La narrativa fantascientifica non si è cristallizzata a Isaac Asimov e Philip Dick, ma trova in qualche modo nuove possibilità di espressione. Un ottimo esempio su un diverso media quale è il videogioco è sicuramente Detroit: become human. Un prodotto oggi divenuto multipiattaforma che ogni buon sociologo deve provare.
Il creatore di Detroit become human, David Cage
David Cage, il “regista” nonché creatore del videogioco, è uno storyteller molto particolare. Egli riesce ad adattarsi ai tempi e alle aspettative del pubblico di riferimento. Pensiamo a Heavy Rain (2010) e Beyond: two souls (2013), i suoi precedenti lavori. Detroit: Become Human, videogioco del 2018, propone spunti di riflessione molto interessanti dal punto di vista sociologico.

La città di Detroit
Sicuramente evocativo del cinema fantascientifico di derivazione dickiana, il gioco è ambientato in un futuro prossimo, possibile. Siamo nel 2038 e la popolosa città americana di Detroit, patria dell’industrialismo fordiano, sta ora vivendo una nuova giovinezza. Grazie alla Cyberlife, un’azienda di produzione di androidi, la città è tornata a essere il centro del progresso economico e tecnologico. Questa situazione ha tuttavia generato una forte tensione sociale. Ogni tipologia di lavoro è svolta da questi esseri macchinici che, nonostante siano integrati e in maniera superficiale accettati, non godono in realtà di particolari apprezzamenti da parte della popolazione umana.
I protagonisti: gli Androidi
Il giocatore è chiamato a impersonare tre distinti androidi, costruiti con delle specifiche d’uso e dunque in grado di assumere determinati ruoli e svolgere precise mansioni. Le vite di questi androidi apparentemente così diversi verranno a intrecciarsi fino a determinare lo sviluppo pressoché assoluto della trama, infatti a seconda delle scelte del giocatore è possibile affrontare e risolvere la crisi sociale in maniera differenziata. Ognuno dei personaggi avrà un approccio alla risoluzione del conflitto completamente diverso, legato indissolubilmente al carattere del protagonista di turno.

Il titolo si presenta come un esercizio videoludico di una governance di politica sociale, che va a toccare temi molto attuali quali il trattamento delle minoranze, la gestione delle problematiche del lavoro e il post-human. Tutto è gestito in modo tale da coinvolgere il giocatore rimediando e ridiscutendo i suoi valori.
Francesco D’Ambrosio

Hr specialist, orientatore e giornalista pubblicista laureato in Sociologia con lode. Redattore capo di Sociologicamente.it.
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