“I circuiti elettrici hanno rovesciato il regime del ‘tempo’ e dello ’spazio’ e riversano su di voi istantaneamente e continuamente le preoccupazioni di tutti gli altri uomini. Hanno ricostruito il dialogo su scala globale.” (Marshall McLuhan)

Viviamo in una società globale, non solo per gli scambi transnazionali, ma anche per il flusso sempre più rapido di informazioni nel mondo. L’utilizzo dei media ci permette di essere connessi oltre lo spazio e il tempo. La società non è più relegata all’interno dei confini nazionali. Per esempio, nel 2011 gli spettatori di tutto il mondo, muniti di smartphone, potevano assistere in tempo reale alle sommosse durante la Primavera araba.

Mediatizzazione

I media sono “spazi di azione” che “cercano di collegare ciò che è separato” (Zielinski 2006). Oltre ad essere infrastrutture ed istituzione che producono e distribuiscono contenuti, i media sono i contenuti stessi. La nascita della stampa, sicuramente ha dato il via ad una rivoluzione per la comunicazione, con la creazione di prodotti destinati a numerosi lettori. Tuttavia, è il Novecento a rappresentare il “secolo delle masse”, nella quale i mass media tradizionali iscrivono e costruiscono nuovi mondi condivisi. Essi entrano nella quotidianità e nella case private, prima con la radio, successivamente con la televisione e infine con Internet. Risulta difficile individuare un camposociale che non sia coinvolto da una pratica mediale, o da una diffusa mediatizzazione, soprattutto per i nativi digitali. La mediatizzazione (termine più specifico rispetto a mediazione) è intesa, appunto, come l’influenza sempre maggiore dei media in tutte le sfere della società e vita sociale.

David Altheide e Robert Snow verso l’inizio degli anni Ottanta hanno proposto una nuova visione del potere dei media, non collegato esclusivamente alle risorse istituzionali, ma influenzato dal modo e dalle relazioni che la società instaura con i media stessi. Secondo questa teoria, ogni individuo assume una logica mediale, tramite l’ancoraggio di categorie organizzanti da parte dei media, utili a costruire la realtà. “L’esperienza di vita è diventata un’esperienza di fronte ai media.” (Gitlin 2011)

L’arrivo di internet

Internet, attraverso la sua connettività globale, supera i limiti e le scarsità precedenti derivate dai mass media tradizionali, perché estende lo spazio dell’azione sociale. Viene considerata una rete di reti che connette ogni tipo di comunicazione. I media moderni erano caratterizzati da una comunicazione di “uno verso molti” (one to many). I media digitali, invece, permettono un rapporto “uno ad uno” o “molti a molti”, costruendo uno spazio di interazione più vasto. La connessione online estende l’azione sociale, perché è interattiva. Abbiamo la possibilità di partecipare direttamente alla produzione di contenuti in rete, in modo individuale o collaborando con altri utenti. Sorgono delle connessioni aperte che creano riserve infinite dalla quale attingere.

Trans Media Web Editor

Google, tramite il suo browser ,ci offre la disponibilità istantanea e infinita di risorse d’informazione del mondo. La nostra routine è stata modificata dal rapporto, intensificato dai dispositivi mobili, con i nuovi media. Roger Silverstone (2002) analizza questa trasformazione nella dialettica, cioè nella conversazione. Tutti noi formiamo una dialettica, attraverso le interpretazione ed i frame raccolti dai media. L’interscambio tra i media e la continua proliferazione di contenuti è come un “torrente” (Gitlin 2001), un flusso incessante e “sovrasaturo” di informazioni visive e testuali nella nostra routine. La sovrasaturazione della società contemporanea comporta ad uno stato di non equilibrio causato da un eccesso di contenuti mediali.

