In un recente film intitolato “Italiano medio” (2015) di Maccio Capatonda, il protagonista cercava di vivere un’esistenza all’insegna della moralità: ambientalista, animalista, vegano con fidanzata fedele e con i medesimi ideali, contrario ad ogni tipo di spreco ed alla televisione. Finché qualcosa in lui si spezza, oberato dal peso del futuro dell’ambiente e dell’umanità, capisce che, nel presente, vale tutto ed il contrario di tutto, ovvero ogni affermazione, ogni valore hanno senso, o meglio, sono socialmente accettati, anche se agli antipodi, quindi si adatta, vivendo una doppia identità: da un lato, la figura dell’integerrimo, dall’altro, il dissoluto privo di scrupoli. Tale narrazione esplica al meglio l’attuale società basata su contraddizioni palesi. Oppure anche un tempo esistevano contraddizioni, ma venivano maggiormente celate?
“La sposa in bianco, il maschio forte, ladri di polli, super pensioni, ladri di stato e stupratori, il grasso ventre dei commendatori, diete politicizzate, evasori legalizzati, auto blu, sangue blu, cieli blu, amore blu, rock and blues, nuntereggaepiù.” Rino Gaetano
Tra presente e futuro
Ascolto telegiornali e radio, leggo i quotidiani e le varie notizie diffuse attraverso i social: non emerge un quadro edificante della nostra società. Ragiono ed emergono un insieme di riflessioni associate ad immagini e fatti presi come emblema contemporaneo. Programmi tv che si erigono giudici morali con pseudo-sentenze di condanna ed obbligo per l’imputato del giorno di chiedere venia, assassini e criminali trattati come super guest star, politici che inneggiano frasi razziste con un triste ritorno agli anni ’80 italiani (e non solo) quando comparivano cartelli con scritto “non si affitta ai meridionali”. Scuole e case di riposo dovrebbero essere luoghi di crescita e cura in senso lato, invece non mancano casi di cronaca di bullismo e violenze: come non pretendere la presenza di telecamere fisse? Ancor di più dovrebbero vigilare buon senso e umanità. D’altro canto, quando la cronaca racconta di studenti che aggrediscono fisicamente e verbalmente insegnanti, genitori che non accettano rimproveri ed usano a loro volta violenza, è spontaneo domandarsi dove siano finiti rispetto e senso del pudore.
Un destino segnato
In Irlanda, una sentenza ha stabilito l’assoluzione di un violentatore perché la vittima indossava un perizoma. Le suffragette si staranno rivoltando nella tomba. Come se secoli di lotte femministe per parità tra i sessi, diritto al voto, espressione libera, disposizione libera del proprio corpo (al grido di: ”Il corpo è mio e lo gestisco io!”) fossero stati cancellati. Come se vecchi e stupidi stereotipi di retaggi maschilisti fossero immortali. Stalking, donne assassinate e deturpate da ex, pensioni minime a 516 euro (e meno), anni per ottenere una TAC tramite il servizio pubblico, disoccupati plurititolati e non. Se un tempo studiare era sinonimo di garanzia di un posto di lavoro, oggi non si sa. E non dimentico lo sguardo di quel 35enne disoccupato con laurea con lode in Economia scappato tra le montagne per la vergogna di aver deluso la famiglia, il padre disperato e lui che, dopo qualche tempo, ritorna, ma con lo stesso sguardo perso (fonte: trasmissione “Chi l’ha visto?” del 24 Ottobre 2018). Super indennizzi contrapposti a gente che non sa se andrà in pensione dopo 40 anni di lavoro. Le mafie. Le ecomafie. Persone che non si sentono più sicure nel posto in cui vivono. Nuove forme di criminalità e nuove droghe. Ponti e ponticelli che crollano.
