La sociologia è una disciplina molto giovane ma in costante evoluzione e sempre al passo coi tempi. Non è un caso quindi che la – quasi normale – conseguenza della ricerca sociale riguardi i nuovi terreni digitali. Non deve sorprendere dunque la nascita di una sociologia ben precisa, ovvero la sociologia digitale.

Che cos’è la sociologia digitale?

La sociologia digitale intende studiare e analizzare il digitale non solo come un oggetto di studio o una tecnologia, ma intende prendere in esame il digitale come un vero e proprio campo di studio all’interno del quale osservare e analizzare i cambiamenti. Basti pensare alle diseguaglianze dovute al digital divide, le relazioni sociali nelle comunità online e diverse altre pratiche che hanno avuto il loro sviluppo nei terreni altri della rete. Se da un lato l’approccio al digitale come campo di studio si è inserito nel dibattito come una nuova proposta di ricerca metodologica fino a sfociare nei digital methods, col tempo la sociologia digitale ha assunto un rilievo tale che si è affermata anche dal punto di vista teorico.   

Ogni esigenza di capire i fenomeni genera approcci e interessi variopinti ma con la sociologia digitale non si vuole semplicemente aggiungere nuovo strumento tecnico alla nostra cassetta degli attrezzi metodologica quanto piuttosto raggiungere il cuore dei processi socio culturali contemporanei. Ovviamente l’utilizzo dei metodi digitali per lo studio dei processi culturali non implica certamente che questi siano gli unici metodi possibili o addirittura degli approcci superiori ad altri in uso nelle scienze sociali. Infatti è opinione condivisa che i metodi digitali della sociologia omonima debbano essere triangolati quando possibile con tecniche tradizionali o virtuali allo scopo di giungere a una comprensione più completa dei fenomeni sociali online (Caliandro, Gandini, 2019).  

Le basi epistemologiche della sociologia digitale

Se partiamo dal presupposto che oggi la vita è digitale in ogni sua sfaccettatura allora la sociologia è prontamente chiamata a studiare ogni fenomeno nuovo o rimediato. Detto in altri termini, studiare la società digitale significa concentrarsi su molti degli aspetti che da sempre sono interesse per il sociologo. Pensiamo al sè, l’identità, il corpo, le disuguaglianze, le reti sociali, le relazioni di potere, le strutture sociali le istituzioni, la politica e i movimenti sociali eccetera.

La base epistemologica che caratterizza la sociologia digitale si può riassumere in tre premesse fondamentali:

  • la necessità di affiancare a una prospettiva che considera centrale il ruolo dei media in un dato contesto una prospettiva in grado di mettere al centro invece l’attore sociale. Questo allo scopo di indagare le relazioni sociali che quest’ultimo sviluppa con altri soggetti umani e non umani, come ad esempio gli algoritmi e le intelligenze artificiali
  • il rifiuto della separazione concettuale ed epistemologica tra reale e virtuale tra online e offline. Detto in altri termini, non c’è differenziazione –  oggi come oggi – tra contesti puramente digitali e contesti “di vita vera” poiché come ci ricorda P. Levi, “il virtuale è reale”.
  • il rifiuto di una prospettiva tecno-deterministica nei confronti dei media digitali delle piattaforme e delle applicazioni. Detto in altri termini, ci si vuole distanziare sia dall’idea della tecnologia come attore sociale onnipervasivo ma allo stesso tempo ci si vuole discostare anche dall’idea che i big data costituiscano il superamento della teoria.   

Raccogliere i dati digitali

Per poter operare efficacemente una ricerca nell’ambito della sociologia digitale si deve innanzitutto chiarire che i contesti di rete vanno percepiti come contesti estremamente partecipativi. Basti pensare, per esempio, ai feedback che le aziende ricevono dai propri utenti sul proprio sito attraverso delle recensioni, ma anche banalmente sui loro canali social.

Proprio attraverso i social media è forse più chiaro comprendere come è possibile analizzare fenomeni sociali digitali. Se si parte dal presupposto che gli attori del web sono sia prosumers che producers di dati e di informazioni e in generale se sappiamo come muoverci, possiamo analizzare tendenze, movimenti e sviluppi di qualsivoglia tipo di processo sociale.

I like, i retweet, il numero di visualizzazioni, e il numero di condivisioni ottenuti da un contenuto sono solo alcuni esempi di dati digitali che, come già accennato, rientrano nel novero dei big data, cioè grandi quantità di dati e informazioni che servono per sviluppare analisi attraverso algoritmi e software dedicati.

Esistono vari modi di acquisire dati digitali e anche per raccoglierli. In particolare i ricercatori possono utilizzare database già esistenti, free software online dotati di funzionalità e interfacce grafiche molto semplici, tecniche di scraping che permettono di raccogliere dati direttamente dal codice HTML di una pagina web, utilizzare tecniche di interrogazione delle API, un acronimo che sta a indicare application programming Interface, che possiamo tradurre come interfaccia di programmazione di un’applicazione. Molto noto tra i ricercatori, nonché il software più usato per questa attività nel contesto dei digital methods è Python.

Il disegno della ricerca in sociologia digitale

Un disegno di ricerca digitale comprende diverse fasi:

  • formulazione della o delle domande di ricerca
  • selezione delle fonti web appropriate per rispondere alla domanda di ricerca
  • selezione delle keyword appropriate per rispondere alla domanda di ricerca
  • raccolta dei dati digitali
  • analisi dei dati digitali sei interpretazione dei risultati

È molto importante capire l’ambiente digitale che si va ad analizzare poiché esso non è neutro: non è possibile pensarlo come un ambiente asettico da interventi e manipolazioni. Una buona domanda di ricerca deve dunque essere specifica, deve comprendere concetti traducibili empiricamente  – e quindi trasformabili in procedure concrete di raccolta dati – e deve essere interessante, cioè produrre nuova conoscenza sui fenomeni sociali.

Data driver e theory driven

In un progetto di ricerca digitale la formulazione della domanda di ricerca può seguire un approccio data driven o Theory driven. Nel primo caso si sviluppa la ricerca a partire dal modo in cui i dati digitali vengono naturalmente organizzati dalle infrastrutture tecniche degli ambienti. Un esempio di domanda può essere: come è possibile che gli hashtag legati a Elodie compaiano sistematicamente tra i trend topic di tik tok? come fanno i fan di Elodie a ottenere un tale risultato? O anche: in che modo l’algoritmo di youtube seleziona i contenuti che ci appaiono nella home page?

In una ricerca digitale di tipo Theory driven invece, il ricercatore parte da un problema teorico che in seguito traduce in una domanda di ricerca specifica a cui tenta di rispondere interrogando i dati digitali. Un esempio può essere la diffusione pubblica del discorso sulla violenza di genere e ci si può chiedere quanto preponderante (quindi centrale o periferico) può essere questo argomento all’interno nel dibattito pubblico contemporaneo.   

Riferimenti

Caliandro A., Gandini A., I metodi digitali nella ricerca sociale, Carocci, Roma, 2019;