Le relazioni tra individui e i nuovi mezzi di comunicazione aumentano sempre di più, di conseguenza non è possibile analizzare sociologicamente questo rapporto con un’unica teoria. La ricerca sui media può essere interpretata attraverso una piramide a quattro vertici rotabile, portando in alto la teoria che si vuole prendere in riferimento. Risultano diversi approcci e priorità: i testi mediali; l’economia politica dei media e la produzione, distribuzione e ricezione; le proprietà tecniche; gli usi sociali. Ogni priorità genera una teoria, tra cui quella considerata maggiormente nei tempi recenti: “la teoria dei medium”. I media estendevano le capacità dei nostri sensi e delle capacità percettive. Tuttavia, questo studio non considerava l’utilizzo e l’agire attorno ai medium. Una teoria che considera i processi sociali è la teoria dei media socialmente orientata.

Trasformazioni

Internet, insieme alla diffusione degli smartphone, ha contribuito ad un cambiamento nella produzione dell’informazione e nel modo di vivere la vita online ed offline. Nonostante le informazioni sembrino infinite e libere, la maggior parte dell’elaborazione e della produzione dei contenuti digitali è in mano ad intranet aziendali. Internet rivela i suoi limiti anche per quanto riguarda l’accesso, non possibile a tutti i Paesi. Emergono problemi di digital divide con forme di disconnessione. Ciò nonostante nella società dei bit ,che volge verso il superamento di limiti, anche internet è in espansione. Geograficamente la connessione tra Stati è aumentata, con la conseguenza di uno spostamento da una Rete prevalentemente di lingua inglese ad un’altra con lingue diverse.

mondo social - società mediatizzata

Il mondo caratterizzato da queste trasformazioni, vive una serie d’incertezze e di interrogativi alla quale occorre rispondere. I media non sono più da considerare un circuito chiuso di produzione-distribuzione-ricezione, difatti è più sottile la “fondamentale separazione fra il produttore e il consumatore.” Gli attori commerciali principali dei media sono Google, Facebook e Apple poiché vendono, creano dispositivi tecnici, motori di ricerca o piattaforme. Il Web ha spostato l’assetto dei medium da pubblicazione a quello di comunicazione, aumentando le reti interpersonali, ma i media moderni rimangono o vengono inglobati nel mondo online. (Ad esempio la radio spostata nei siti di podcast). Ondate di saturazione mediale hanno investito i modi di agire della società contemporanea.

I media come pratica sociale

Che cosa facciamo con i media? Le pratiche sono molteplici, rispetto alle abitudini d’uso che riguardavano gli spettatori passivi. In passato l’agire utilizzando i mass media era ripetitivo, circoscritto e definito dalla scarsità. L’informazione era un pendolo che oscillava tra notizie ed intrattenimento, offerte da poche istituzioni mediali. Adesso, invece, la comodità si trasforma in una perpetua ricerca e distribuzione dei contenuti ricchi e molteplici. Gli individui, oltre lo zapping televisivo, passano da un media all’atro (multi-tasking). Si cercano nuovi modi di semplificare la ricerca in rete e Philip Napoli parla di “massificazione” di internet, riducendo il numero dei siti di riferimento. (Ad esempio l’I-phone semplifica la nostra interfaccia con la molteplicità di media attraverso dispositivi iconici). L’audience e l’interesse varia con il passare del tempo, ed il trattenimento mediale deve adeguarsi a nuove forme ibride d’informazione.

La struttura libera di internet e i costi bassi di produzione potrebbero rappresentare una speranza per generare una produzione culturale dal basso. Terhi Rantanem (2009) suppone che, la continua disponibilità di informazione “simile a notizie renda più difficile ricavare un profitto dai servizi giornalistici generali.” Le istituzioni mediali, i produttori dei media, creano delle rappresentazioni sociali che, appunto, rappresentano modi su come vedere il mondo. “Il pensare, per mezzo delle rappresentazioni sociali, si suppone abbia leggi proprie che son ben distinte dalle leggi della logica.” (S. Moscovici)

Familiarizzare con i media

La diffusione delle informazioni nel Novecento ha permesso di “familiarizzare” quello che ancora non era noto a tutti e di risolvere la “crisi di controllo”, specialmente negli USA e Inghilterra. Con il superamento di uno spettatore passivo, che adesso assume il ruolo di produttore e consumatore, i media devono offrire nuovi spunti e individuare le tendenze. Proprio per questo motivo, a creare frame e contenuti, è lo spettatore stesso e la centralità dei media diventa una centralità socialmente distribuita. L’utilizzo degli smartphone ci permette di essere sempre in diretta con una società globale, “dal vivo”. Oltre alla perenne connettività, YouTube, per esempio, è una piattaforma di mediazione fra gli spettatori e le grandi aziende mediali. I social network, tra cui Twitter, offrono la possibilità di esibirsi in un palcoscenico online che collega istituzioni mediali, celebrità e membri dell’audience.