Un paese morto
Ovviamente questi sono solo alcuni esempi riduttivi, perché, in Italia, molti altri meccanismi non funzionano, ma risultano alquanto esplicativi. Il punto cruciale è la legge che deve conciliare la necessità di tutela e sicurezza con la messa in pratica effettiva. Più semplice a scriversi che ad applicarsi. Lamentarsi e non agire serve a poco. Necessità sempre più forti di azioni politiche mirate, capillari e puntuali. Necessità che il popolo faccia sentire la propria voce: un senso nostalgico e di ammirazione verso le rivoluzioni sessantottine. Indicative sono le parole del giornalista e divulgatore Piero Angela: “L’Italia è come il gigante Gulliver, imbrigliata da mille lacci che ne immobilizzano la forza. Nel dopoguerra, ogni giorno, vedevi un miglioramento: si tiravano di nuovo su le case, costruivamo le strade […]. La vita proseguiva. Oggi, invece, ogni giorno, scompare qualcosa. Ci impoveriamo. E gli italiani sono assuefatti dal degrado. Non vedono vie d’uscita. […] Sono stanchi di un paese fermo. […] Sono l’innovazione, la ricerca, la competenza, il talento, la creatività, l’istruzione che creano il valore aggiunto. […] Non ci sono punizioni per chi sbaglia. E non ci sono premi per chi merita. Un paese così non può funzionare. È un paese morto” (Fonte: Huffington Post Italia).
Sogni e realtà
Mi sono chiesta, alla luce di ciò, se esistano ancora ideali fra i giovani (e non), obiettivi da inseguire e realizzare: si lotta ancora per una determinata meta? Un recente studio (Maggiolini, Morelli, Falotico, Montali, 2016) ha analizzato i contenuti dei sogni di preadolescenti, adolescenti e giovani adulti (per un totale di 1.000 soggetti), correlandoli ad episodi di vita diurna. I sogni concernono tematiche come paura e fuga, scuola, competizione e sport, minacce dall’ambiente, caduta e disorientamento spaziale; i temi legati alle esperienze diurne riguardano amicizia e divertimento, competizione e successo, emozioni forti, relazioni familiari, incidenti e disastri: affiorano elementi di continuità e discontinuità tra contenuti diurni e notturni.
Si può fare la differenza?
Secondo altre ricerche (Mantovani, 2013), giovani italiani e stranieri sognano di svolgere un lavoro di prestigio o di sfondare nel mondo dello sport o dello spettacolo: la classe d’origine ed il contesto familiare influenzano le aspirazioni e le aspettative occupazionali. Si ha l’idea di poter disporre di tutto, che tutto possa essere comprato e sostituito, perdendo di valore e significato. La soluzione viene fornita anche dalle diverse applicazioni scaricabili sullo smartphone attraverso le infinite interconnessioni: come se un dispositivo fosse un prolungamento del corpo, fondendo sempre più reale con virtuale. C’è ancora spazio per sognare? Vige il principio del tutto e subito, della sostituzione immediata sia nell’ambito lavorativo che relazionale. È evidente il collegamento alla società e all’amore liquido di Bauman. Quale società si lascia in eredità ai posteri, alle future generazioni, ad un figlio? Ognuno di noi, nel proprio contesto, può veramente fare la differenza. Probabilmente questa è una visione pessimista supportata, però, da fatti oggettivi. Un pessimismo cosmico leopardiano in versione 3.0. Fortunatamente esistono pure le cose belle della vita e molti altri emblemi positivi. Affetti, studi, amore, realizzazione di sé, famiglia, viaggi, le piccole e grandi soddisfazioni quotidiane. E forse, nonostante tutto, si può ancora sperare?
Arianna Caccia

Laureata in Sociologia della salute e degli stili di vita, nutro un forte interesse per lo studio e l’analisi dei fenomeni sociali. Sempre pronta ad imparare e migliorarmi, amo leggere, scrivere, Vasco Rossi e Rino Gaetano e fare lunghe passeggiate in campagna.