del focus, non sempre è così). Solitamente – specie se si insiste con la ricerca di una sintesi condivisa – l’interazione avviene prevalentemente sul piano sintattico-lessicale, e su questo piano il facilitatore conduce il gruppo.

C’è sovente una presunzione di fondo, che deriva nientemeno che da Cartesio e che ha fondato la logica scientifica per secoli (e che ha dominato la sociologia fino alla metà del secolo scorso); vale a dire la presunzione dell’oggettività del linguaggio, nel senso che quando io dico ‘tavolo’ tu capisci ‘tavolo’ nello stesso identico significato. Sarebbe estremamente interessante indagare la fallacia di questa concezione, ma ci allontaneremmo troppo dall’oggetto di questo testo. Oltre ad alcune puntate precedenti (dove ci sono già molti riferimenti) prego i lettori di attendere, prima o poi affronteremo anche il problema sotto il profilo strettamente linguistico e non più sociologico.

Andiamo avanti. La precedente figura fa riferimento a un caso empirico reale che non vale la pena di descrivere, in cui attori diversi devono discutere il concetto di ‘efficacia’ di un servizio. Ovviamente ci sono idee diverse, significati, visioni, priorità e finalità differenti che, se trattate solo sotto il profilo sintattico verrebbero considerate errore (questo è ciò che sostiene Cartesio nel suo Discorso sul metodo, quando dice che essendo la realtà univoca, se persone diverse la descrivono diversamente significa che sbagliano, semmai per incompletezza delle informazioni possedute). Naturalmente nessuno di noi pensa che la realtà (men che meno quella sociale) sia unica, interpretabile unicamente sotto l’egida di una verità esclusiva.

Il livello semantico

Da sociologi (ma anche semplicemente da persone dotate di buon senso) sappiamo che le cose stanno molto diversamente. Sappiamo che per molte ragioni ognuno vede le cose a modo suo, e il semplice confronto sintattico rende, diversamente, ogni cosa opaca, forzosamente anonima e senza dialettica. La realtà è sempre una realtà, una sua ricostruzione, una sua interpretazione differente da individuo a individuo, come semplificato nella figura a fianco.

Attenzione ora: la tipica strategia di un conduttore di focus è quella di invitare i partecipanti a scavare dentro i concetti e vedere se se ne individuano elementi caratterizzanti condivisi. Anche se non dichiarato, quello che si cerca di fare è un percorso di discesa della scala delle generalità secondo l’approccio lazarsfeldiano visto nella puntata precedente. Si cerca, quindi, di individuale le dimensioni che “coprono”, semanticamente, il concetto indagato. Se si insiste (semmai non sempre a ragione) alla ricerca della condivisione, succede probabilmente questo: si riconosce la presenza di molteplici dimensioni che, però, continuano a esser intese sotto il ristretto profilo sintattico e non nella ricca complessità semantica. Vale a dire che “si condivide” la presenza delle dimensioni A, B e C, che restituiscono l’apparenza di una univocità del concetto nei suoi significati profondi, senza considerare, invece, che ogni dimensione è un’unità di senso diverso in cui le coperture semantiche possono coincidere oppure no e che conseguentemente, volendo approfondire ulteriormente (cosa che raramente si fa), si troverebbero indicatori completamente diversi fra i diversi attori (oltre a indicatori simili e altri uguali, ovviamente). Il livello semantico, correttamente inteso e praticato, aiuterebbe a comprendere le differenze nelle opinioni delle diverse persone, semmai sacrificando le forzature nella ricerca di improbabili consensi.

Tecniche e semantica

Ma non è il focus group a consentire agevolmente questi approfondimenti. Le diverse tecniche hanno potenzialità di approfondimento linguistico differente (anche se non esclusiva). I focus group, come detto, sono ottimi per un’analisi a livello sintattico e solo con una specifica capacità di conduzione possono approdare a quello semantico; il brainstorming valutativo è specifico per analisi semantiche e interessante anche per l’analisi con un approccio pragmatico (di cui non abbiamo trattato qui). I questionari offrono potenzialità d’analisi solo sintattiche. E così via. La mappa qui riportata dice anche molte altre cose, ma ormai è ora di chiudere. Ne riparleremo prossimamente.

Claudio Bezzi

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