Social media

Le  varie agende dei media (teoria agenda Setting), tra cui lagenda politica, si influenzano e si intrecciano con la ricerca di nuova audience politica. Obama, nel 2008, usa per la prima volta i social network per la sua campagna elettorale. Dai partiti mediali, che utilizzavano la propaganda tramite i mass media tradizionali, siamo passati all’epoca in cui ogni politico, ma anche le istituzione politiche stesse, possono essere seguiti e contattati da chiunque. Ovviamente in una società dei bit, con infiniti intrecci e infinite relazioni, non c’è un unico modo di interpretare la relazioni tra media ed esseri umani. Il principio di non linearità è, appunto, una spiegazione sociologica che non vede nell’evoluzione dei media un processo lineare. Ormai, le nostre pratiche quotidiane sono modificate dall’arrivo dei mass media, tradizionali e digitali, così da considerare questo processo come un insieme aperto di cose che fanno le persone nel mondo: media come pratica sociale.

Tuttavia, oltre alle pratiche nel quotidiano da parte di tutti noi, ci sono le attività delle istituzioni dei media rivolete agli audience. La raccolta d’informazioni è limitata, nel grande oceano della rete, tramite la creazione di frame. Il framing è il processo tramite la quale, quando apprendiamo qualcosa, attribuiamo dei significati scegliendo quello che vogliamo percepire. (Erving Goffman) I media contribuiscono a questa selezione, concentrando l’attenzione in una determinata cornice e direzione. “La vera domanda, se l’ordine sociale soddisfi effettivamente le nostre necessità, non può essere posta quando il nostro pensiero sociale è determinato dall’assunto che è proprio un ordine che dobbiamo partire.” (Raymond Williams)

Nuove forme di esistenza umana

Ogni teoria è utile per lo studio della sociologia dei media, ma il concetto di “pratica”, come qualcosa che gli esseri umani fanno, permette di focalizzare l’attenzione sulla comunicazione individuata come azione. Concentrando lo studio verso le pratiche legate ai media, otteniamo una comprensione preferibile dei processi sociali attraverso le pratiche legate ai media. L’interscambio tra i mezzi di comunicazione è un universo di pratiche, che come tutte le pratiche sono sociali a un livello di base, proprio attraverso le azioni che le rendono regolari.

Vivere nel mondo digitale presuppone che esistere significa essere indicizzati da un motore di ricerca. Attingiamo e veniamo coinvolti nell’attività di ricerca ,nella riserva di informazioni data da internet. Scoprire contenuti sempre nuovi attraverso strumenti di ricerca online, anche i nostri siti preferiti sono il risultato di ricerche precedenti. E’ dalla ricerca che si sviluppano le pratiche, ad esempio di scambio di informazioni o di archiviazione dei siti.

Ricercare è una pratica fondamentale attraverso la quale si trova e si classificano le varie preferenze e peculiarità nell’individuo in rete. Inoltre, oltre a cercare che cosa vi è “fuori”, l’utente attua nel web delle pratiche sul mettere in mostra(showing). Wittgenstein (1953) definisce una somiglianza di famigliain queste pratiche, perché: ogni atto di messa in mostra, assomiglia ad almeno un altro atto di messa in mostra, tanto da appartenere ad una macro- famiglia più estesa. Qualsiasi atto di questo tipo, quindi, presuppone una concatenazione di rimesse in mostra. YouTube offre uno spazio vasto di  “messa in mostra”, in cui ritroviamo video di attori eterogenei che con bassi costi possono promuoversi e produrre contenuti. Lo stesso riguarda sui social network, dove l’individuo pubblica frammenti di vita privata che finisce nel flusso di immagini online. “Mettere in mostra è solo uno dei possibili modi in cui la vita, un tempo privata, viene proiettata oltre i confini usuali.”(Couldry).

Presenziare, archiviare

Da questi atti, si generano pratiche inserite nella routine, tra cui il presenziare e l’archiviare. Il presenziare è riferito ad azioni tramite i media, attraverso una “presenza per gli altri” nella dimensione spazio. Il produttore esibisce il proprio sé, cercando di emergere e di essere visibile nello spazio pubblico. Questo atto risponde al requisito di riuscire ad avere una presenza pubblica, al di là di quella fisica, permettendo di costruire una “oggettivazione di sé” . Ognuno si mostra nel palcoscenico digitale, ed il presenziare diventa una necessità per non essere esclusi e rimanere “in contatto”.

Larchiviare, invece, ci offre l’opportunità di gestire nel tempo tutte le informazioni che produce la rete. “Il passato diventa più accessibile al presente”, ed ogni contenuto rimane in un archivio aperto online. Emergono siti trans-individuali per la condivisione di materiale, sostituendo le precedenti forme di archiviazione come: il diario, l’album fotografico ecc. Infatti, come osservano Christensen e Ropke, anche la fotografia viene inglobata dal presenziare ed archiviare in rete, diventando “pratica integrata”.

Eco e gli imbecilli digitali

Alcune pratiche , appunto, sono diventate delle abitudini che influenzano la nostra vita offline e quella online. Non è semplice definirle, si possono comprendere meglio se si considerano articolazioni complesse di molteplici pratiche relative ai media, ma anche pratiche che non agiscono sui media. Ad esempio, le pratiche relative al giornalismo si stanno adeguando ad una nuova distribuzione di notizie, poiché il consumo online è ormai parte integrante nella quotidianità. Il poter commentare è un’altra pratica complessa, che fa emergere un’infrastruttura del commento. I commenti relativi ai media tradizionali rimanevano come eco davanti agli schermi, potendo interagire solo con le persone che condividevano lo spazio fisico. Bensì, adesso, il commento espresso online viene archiviato e reso visibile.

Mediamorfosi

Umberto Eco, durante una conferenza nel 2015, ha dichiarato:

“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.

La perenne connessione online, ci permettere di nuotare in un oceano di canali. Molti autori individuano nella “connettività continua” una caratteristica delle generazioni di “nativi digitali”, che si aggiunge alla richiesta sociale di essere sempre “disponibili.” Tuttavia, nonostante l’abilità di relazione con il mondo digitale, la maggior parte dei giovani non conosce il lato tecnico, ad esempio il linguaggio HTML, che si nasconde dietro il funzionamento  dei multi- canali. Oltre alla navigazione in internet, non si hanno necessarie conoscenze per padroneggiare queste nuove tecnologie. La generazione di nativi digitali, in realtà, si scontra con la non consapevolezza totale del web e delle mille App che utilizziamo ogni giorno. Questa generazione si adatta all’ambiente, pur non conoscendolo e non controllandolo in fondo.    

Arianna De Maggio

Bibliografia

  • Couldry N. (2015). Sociologia dei nuovi media. Teoria sociale e pratiche mediali digitali, Londra, Pearson
  • Gitlin T. (2002). Sommersi dai media. Come il torrente di immagini e suoni travolge le nostre vite, Milano, Etas
  • Goffman E. (2001). Frame analysis. L’organizzazione dell’esperienza, Roma, Armando Editore
  • Mcluhan M. (1967). Gli strumenti del comunicare, Milano, Il Saggiatore
  • Moscovici S. (2005). Le rappresentazioni sociali, Bologna, Il Mulino
  • Silverstone R. (2008). Mediapolis. La responsabilità dei media nella civiltà globale, Milano, Vita e Pensiero
  • Williams R. (1992). Tecnologia e forma culturale, Roma, Editori Riuniti
  • Zielinski S. (2019). Varations on Media Thinking, Minnesota, Univ of Minnesota